Lo spirito del Natale sembra scomparso ma io non desisto
Sembra scomparso lo spirito del Natale, ma non mi hanno impedito di sorridere. Auguri con Nora, Dickens e gli altri
Il Natale, festa religiosa e laica al contempo che fa storcere il naso a tutti, è invece un’iniezione di vita e chi la odia dovrebbe andare a fondo e capirne le radici, consiglio sempre un po’ di psicoterapia e qualche antidepressivo se proprio la vita è davvero difficile, altrimenti tacete, siete solo degli snob che amano sentirsi superiori e nella cui voce del verbo dissacrare rientra gran parte della vostra esistenza.
Persino lo scrittore Michel Houellebecq, che forse ha ben più motivi esistenziali per soffrire ed essere distaccato, in una intervista ha detto: “Tutto ormai si svolge come se l’espressione diretta di un sentimento, di una emozione, di una idea sia diventata impossibile, perché troppo volgare”.
Ecco, auguro a tutti per questo Natale di capire che la morte è sempre in agguato, che un giorno arriverà a giocare bergmanianamente con noi a scacchi e l’esito sarà inoppugnabile, che potreste soffrire in qualunque momento e perdere coloro che più amate, solo questa cognizione forse, e sottolineo forse perché molti di voi sono recidivi, potrebbe indurvi ad apprezzare una qualche piccola gioia quotidiana e a smettere di lamentarvi. Un padre con un tumore maligno il giorno dell’otto dicembre, un pianto che può portare a prendere un antidepressivo, una madre bipolare da sempre, famiglie con tanti problemi, un uomo orfano ma con un sorriso che riempie le vite degli altri, una mamma che sta perdendo sua madre, prima di Natale, e che stava per perdere suo marito, ecco questi sono doni, sono le persone che amo, che nonostante tutto riescono a comunicare serenità e amore, tutto il resto è chiacchiericcio.
Sono persone che ho avuto la fortuna di incontrare, in un modo o nell’altro, che illuminano il mio cammino più di qualunque ghigno sarcastico si imprima su taluni ascoltatori quando parlo della bellezza di un film come “ La vita è meravigliosa” di Frank Capra, perché Natale è consumistico, un’invenzione partorita da chissà chi e io sono vista come una beota e con me pochi altri. È più facile sentirsi l’unica-o a soffrire, è più semplice impersonare le ragazze interrotte, invece che accettare la sfida, perché è più complicato, ma io vi propongo: siate quello che sognate.
Nora Ephron, in uno dei suoi racconti, parla di sua madre come di una donna brillante, una mamma che tutte le altre bambine le invidiavano: era una sceneggiatrice di Hollywood , ma che poi le rovinò la giovinezza divenendo una pazza alcolizzata. Sarebbe potuta morire di cinismo, Nora, che poi è la malattia di chi soffre di mancanza d’amore, e invece è diventata una persona piena di talento che ha amato e ha irradiato le nostre menti con la sua ironia e la sua capacità di descrivere storie romantiche e mai sdolcinate.
Sognate e se non ne siete capaci, andate in psicoterapia, vi aiuterà, se siete in grado di scendere nelle vostre memorie dal sottosuolo, di ascoltarvi davvero, che non è una roba facile però, e costa tanto dolore anche se poi dà soddisfazione, ma non diventate egoriferiti , perché guardare al di là del proprio steccato aiuta molto ad apprezzare gli immensi doni che la vita ci offre, ad accettare anche le fasi buie che nella vita di ciascuno sono una costante e a trasformarle.
Vi lascio augurandovi un felice Natale con le parole dell‘adorato uomo che inventò il Natale, Charles Dickens che nel finale del suo racconto ‘The Chimes’( Le Campane) scriveva così:
“Trotty aveva sognato? Oppure le sue gioie e i suoi dolori e i personaggi di essi sono soltanto un sogno? Lui stesso è un sogno e colui che racconta questa storia un sognatore che si sveglia soltanto adesso? Se è così, ascoltatore, sempre caro a lui in tutte le sue visioni, cerca di tenere in mente le severe realtà dalle quali queste ombre sono nate; e nella tua sfera, giacché nessuna è troppo ampia e nessuna troppo limitata per questo scopo, cerca di correggerle, di migliorarle e di addolcirle. Possa l’anno nuovo essere un anno felice per te, e felice per tutti gli altri la cui felicità dipende da te. Possa ciascun anno essere più felice del precedente, e possa anche il più umile dei nostri fratelli e sorelle non esser privato della sua legittima parte di quel che il nostro Creatore ha creato epr il suo godimento”.
Di Mariagloria Fontana, pubblicato su Le Città delle donne