In piena “zona Cesarini” l’Italia salva le Olimpiadi di Tokyo e potrà prendere parte alla spedizione nipponica (confermata dopo gli ultimi dubbi riguardo la pandemia) con la propria bandiera e il proprio inno nazionale.
La “fumata bianca” è arrivata stamattina al termine dell’ultimo Consiglio dei Ministri del Conte Bis, con il Premier ormai dimissionario e pronto a salire al Colle dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Conte ha approvato il decreto legge sull’autonomia del Coni, un passaggio necessario e non più rinviabile, ma fino all’ultimo non scontato: se non fosse stato approvato entro mercoledì 27, il Cio (Comitato Olimpico Internazionale) avrebbe sospeso il Coni, costringendo gli atleti azzurri a gareggiare come indipendenti, senza il Tricolore e senza l’inno di Mameli.
Una situazione non sconosciuta, in bilico da oltre un anno e mezzo e risoltasi solo nelle ultime ore disponibili, con il solo presidente del Coni Malagò a gridare aiuto.
La vicenda riguarda il modello di gestione dello sport olimpico in Italia che, secondo la Carta Olimpica, era troppo dipendente dal Governo.
Il modello di gestione del CONI fino al 2019 era un ibrido che non collideva con la Carta Olimpica, ma nel 2019 è cambiato con la riforma dello sport, voluta dall’allora “governo giallo-verde”. La riforma ha portato alla creazione di Sport e Salute S.p.A., una struttura operativa per conto della autorità di governo, competente in materia di sport, in sostituzione di Coni servizi.
Ciò ha portato ad un’immediata reazione da parte del CIO, che analizzando la nuova struttura ha paventato sanzioni sulla base della Carta Olimpica. Fra i principi fondamentali dell’Olimpismo al punto 5 è scritto che “riconoscendo che lo sport si pratica nell’ambito del tessuto sociale, le organizzazioni sportive aderenti al movimento olimpico devono essere politicamente neutrali. Hanno il diritto e l’obbligo di autonomia comprese la libera determinazione e il controllo delle regole dello sport; la definizione della struttura e della governance delle loro organizzazioni, il godimento del diritto di elezioni libere da qualsiasi influenza esterna e la responsabile di assicurare che i principi della governance siano applicati”.
Una situazione rimasta sostanzialmente invariata a livello ufficiale fino a ieri, con l’avvicinarsi del 27 gennaio e dell’indiscrezione de “La Repubblica” di ieri che dava il Cio pronto a emanare il documento di sanzione del Coni.
A tal riguardo ieri Giovanni Malagò, nella sua audizione sulla riforma degli enti sportivi alle Commissioni riunite Cultura e Lavoro, aveva ulteriormente lanciato l’allarme.
“La carta olimpica vieta categoricamente a un Comitato olimpico, qualunque esso sia, di operare per il tramite del governo e attualmente la società Sport e salute è il braccio operativo del governo. Per questo non si può adottare un contratto di servizio. Questo è il punto centrale di questa vicenda. Ci siamo ridotti così perché questa società, diventata nel frattempo emanazione del governo, non ha scorporato quelle che sono le funzioni dovute al Coni, in termini di organico e asset. Centinaia di atleti mi hanno scritto chiedendomi se eravamo su ‘Scherzi a Parte’. Parlano di follia. La mia è una supplica. Si tratta semplicemente di portare questo decreto per placare il rischio spaventoso che abbiamo con il CIO, poi starà ai parlamentari entrare nel dettaglio della riforma”.
Situazione di tensione che si è intrecciata con la crisi di Governo iniziata la settimana scorsa, sventata nell’immediato ma che oggi porterà il Premier Conte a rassegnare le dimissioni al Quirinale. Così il primo Ministro, nell’ultimo Consiglio dei Ministri di questo Governo, ha forzato la mano per approvare il decreto legge per l’autonomia del Coni ed evitare la sanzione del Coni.
Come riporta “La Gazzetta dello Sport”, il testo approvato prevede il varo di una pianta organica a disposizione del Coni, una soluzione che è stata preferita al contratto di servizio, spinto da Sport e Salute ma categoricamente bocciato da Malagò, e all’ipotesi di una Coni Spa, giudicata troppo costosa. Un rinvigorimento della forza politica ed economica del Coni che, disinteressata dalle azioni dell’esecutivo, che eviterà la sanzione del Cio sulla base della Carta Olimpica.
Al termine dell’approvazione Malagò ha subito contattato il presidente del Cio, Thomas Bach, per comunicare l’intervento legislativo, con Bach che si è detto “molto felice” per la soluzione trovata.
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