Libri, “Aladino e la città di Dio”. Un’amicizia di Goffredo Parise nella Roma della Dolce Vita
Il libro di Roberto Delle Cese sarà presentato a Roma, sabato 7 dicembre, alle ore 17.30, presso l’Atelier Ultrablu
“Goffredo Parise riteneva che il suo amico femminiello Carmelo Cosma avesse la capacità di predire il futuro. Inoltre, gli portava fortuna. Ne era convinto. Per questo motivo, lo scrittore, poco tempo dopo il loro primo incontro, prese a soprannominarlo Aladino, come il ragazzo che aveva trovato una lampada magica in cui era rinchiuso un genio, pronto a esaudire tutti i desideri”.
Il racconto di un’amicizia molto speciale
Con queste parole inizia l’ultimo libro di Roberto Delle Cese, Aladino e la città di Dio in cui viene narrata la memorabile amicizia, nutrita di complicità, tra Carmelo, da decenni conosciuto come La Tarantina – il più famoso femminiello napoletano – e lo scrittore Goffredo Parise (autore de Il prete bello: uno dei più grandi successi editoriali degli anni Cinquanta).
All’epoca de La dolce vita, Aladino era un vivace animatore del mondo omosessuale della capitale in cui si viveva un clima di euforia postbellica. Era l’epoca in cui Cinecittà era conosciuta come la Hollywood sul Tevere. A via Veneto tutto veniva immortalato dai paparazzi che spuntavano ovunque per sorprendere le celebrità che frequentavano la famosa strada. A Roma i personaggi del bel mondo si incontravano nei bar alla moda e poi, la sera, facevano tardi in locali come il Canova o il Rosati a Piazza del Popolo oppure il Doney e il Café de Paris in via Veneto dove, in estate come in inverno, c’erano tavolini all’aperto in cui anche Aladino, alle volte, sostava a chiacchierare con Goffredo Parise e i suoi amici.
Ogni giorno accadeva qualcosa di speciale in quella Roma
Personaggi importanti, principi e principesse e pure gente che apparteneva al mondo del cinema e della musica si vedevano a via Veneto. Non c’era giorno o notte in cui non accadessero eventi eccezionali. La strada era diventata la meta obbligata di chiunque volesse apparire. L’aristocrazia romana aveva riscoperto il gusto delle feste e tanti ricevimenti venivano organizzati all’insegna della trasgressione.
Erano anni in venivano girati i film di Vittorio De Sica, Federico Fellini, Pietro Germi e Cesare Zavattini. E poi c’era il teatro raffinato ed estetizzante di Luchino Visconti. In ambito artistico, oltre all’emergere di nuove tendenze riconducibili alla Pop art, ancora vi erano cruente battaglie tra pittori figurativi e pittori astratti sotto l’“occhio severo” del Partito Comunista (come ricorda Raffaele La Capria in uno scritto intitolato Lo stile dell’anatra). Inoltre, c’erano Alberto Moravia, Sandro Penna, Giuseppe Bertolucci, Enzo Siciliano e Pier Paolo Pasolini giunto nella capitale nel 1950 che era attivissimo in ogni campo.
La grande stagione dei premi letterari
Il periodo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta coincide, inoltre, con la grande stagione dei premi letterari. Era l’epoca delle famose battute di Ennio Flaiano e Mino Maccari. Anche Vitaliano Brancati, l’autore del Bell’Antonio, era una presenza costante tra i tavolini dei locali di via Veneto. Goffredo Parise, incuriosito dall’esuberante personalità del femminiello Aladino, lo seguiva spesso nelle sue rocambolesche avventure e, conquistato dalla sua contagiosa simpatia, gli presentò celebri personaggi del mondo letterario e cinematografico di quel periodo.
“Aladino”, con un amico
Aladino aveva eletto Parise a suo protettore, riservandogli un profondo affetto che rimase inalterato anche quando, a causa del suo stile di vita aspramente criticato dal perbenismo borghese, scomparve da Roma per tornare nella “città di Partenope”, dove divenne una vera regina dei Quartieri Spagnoli.
Il libro di Roberto Delle Cese, che da alcuni anni svolge ricerche di carattere storico e biografico, sarà presentato sabato 7 dicembre, alle ore 17.30, presso l’Atelier Ultrablu in Piazza Americo Capponi, 7. Durante l’incontro sono previsti interventi musicali di Valerio Rossi ed Emma Ruffini e letture di Laura Colombo, nonché un’analisi critica di Ricardo De Mambro Santos.