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L’Italia di Mancini vince e convince anche con la Svizzera: ottavi assicurati

Se vincere è difficile, rivincere lo è ancora di più, ma l’Italia ci è riuscita. Siamo solo all’inizio di questi Europei, le big devono ancora venire, ma la conferma con la Svizzera è molto importante dopo l’esordio contro la Turchia. Aver già conquistato il pass per la fase ad eliminazione diretta facendo sembrare facili i primi due match, non era un fatto scontato, andiamo a vedere perché.

Dopo la Turchia, l’Italia domina anche la Svizzera per ritmi e pericolosità

Venerdì scorso una Turchia che si presumeva molto tignosa si è presentata a Roma con una mentalità votata al contenimento ad oltranza negli ultimi 30 metri di campo. Un atteggiamento quasi remissivo naufragato alla distanza con errori difensivi ed un Berardi devastante sulla destra. La Svizzera invece era arrivata con diverse credenziali, soprattutto offensive (non a caso è 13° nel ranking FIFA), e conscia delle sue qualità non si è chiusa come la Turchia. Una scelta di cui forse il ct Petkovic si è pentito a posteriori.

I rossocrociati hanno avuto un baricentro molto più alto ma ciò ha favorito gli azzurri, che hanno sfruttato gli spazi come nella ripresa dell’esordio. Non a caso il primo gol del vantaggio è arrivato con un’azione simile a quella dell’autogol di Demiral, con un Berardi che ha avuto spazio davanti a sé per accentrarsi, puntare a poi andare verso l’esterno. Lì ha fatto il resto il puntualissimo inserimento di Locatelli, che ha avuto anche il merito di far partire l’azione con un’ottima apertura al volo di quasi 40 metri sulla destra.

Un’arma in più: il tiro da fuori

L’Italia ha tenuto il pallino del gioco grazie a triangoli orchestrati sulle fasce, soprattutto sulla quella sinistra (con Insigne, Spinazzola e lo stesso Locatelli, uomo ovunque ieri sera). Nella ripresa lo spartito non è cambiato per una squadra precisa, ordinata, ma che comincia a prendere anche una certa fiducia: così si spiegano i due tiri da fuori area che hanno regalato il tris. Prima la rasoiata di sinistro proprio di Locatelli su appoggio di Barella, all’89’ quella di destro di Immobile, al secondo centro consecutivo.

Proprio l’azione del terzo gol evidenzia la concentrazione della squadra di Mancini e il fattore dell’interscambiabilità dei propri elementi. A poco dal 90’ la pressione alta effettuata dal neo entrato Toloi ha dato palla al bomber della Lazio, che dopo l’errore di sinistro di qualche minuto prima non sbaglia una seconda volta. A poco è servita la reazione svizzera intorno all’ora di gioco, con una sola grande occasione, quella di Zuber, neutralizzata da Donnarumma, alla sua prima vera parata di questi Europei. Con quella di ieri sono 10 le partite di fila in cui l’Italia mantiene la sua porta inviolata.

Locatelli e Berardi: il motore dell’Italia ha la benzina neroverde

Se Roberto Mancini ha il merito di aver elaborato un meccanismo molto ben oliato, il giusto premio va dato anche a coloro che si sono presi la vetrina ieri sera, cosa non scontata alla vigilia dell’Europeo. Una vetrina a colori neroverdi, come la maglia del Sassuolo che portano addosso durante l’anno Domenico Berardi e Manuel Locatelli.

Principali fautori dell’ottima stagione sotto la guida di De Zerbi, si stanno prendendo la ribalta anche in campo europeo. Ma se Berardi è nel pieno della sua maturazione ed è nel giro della Nazionale già da un po’, risalta l’annata di un Locatelli a cui Mancini ha dato fiducia solo il 7 settembre scorso, ad Amsterdam contro l’Olanda. Già all’esordio con la maglia dell’Italia, il classe ’98 aveva mostrato una personalità da veterano, probabilmente forgiata dall’esperienza al Milan (arrivata troppo presto, ora lo si può dire) e dalla crescita arrivata col Sassuolo.

Entrambi stasera hanno dimostrato di valere una big e sono state le chiavi tattiche di questa sfida. Berardi ha messo lo zampino in tutti i primi 4 gol degli azzurri in questo Europeo, Locatelli ha sbloccato il match con una doppietta, aiutata come detto dall’intesa col suo compagno neroverde. Una fiducia nei propri mezzi cresciuta esponenzialmente, testimoniata dal tiro da fuori fatto senza pensarci due volte che ha lasciato immobile il portiere svizzero Sommer.

Nell’attesa che venga dato più spazio ad altre armi di valore, come Chiesa (magari dall’inizio) ed il convalescente Verratti, che in teoria è il titolare del posto affidato a Locatelli, l’Italia può stare tranquilla. Senza dimenticare Barella che fa il lavoro sporco in mezzo al campo, il motore azzurro ha la sua benzina più brillante a colori neroverdi.

Enrico Salvi

Laureato in Scienze Politiche presso l’"Università degli studi di Teramo" e laureando in “Media, comunicazione digitale e giornalismo” presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Redattore per "Qui Italia", "Thelastcorner.it" e "SuperNews", speaker radiofonico in entrambe le radio universitarie, è appassionato di sport, ma segue con interesse anche politica, economia e musica.

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