Colpo di scena nella drammatica vicenda che ha visto la tragica scomparsa del giovane runner Andrea Papi rinvenuto morto in Val di Sole con addosso i segni dell’attacco di un orso qualche tempo fa. Stando alla perizia veterinaria forense, infatti, il ragazzo non sarebbe stato vittima dell’aggressione dell’orsa denominata JJ4 ,peraltro già catturata e condannata a morte dal presidente Fugatti ma da un altro esemplare, un maschio adulto, nel tentativo di allontanare quello che riteneva una minaccia.
A perorare questa tesi che potrebbe riscrivere la storia dell’intera vicenda, è stata la Leal, la Lega Antivivisezionista che, in un comunicato, ha sottolineato quanto segue. “Abbiamo acquisito la perizia veterinaria forense su JJ4 e chiediamo la liberazione immediata dell’orsa nonché le dimissioni del presidente Maurizio Fugatti“. Poi viene spiegato: “Dalla relazione tratta dalla perizia veterinaria forense che perviene dal rappresentante legale di Leal Aurora Loprete, si apprende che non è stata JJ4 ad aggredire Andrea Papi e anzi si prova quanto segue”.
Da qui alcuni stralci della relazione citata dalla Leal: “La dentatura di un animale, per la medicina veterinaria forense, ha lo stesso valore delle impronte digitali umane”. Quindi, la scienza, in questa perizia, sottolinea la Leal, smentisce quanto raccontato da Fugatti.
Nella relazione viene descritto che sono state rilevate “lesioni identificabili come penetrazione di coppia di canini caratterizzate da una distanza tipica dei canini appartenenti ad un orso maschio adulto”. Le femmine, come appunto JJ4, oltre a presentare misure inferiori sia come massa corporea sia come misure dentali, stando a quanti indicato non sarebbero implicate nel fatto. Ma non finisce qui.
“Come correttamente riferito dal dottor Barbareschi, riporta la Lega Antivivisezionista, le ferite riscontrate non sono riconducibili ad un atto predatorio né ad un attacco finalizzato alla eliminazione dell’avversario”. E il DNA? Nella relazione viene precisato anche questo. “Essendo, quella trentina, una popolazione derivata da pochi soggetti capostipite, sappiamo che essa è caratterizzata da una limitata variabilità genetica”. Infine, viene ribadito che “La natura dell’attacco dell’orso è riconducibile ad un tentativo protratto di allontanamento e dissuasione da parte del plantigrado nei confronti della vittima”.
Anche e soprattutto per questo, il presidente della Leal Gian Marco Prampolini ha tenuto a sottolineare che: “Continueremo a batterci con ancora più forza e in tutte le sedi opportune affinché le illegittime e illogiche ordinanze di abbattimento non possano mietere vittime innocenti. Chiediamo l’immediata liberazione dell’orsa”.
Cosa può aver scatenato l’ira dell’orso che ha ferito a morte il giovane Papi? Lo chiediamo a Remo Sabatini, fotografo naturalista e studioso di fauna selvatica marina e terrestre. “Difficile trovare risposte certe a quanto purtroppo accaduto, ha spiegato Sabatini. Quel che appare chiaro è che il povero ragazzo, evidentemente e in quel frangente, è stato visto come una potenziale minaccia. L’orso potrebbe persino essersi spaventato reagendo nel peggiore dei modi”.
Sabatini si è trovato più volte a tu per tu con gli orsi. “Per motivi di studio e soprattutto per passione, ho avuto il privilegio di trovarmi più volte a pochi metri da un orso. Certo, parliamo dell’orso bruno marsicano che ancora, fortunatamente, popola il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Un orso un pochino più timido rispetto al cugino Trentino che proviene dall’Est europeo.
In ogni caso, in tutte le occasioni di incontro, dopo qualche secondo di reciproca osservazione, non sentendosi minacciato l’orso si è girato su se stesso e ha ripreso la propria strada. Anche per questo credo che il tragico incidente avvenuto in Val di Sole che è costata la vita al giovane Papi, sia stato frutto di una terribile fatalità”. Infine, “La speranza è che si trovi la via giusta per una convivenza tra uomo e animale. Un bosco senza fauna selvatica, ha concluso Sabatini, sarebbe veramente triste. Una sconfitta per tutti”.
Nella foto di Remo Sabatini, un orso bruno
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