Opinioni

L’esempio della famiglia di Willy: una dignità immensa e nessuna passerella in tv

Riconosciamo gli oggetti grazie ai particolari che li caratterizzano. Alle linee del loro profilo: una tazza dal bordo che la contraddistingue, il modello di un’automobile dalla linea del suo designer, una persona dai suoi caratteri somatici. Ma riusciamo a distinguere ogni cosa solo perché inserita in uno sfondo.

Ma se lo sfondo ne mimetizza le caratteristiche, i colori o le linee del profilo, sarà difficile riconoscerne il significato, il valore, la dignità. Non riusciamo a vederla perché ormai troppo alienati dallo sfondo inconsistente che abbiamo creato e perché ancora troppo distratti dal dramma che ha provocato la morte di Willy.

La voglia di vendicare Willy

La nostra attenzione è ancora catturata dalle facce inebetite e artificiali dei suoi assassini, dalla voglia di giustizia e della pena esemplare nei loro confronti, dalla curiosità di sapere di conoscere tutti i particolari mentre inconsapevolmente veniamo travolti da una potente energia che stentiamo a riconoscere. Ci svegliamo più piccoli, più spaesati perché spinti da una parte all’altra da forze contrapposte. Vendicare Willy da una parte e la lezione di immensa dignità che la sua famiglia ci regala. Siamo sballottati fra questi due insiemi che fuoriescono dall’inconsistente sfondo appiattito dei giorni nostri. Il gioco di forze che questa famiglia capoverdiana ha creato nella sua compostezza.

L’immensa dignità dei familiari di Willy

Nel suo vivere il dolore attraversando le fasi del lutto, chiusa nel silenzioso abbraccio tra madre, padre e figlia davanti alla bara di Willy. Nessuna televisione, mai ospiti di alcuna trasmissione. Affranti e feriti a morte per la perdita di un figlio con gli strappi nell’animo per l’atto cruento che la decretata, proprio loro ci hanno donato l’ago e il filo con i quali ricucire i pezzi di una società frammentata. Una tessitura la loro che vive la fase della rabbia in un abbraccio composto dove le lacrime della sorella di Willy bagnano la spalla del padre che al contempo deve fare da sostegno al dramma di una mamma. Un ricucire che patteggia il senso di incredulità per un figlio che non c’è più, con lo smarrimento di una società in qualche modo responsabile di ciò che accaduto.

Ecco la ricchezza donata da Willy

Dove sembrano chiedere scusa per quello che la morte del figlio ha scatenato, che sembrano dire “non vi preoccupate per il nostro dolore perché questa vicenda ha scarcerato e reso vivo anche il vostro”.

Ecco la straordinaria ricchezza che ci viene donata da Willy. Da quel sorriso vero che viene riprodotto sui murales e figlio di un mondo onesto, vero, umano. Riconoscere tutto questo significa crescere, significa essere consapevoli della nebbia che ci avvolge. E dentro la quale i profili duri divengono modelli, dove ostentare sé stessi diviene unico motivo di esistenza, di valore. Significa avere il coraggio di dire “Grazie Signor Monteiro Duarte e Signora”, grazie per aver messo a fuoco lo sfondo. 

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Massimo Benedetti

Nato a Roma il 4 agosto 1972, è Dottore in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni e Dottore in Psicologia clinica. Autore del romanzo "Mikoki, spogli di noi stessi", collabora con l'Istituto per lo studio delle psicoterapie ISP.

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