“L’Italia che noi partigiani immaginavamo, negli anni, l’abbiamo vista realizzata solo in parte. Io sognavo un’Italia democratica. Negli ideali della Resistenza c’ho sempre creduto e nel mio piccolo ho contribuito, insieme a tanti altri compagni, affinché si potesse vivere in un Paese diverso da prima. Sono orgoglioso del mio contributo alla lotta partigiana”.
Con queste considerazioni si chiudono le Memorie di Umberto Graziani a cui si ispira l’ultimo libro di Roberto Delle Cese Il partigiano di Vestea, pubblicato dalla casa editrice Sanpino, in concomitanza con le commemorazione del settantanovesimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Il romanzo biografico racconta l’esperienza partigiana di Umberto Graziani che, cresciuto in una famiglia antifascista, a soli diciannove anni entrò nei ranghi della Resistenza partecipando a diverse azioni della lotta contro i nazisti e i loro alleati fascisti.
Più precisamente Il partigiano di Vestea narra la storia di un giovane abruzzese – originario di Vestea, una frazione di Civitella Casanova in provincia di Pescara – che durante gli anni della Seconda guerra mondiale maturò la scelta di diventare un combattente animato da ideali di giustizia e libertà. Dalla chiamata alle armi, a cui seguirono settimane di addestramento militare nella caserma dei paracadutisti di Tarquinia, ai mesi in cui svolse l’attività di sarto presso il campo di internamento fascista di Kampor nell’isola di Arbe, in Croazia, la vita del giovane abruzzese si configura come un susseguirsi di vicende memorabili.
Il racconto della sua giovinezza si sofferma sulle circostanze che indussero il ragazzo a diventare un partigiano della Brigata Rab impegnata nei boschi della Slovenia in agguati nell’ambito della lotta di Liberazione dal nazifascismo. La brigata partigiana a cui aderì Graziani, insieme al suo amico Giovanni Baruffaldi, era nata a Kampor proprio nei mesi in cui all’interno del campo di concentramento si stava compiendo la tragedia di migliaia di persone che vi erano state deportate.
Dopo aver trascorso un anno e sette mesi tra i boschi della Slovenia, la notizia della Librazione giunse al partigiano abruzzese e agli altri combattenti della sua brigata mentre si trovavano nei pressi di Postunia. Nelle settimane successive, attraverso una serie di vicende rocambolesche, il giovane riuscì a rientrare in Italia, passando prima a Treviso e poi a Fabriano, dove venne accolto da una famiglia marchigiana, prima di apprestarsi per fare ritorno nella sua terra natale.
A Vestea i familiari lo accolsero con gioia. Tale entusiasmo, però, non venne condiviso da gran parte dei suoi coetanei i quali erano ignari dei sacrifici e dei rischi che il loro conterraneo aveva dovuto affrontare combattendo contro i tedeschi. Soltanto con il trascorrere del tempo la sua scelta coraggiosa sarebbe stata riconosciuta come tale. Nella vicenda umana di Umberto Graziani si riflette quella di un’intera generazione di giovani cresciuti durante il fascismo che, in seguito alla sciagura dell’8 settembre 1943, scelsero di non mettersi da parte, ma di impegnarsi concretamente, rischiando la propria vita, per prospettare all’Italia un futuro migliore.
Per Umberto Graziani (1923-2023), originario dell’Abruzzo e romano d’adozione, quest’anno i festeggiamenti del 25 aprile sarebbero coincisi con il compimento dei suoi cento anni. Egli è stato una presenza costante nelle celebrazioni organizzate per ricordare la Liberazione. Sin dal dopoguerra, infatti, egli ha mantenuto rapporti con l’Anpi, partecipando a innumerevoli iniziative promosse dall’associazione. Malgrado i tanti recenti studi inerenti la Resistenza italiana la grande narrazione storica continua a lasciare nella marginalità alcune figure di partigiani come quella di Umberto Graziani, la cui esemplarità merita di essere conosciuta e approfondita.
A quasi ottant’anni dalla fine della Guerra di Liberazione il racconto della sua vicenda pone l’attenzione sui valori della Resistenza contribuendo a far riflettere su alcuni rischi che corre anche oggi il nostro Paese, dove si assiste a episodi di stampo neo fascista e razzista. Gli ideali che guidarono la scelta di Umberto Graziani e di migliaia di partigiani, pertanto, forniscono un esempio alle nuove generazioni affinché nell’Italia contemporanea non tornino a manifestarsi fenomeni ispirati alla pratica della violenza e della sopraffazione. Tanto dolore, tanti sacrifici e tanta fatica ci sono voluti per conquistare quello che oggi, spesso, si dà per scontato.
E’ significativo ricordare il periodo della guerra di Resistenza che fu, al tempo stesso, una guerra di liberazione del territorio nazionale dall’occupazione nazista e una guerra civile combattuta fra italiani: da un lato i fascisti, ormai al servizio del dominio nazista in Italia, dall’altro gli antifascisti, di diverso orientamento politico, ma uniti dalla volontà di liberare l’Italia e di riportare la democrazia. Alla guerra di Resistenza parteciparono circa 250.000 partigiani, di cui 35.000 morirono nel corso dei combattimenti.
E’ proprio nel periodo della Resistenza maturarono alcuni ideali della democrazia espressi nella Costituzione come afferma Piero Calamandrei, uno dei fondatori del Partito d’Azione e tra gli artefici della Costituzione repubblicana, sottolineando che “Furono la partecipazione e la spinta dal basso a riproporre con forza l’antifascismo come fondamento della religione civile del nostro Paese”.
Se oggi viviamo in una democrazia e godiamo dei diritti fondamentali riconosciuti a tutti i cittadini dalla Costituzione della Repubblica italiana, entrata in vigore il 1 gennaio 1948, lo si deve soprattutto a quanti, come Umberto Graziani, impugnarono le armi per difendere la libertà, la giustizia e la pace negli anni in cui il nostro Paese era un campo di battaglia in cui combattevano eserciti stranieri. Senza il contributo dei partigiani, la rinascita dell’Italia, dopo la guerra voluta dal fascismo, sarebbe stata molto più ardua.
Il partigiano di Vestea viene presentato oggi, giovedì 25 aprile, alle ore 18.00, alla Libreria Fahrenheit 451 a Campo de’ Fiori a Roma. In occasione della presentazione del romanzo sarà inaugurata la mostra di opere grafiche Ombre di Guerra. Il partigiano di Vestea e altre storie di guerra della giovane artista romana Beatrice Dell’Orso.
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