Loretta Rossi Stuart: “Amici cani, tanto amati dai più, maltrattati da alcuni”
Ancora una volta l’essere umano distorce a suo favore la natura e in un certo senso la dignità dell’aspetto selvaggio della vita
Parlerò di cani, tanto amati dai più, maltrattati da alcuni. Premesso che il mio amore per gli animali è immenso come quello per la natura in genere, voglio specificare la mia visione riguardo all’animale più amato dagli uomini e le donne in assoluto, il cane. Ebbene, vederlo ridotto a surrogato di un bebè o di un compagno di vita da parte di alcune persone che devono colmare dei vuoti esistenziali, provoca in me un misto di pena e rabbia. Ancora una volta l’essere umano distorce a suo favore la natura e in un certo senso la dignità dell’aspetto selvaggio della vita. Quindi che lo si usi come un giochino da travestire e a cui trasmettere le proprie nevrosi, trasformandolo nella propria ragione di vita, non mi disturba meno del deprecabile fatto che venga tenuto male o abbandonato. I due estremi secondo me trovano l’equilibrio in un rapporto uomo – animale in cui il secondo resti tale (quindi niente divano e men che mai letto!), basato su una comunicazione speciale fatta di tante sfumature, una relazione che non dia spazio a dinamiche tipiche di genitori e figli, come il viziare da parte del padrone piuttosto che il dipendere psicologicamente e il fare capricci, da parte del cane. Detto ciò voglio condividere una recente mia piccola soddisfazione legata al maltrattamento dei cani. Avevo notato durante le mie passeggiate, nella parte più isolata di un meraviglioso paesino in cima ad un monte, due canetti dolcissimi chiusi un paio di metri quadri di una sorta di pollaio. Ogni volta che passavo di là speravo di vedere il padrone che magari li riportava dentro dopo una bella passeggiata, ma…mai visto nessuno.
Al mio passaggio abbaiavano, per poi scodinzolare speranzosi e bisognosi di attenzione. L’unica cosa positiva il fatto che fossero in carne, quindi cibo e acqua veniva loro portato, ma gli escrementi restavano ad accumularsi nello spazio angusto. Decido di fare qualcosa e prendo informazioni sulle varie possibilità, tipo protezione animali. MI consigliano di recarmi all’A.S.L di zona e denunciare il fatto. Non ho problemi a farlo a nome mio ma resto abbastanza basita apprendendo che per fare un esposto devo io sobbarcarmi un certo costo. Ma vi rendete conto? La persona che si proccupa di evitare il protrarsi di un maltrattamento invece di essere favorita e supportata, deve pagare!! Andiamo oltre… Prima di procedere decido di consultare i vigili del luogo. Incredibile ma vero, il vigile Claudio dagli occhi buoni color del cielo, dopo avermi attentamente ascoltata, si prende l’impegno e mi rassicura: “ questa situazione va risolta, parlare col proprietario dei cani sarà come affrontare una montagna, perché qui è solo questione di ignoranza, sicuramente secondo lui, probabilmente un cacciatore, i suoi cani sono tenuti benissimo! Ma in qualche modo lo farò ragionare, vada tranquilla”. Due giorni dopo passo davanti alla solita gabbietta e… il cancelletto è aperto e i due prigionieri non ci sono più. Prendo atto di quanto conti “il singolo” nel far girare meglio le cose, la persona che, nell’ambito di un contesto organizzato, che sia un corpo dello stato, un'organizzazione, un'amministrazione etc. tutto dipende dalla volontà del singolo. Per quanto tante cose non funzionino, partendo dalla sanità a tutto ciò con cui il cittadino si trova a combattere quotidianamente, la differenza viene fatta dal singolo dottore, poliziotto, impiegato. Grazie ancora al vigile Claudio! In ogni caso, non mancherò di fare di tanto una passeggiata da quelle parti, il bel paesino in cima al Monte Soratte, fiduciosa di non vedere nuovamente dei cani trattati così!