Sono passati 5 anni dal sisma del 2016 ad Accumoli (Ri), eppure tutto è rimasto uguale. Non ci sono tracce di ricostruzione e gli abitanti sono costretti a vivere nelle Sae che dovevano essere “situazioni abitative di emergenza”.
Più i giorni passano e più si consolida nella mente dei residenti il pensiero che troppi anni dovranno ancora passare prima di rivedere i propri paesi in piedi.
Vivere in montagna non è facile soprattutto quando comincia a cadere la prima neve, non lo era nemmeno prima quando si abitava al caldo delle proprie case in muratura con il camino acceso che era pur sempre una maniera per scaldarsi e fare luce.
Nelle Sae ai primi freddi cominciano a non funzionare le caldaie, visto che sono state realizzate per essere utilizzate all’interno delle abitazioni non all’esterno. Una scelta azzeccata per chi ha realizzato il progetto per il riscaldamento considerando che questi luoghi sono sui mille metri e non al livello del mare.
Le caldaie così vanno in blocco e bisogna stare dal mattino alla sera a sboccarle. Costretti anche di notte a uscire di casa malgrado il freddo. Purtroppo, anche se si chiama la manutenzione, l’unica spiegazione che sanno dare è che le caldaie sono per interni, loro non possono farci niente.
Può anche accadere, soprattutto nelle frazioni di Accumoli, perché il capoluogo ha un generatore che in caso di mancata corrente funziona automaticamente, di rimanere senza corrente elettrica e anche senza riscaldamento. Una frazione di Accumoli, Roccasalli, è da questa mattina senza corrente e sono rimaste al freddo 10 persone anziane.
Non si può telefonare perché la linea Vodafone non funziona da diversi giorni e la sfortuna vuole pure che oggi è giorno di festa ( Epifania, ndr). Ogni tanto qualche linea telefonica collassa.
Diverso tempo fa è venuta a mancare per circa un mese la linea Tim su cui si appoggiano tutti i servizi base del comune. Ritirare dei soldi alla posta era un problema. Dovevi aspettare il momento giusto quando c’era un minimo di segnale per fare le operazioni necessarie per poter sopravvivere.
Sicuramente questi ultimi anni sono piuttosto complessi da vivere per via del Covid-19 e della povertà che sta prendendo piede nella nostra nazione. Un tempo eravamo solo noi zona rossa, adesso un paese intero chiamato Italia. Eravamo tutti precari prima del virus, adesso lo siamo ancora di più.
Vivere poi nella punta del Lazio, a confine con Marche, Umbria e Abruzzo è ancora più complicato. Chiudendo le regioni siamo costretti a fare chilometri prima di trovare il servizio di cui si necessita, senza trasgredire alle misure anti contagio. Del resto i problemi dei terremotati vengono sempre dopo quelli degli altri.
In tutto questo caos ci siamo resi conti che essere usciti indenni da un terremoto ti cambia la vita. La morte ci ha sfiorato e noi malgrado tutto siamo andati avanti. Siamo soli e senza servizi sanitari efficienti.
L’ospedale di Amatrice tarda a essere ricostruito. Capisci così in questa solitudine che si chiama neve e abbandono che devi andare avanti con le proprie forze. Gli ultimi politici che ci hanno detto “non vi lasceremo soli” sono fuggiti dal nostro territorio subito dopo aver pronunciato la frase. Ma non ci sono mancati.
Così in una nota, Roberta Paoloni, abitante di Accumoli, curatrice della pagina Facebook “Accumoli, le frazioni, gli abitanti!”
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