Dopo la serata della grande manifestazione #liberalalazio, abbiamo intervistato l'inviato sulla Lazio dell'emittente radiofonica Radio Radio, Paolo Cericola.
Da cronista legato ai colori biancocelesti quanto è stato difficile commentare la gara di ieri tra Lazio e Sassuolo?
"Il nostro lavoro e' meraviglioso per questo; ogni giorno non sai cosa ti può' riservare. Ieri la partita era una parte non protagonista della serata. Credo che abbiamo fatto un gran lavoro facendo cronaca. Spesso si perde il nostro reale ruolo, noi dobbiamo fare informazione nella maniera migliore. La gente poi è chiamata a dire se abbiamo fatto bene o no".
I numeri parlano di 40.000 spettatori sugli spalti, di un corteo che ha preceduto la gara formato da oltre cinquemila tifosi e di una protesta che è rimasta nell'ambito verbale. Si può parlare di contestazione riuscita?
"Indiscutibilmente sì. La novità assoluta e' stata vedere famiglie, persone anziane che hanno percorso un viale, che sono entrati allo stadio per dire basta. Tanta gente che solitamente sta a casa e che vuole qualcosa di meglio. Credo che l'analisi della società sia necessaria. Solo pochi mesi fa con la Coppa Italia si era insieme ed oggi lontani anni luce".
Nel post gara è arrivata la replica di Lotito: "La Lazio non è in vendita e la lascerò a mio figlio. I contestatori si mettano l'anima in pace". Siamo ad un muro contro muro?
"Lo sapevamo che le cose non sarebbero cambiate anche prima della serata di ieri. Io credo che debba oggi essere il presidente a fare un passo nuovo. Non c'è Re senza popolo".
Quella di domenica sera resterà una protesta isolata o prevedi una forma di contestazione ad oltranza?
"Non credo si fermerà lì. La cosa importante è comunque sempre il modo. La violenza non è mai giustificata, quindi purché civile chi paga il biglietto e vuole manifestare il proprio dissenso ha il diritto di farlo".
E' giusto chiedere la testa di un presidente senza prima avere un'alternativa, un imprenditore che si dimostri veramente interessato a rilevare la società?
"La cosa sulla quale bisogna riflettere è la metamorfosi del pensiero dei tifosi della Lazio in questi 10 anni. Per un lasso di tempo ci si vantava di non essere falliti come Napoli e Fiorentina che hanno usufruito del lodo Petrucci. Ora sento persone dire che pur di liberarsi del presidente Lotito vorrebbero fallire. Questa ritengo sia necessariamente l'analisi che in società debbano fare. La Lazio ha fatto il suo numero massimo di abbonati con la triade Pessi-Longo-Baraldi, non era ricca ma aveva coinvolto la sua gente. Questa società ha vinto 2 coppe Italia ed una super coppa italiana e ieri ha visto il suo popolo in rivolta. L'analisi è indispensabile".
Intanto il Re resta al suo posto anche senza il suo popolo.
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