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Loretta Rossi Stuart: “Anche un’anima mite può farsi rivoluzionaria”

Cercherò di rimanere gentile, non voglio cadere nel gioco, trasformarmi in una pedina. Episodi come quello del Cara di Castelnuovo di Porto, ovvero uno dei tanti tristi e deleteri effetti del decreto "insicurezza", provocano anche negli animi più miti, moti rivoluzionari, disperata frustrazione e, nel mio caso, anche sussulti legati al mio essere madre: al di là delle ideologie, delle motivazioni più o meno accettabili, scatta l'atavico e animalesco senso di protezione della prole. E per prole non intendo la mia, che almeno per ora non corre rischi di deportazione, e qui riporto un termine più volte ascoltato davanti al cancello di questo perfettibile ma salvifico punto d'integrazione, dove ho avuto perlomeno il conforto di unirmi ad un assortito popolo di "buonisti", attivisti, politici, lavoratori e volontari, religiosi, inviati di tv sovversive. Per prole intendo le vittime di questo cieco voler rimuovere, sia nel senso psicologico che oggettivo, tanto per spostare il problema lontano dagli occhi, lontanissimo dal cuore. E ovviamente per fare colpo su chi, spero ancora per poco, rimane abbagliato da azioni decise ed energiche, che però vanno solo nella direzione dell'esclusione, della strumentalizzazione di comprensibili paure, nella legttimizzazione di mostri interiori che si pensava fossero sepolti per sempre. In una parola divisione: si è partiti dal nord contro il sud Italia, si è arrivati a tentare di spaccare in due l'anima di un popolo.

Torno alla prole e al senso di protezione che scatta in me in modo potenzialmente rabbioso, verso tutti coloro che vengono colpiti da questo ignobile blitz scattato senza preavviso e inizialmente senza la minima attenzione umanitaria per poi essere lievemente addolcito grazie alla reazione e all'indignazione della gente: senso di protezione in primis verso i bambini, che sarebbero stati strappati alla scuola dell'obbligo da un giorno all'altro, se alcune famiglie del luogo non avessero aperto le porte di casa. Nei riguardi delle donne, sbattute ancora una volta verso l'ignoto, anzi, verso la certezza di continuare ad essere calpestate nella loro dignità. I lavoratori italiani tra cui quelli della cooperativa Auxilium, uno di loro ci dice di essere sato assunto a dicembre e licenziato a gennaio. Il parroco che dovrà dire addio e privarsi del prezioso aiuto di un suo parrocchiano non solo integrato ma prezioso per la comunità. I ragazzi, gli uomini, i fratelli componenti di una grande famiglia di 500 persone, uniti dalle loro storie dure, in molti casi storie di terrore. Coloro che parlano di "sentimentalismi" riguardo traumi di questa portata, come un certo Castelli sindaco di Ascoli Piceno, dovrebbero trascorrere anche un solo minuto della loro confortevole vita, su un barcone al gelo o in un centro di detenzione libico. Un solo minuto.

Mi ero riproposta di serbare una vision gentile perfino su questo argomento, per cui faccio un respiro profondo, attingendo ad un metaforico serbatoio di aria pura di alta montagna, dalle cui cime non tempestose, invito tutti noi a smettere di schierarci gli uni contro gli altri nelle nostre contrapposte visioni, opinioni e soluzioni, incontrandoci a metà strada tra il tentativo di eludere il problema spostandolo soltanto e l'ideale di massima accoglienza a tutti i costi, senza distinguo. Tenendo però sempre presente e sviscerando le origini e le responsabilità di un fenomeno il cui effetto tocca tutti noi. E ognuno di noi è una persona. Rispetto, per favore, fa bene al nostro stesso cuore non odiare, non giudicare, non condannare. Ma per concludere a modo mio, per comunicare in modo attinente alla mia creatività, ecco un immagine che vuole accompagnare il contenuto della mia odierna vision gentile: la temperanza, una delle figure femminili dei tarocchi, un invito alla mediazione, alla fusione tra forze opposte, all'armonia universale nelle sue contraddizioni. Lei gioca a mescolare e fondere l'acqua proveniente da due diverse brocche.

Foto (La Temperanza), di Pino Polesi

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Redazione

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