Un formidabile creatore di imprese riuscite è stato Licinio Saracini, valmontonese autentico, con il papà Francesco che era stato sindaco comunista nel dopoguerra ma che aveva abbandonato troppo presto questo mondo, lasciando una moglie e 6 figli piccoli a far da sé in mezzo a un Paese da ricostruire.
La mamma Maria, Leliosa e Luigina, Orlando e Licinio (il più piccolo)
E Licinio, quartogenito, sostenuto da una mamma che riconosce la forza del suo spirito d’iniziativa, dimostra subito di essere capace di portare a compimento i suoi progetti. C’è prima il periodo dei bar: insieme al fratello Orlando e alle sorelle Bianca e Leliosa ne tira su addirittura tre, i Trisbar Saracini, poi delle assicurazioni, la Labor et Securitas.
E in questa fase, la più produttiva, si fa promotore di mille iniziative che sponsorizza in prima persona, nello sport e nel sociale. Nel mentre la più piccola delle sorelle, Licinia, tutti la chiamano Lilli, si occupa di un negozio di alimentari che è al piano terra della casa dove vivono, una palazzina popolare dove Lilli abita insieme alla mamma Maria, a Licinio e alla sorella Leliosa.
Lilli, un fulmine di ragazza, con una energia che le permette di aver cura del negozio e della casa e di occuparsi a tempo pieno anche della mamma che porterà il lutto di vedova tutta la vita e ha ogni giorno l’abitudine di andare in campagna a controllare la sua terra.
Con la sorella Lilli, nata come Licinio il 4 agosto
Licinio è molto preso anche dalla politica, è militante del Partito Comunista, dirigente della sezione locale e ricoprirà più volte il ruolo di assessore. E’ lui a organizzare la Festa dell’Unità in quegli anni e inventa cose mai viste prima nelle città di provincia come Valmontone. Non ama le cose banali, vuole stupire, fare meglio di tutti. Sarà sempre così.
Tra la seconda metà degli anni ’70 e gli anni ’80 per la festa ingaggia artisti come i Pooh, Eros Ramazzotti, Franco Battiato, Antonello Venditti, Mike Bongiorno, artisti allora all’apice della carriera e altri fuoriclasse come Peppino Di Capri, Fred Bongusto, Domenico Modugno. Non solo, anche i premi in palio per la lotteria sono sensazionali: automobili per i premi minori e addirittura una casa per il vincitore.
Periodo proficuo di imprese dicevamo e infatti nel corso del 1977, mentre in Italia stanno spuntando centinaia di radio libere, anche a Valmontone si accende un’antenna, nasce R.C.E. Radio Centro Else. Else è acronimo di L e S, Licinio Saracini appunto. Ma non è lui a esagerare con l’ego, la paternità del nome della radio è di Gaetano Fusani, in arte Tony, che formerà, insieme a Luciano Fontana, una coppia radiofonica efficacissima, Tony e Lucky.
Anche in questo caso punta al massimo. Sceglie il più sofisticato e potente dei trasmettitori che arriva dagli Stati Uniti, come pure l’attrezzatura tecnica e poi la sede. Mentre la maggior parte delle radio libere trovano alloggio nei sottoscala, Licinio per R.C.E. vuole di più. Dopo una prima parentesi in un appartamento di Palazzo Doria, allestisce gli studi in un attico e superattico di una palazzina moderna e cominciano ad arrivare negli studi le voci della radio nazionale. Con lui in questa avventura la sorella Luigina, insegnante, con la quale ha un rapporto speciale.
Contemporaneamente a questo cambio, si sposa. Incredibile a dirsi, alla onorabile età di quasi 42 anni, quando amici e famiglia erano sicuri che sarebbe stata la sua una fulgida carriera da scapolo d’oro, annuncia il matrimonio con Mirella Romani. Matrimonio ai Castelli con quasi 500 invitati e Franco Califano a cantare per gli sposi. E’ stata la sua impresa migliore il matrimonio con Mirella, che gli darà sostegno per tutta la vita con una forza, un amore e una dedizione impareggiabili e due figlie, Francesca Ilaria e Fabiana, che Licinio adorerà.
Con Fabiana, la figlia minore
Fu sorprendente per me vedere che un uomo così preso dal lavoro e dalle sue attività, nelle conversazioni private parlasse con entusiasmo delle qualità di sua moglie e delle figlie, non aveva l’abitudine di esternare tanta tenerezza.
E con l’arrivo delle nipotine, Michela, Melissa e Clotilde, tutte femminucce, lo diceva Licinio, “Meglio le bambine, sono più affettuose”, il capolavoro famigliare era completo.
Noi siamo stati una famiglia, come tanti altri in quell’epoca. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere il significato più ampio di comunità famigliare e di quanto fosse rassicurante averla una famiglia. Non è facile oggi raccontare ai più giovani il valore che ha rappresentato fino a qualche decennio fa il focolare domestico. E se qualcuno ancora vive quell’esperienza ha tutti i nostri auguri.
Licinio è stato anche un amico prezioso, leale, generoso, sempre pronto a tendere una mano. Gli amici di partito, quelli delle serate a cena fuori, chiunque lo abbia conosciuto sono sicuro che lo ricorderà così.
Nei miei anni di ragazzo, mio zio mi appariva come un eroe, con lui mi sentivo forte e dalla parte giusta, ero certo che non potesse succedermi nulla di male.
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