L’identità e l’autorità di Gesù: un nuovo insegnamento
L’insegnamento di Gesù è descritto come nuovo e autorevole: “egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi”
Il vangelo di oggi è ambientato nella sinagoga di Cafarnao (Mc. 1, 21-28). L’indicazione del luogo è un elemento certo della storicità della tradizione e prezioso perché costituisce il riferimento sicuro dell’azione missionaria di Gesù in Galilea. La persona dell’indemoniato che sta al centro del nostro brano (v. 23), è presentata in modo asciutto, come posseduto da uno “spirito impuro” che alla presenza del maestro inizia a gridare: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!” (v. 24). Nei due interrogativi c’è una reale ostilità, che si basa sul riconoscimento della vera identità di Gesù, nell’origine sia umana (Gesù Nazareno), sia divina (consacrato di Dio).
L’identità di Gesù rivelata da Satana
A questa reazione di rifiuto e di confessione davanti a tutti da parte dello “spirito impuro”, corrisponde il duplice comando di Gesù fatto da due imperativi: “Taci! Esci da lui!” (v. 25), a cui fa subito seguito la fuga del demonio accompagnata da una reazione violenta: “E lo spirito impuro, straziando e gridando forte, uscì da lui” (v. 25). Incontriamo qui per la prima volta nel Vangelo di Marco il comando impartito da Gesù di “tacere”, di tenere per sé la conoscenza della sua identità profonda di “santo di Dio”. Sulla manifestazione di Gesù di Nazaret inizia ad abbassarsi un velo di mistero che segna le tappe più importanti della sua vita e della sua missione lungo tutto il vangelo.
Alla conoscenza della profonda identità di Gesù manifestata dallo spirito impuro, troviamo l’ordine di tacere. Una imposizione che è rivolta non solo ai demoni o indemoniati, ma anche ai malati guariti, alla gente e ai discepoli, perché ha un’importante funzione nella dinamica narrativa di questo vangelo. I personaggi non hanno la competenza di divulgare la vera identità del Messia Gesù, il quale non può essere veramente compreso se non alla luce degli eventi di passione, morte e risurrezione.
L’indemoniato riconosce il “Santo di Dio”
Pertanto Gesù impone il silenzio all’indemoniato del nostro brano, che lo ha riconosciuto come “il santo di Dio”, in quanto la divulgazione dell’identificazione di Gesù potrebbe portare a un fraintendimento della sua identità e missione. Egli potrebbe essere interpretato come un messia glorioso o un taumaturgo di professione. Il cammino del credente ha ancora altre soglie da attraversare, altre parole da ascoltare, altre esperienze da vivere personalmente e comunitariamente alla sequela del maestro di Nazaret.
Questo è il primo dei quattro racconti di esorcismo narrati da Marco, un tipo di attività salvifica criticata dagli scribi ed estesa anche ai Dodici. La cornice iniziale e quella finale, con i termini insegnare, insegnamento e autorità, sottolineano uno degli aspetti fondamentali della missione di Gesù: la presenza della sua parola efficace, che suscita nei presenti la reazione di meraviglia (vv. 22.27).
L’autorità di Gesù: un nuovo insegnamento
“Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi” (v. 22). L’insegnare è l’agire tipico di Gesù: per l’evangelista è determinante “l’azione” dell’insegnare. Inoltre, in un primo tempo egli non parla del contenuto di questo insegnamento: nella prima parte del vangelo sono le “azioni” di potenza di Gesù che dimostrano il suo “insegnamento con autorità”, come la liberazione dell’uomo nella sinagoga nel nostro brano.
Perciò Gesù è “il maestro” per eccellenza, poiché esiste una diretta correlazione tra Gesù che insegna e il mistero della sua persona e la sua sofferenza, morte e risurrezione. Gesù in questo senso è contemporaneamente soggetto e oggetto del proprio insegnamento. Se ci chiedessimo perché l’insegnamento di Gesù è autorevole e lui stesso è giudicato dai presenti come maestro potente, potremmo dire che egli parla e insegna per diretta autorità, non è un Rabbì di scuola come gli scribi, che si fondano sulle spiegazioni delle Scritture sulla tradizione appresa da altri. Inoltre, l’evangelista attesta come l’autorità della parola di Gesù appare nel fatto di essere accompagnata da azioni potenti.
La domanda dell’identità
La liberazione dell’uomo dallo spirito impuro (vv. 23-26) lascia stupiti i presenti suscitando un interrogativo seguito da una riflessione: “Che cosa è questo? Un insegnamento nuovo dato con autorità” (v. 27). Un interrogativo importante, perché è il primo di una serie con la funzione di scandire la prima parte del vangelo incentrata sull’identità di Gesù.
L’insegnamento di Gesù è descritto come nuovo e autorevole. Tale novità consiste nell’azione di Dio che porta a compimento il tempo e rende vicino il Regno e nell’invito a convertirsi e a credere al vangelo (vv. 14-15). Il termine “insegnamento” ha valore attivo nel senso di istruzione, di un parlare ed esortare in forma di insegnamento. Dalla sinagoga, l’insegnamento di Gesù inizia con un gesto di amore, di liberazione, di speranza, di comunione, che non andrebbe mai dimenticato.
Inizia qui il cammino di rivelazione con l’ordine di Gesù di tacere sulla sua identità. Marco ci porta con mano ferma alla sequela del Figlio di Dio attraverso il parlare e l’agire dello steso Maestro con le persone che incontra. Nella sua Parola potente viene cambiata la condizione di questo mondo, viene spezzato il dominio del male, iniziando da un uomo presente in sinagoga, che lo identifica come Gesù il Nazareno, il santo di Dio. In ciò tutti noi siamo coinvolti, non solo come spettatori, uditori o lettori, ma come credenti e seguaci del Nazareno, chiamati a diventare santi in lui.
Nel Vangelo c’è la forza dell’amore, un amore limpido, totale, un amore smisurato, senza remore, un amore offerto, fino in fondo. Ecco la differenza del suo insegnamento. E la si nota ancor di più nello scontro con il male, con tutto ciò che imprigiona, corrompe, inquina la nostra esistenza. E’ in quel frangente che appare la potenza della sua Parola, semplice e risoluta.
Il Capocordata.
Bibliografia consultata: Mazzeo, 2021; Laurita, 2021.