Amo questa donna! Barbara, la portatrice di tè caldo, che scalda cuori a profusione e non vuole pubblicità, perché chi fa volontariato puro spesso è fatto così. E quindi parlo d'amore, in questo primo appuntamento con "la vision gentile" di Loretta. Un tema che in realtà non potrà mancare in nessuno degli argomenti che toccherò nella mia rubrica, in quanto elemento basico per una visione delle cose che vuole unire i punti di vista, non esasperare le distanze. E sebbene sia fuori moda, è quindi con amore, che vi do il benvenuto in questo spazio di condivisione gentilmente messo a disposizione dal direttore, il quale in un recente numero del Quotidiano del Lazio, mi fece un intervista riguardo il razzismo: non l'avesse mai fatto!
Partendo dalla mia personale posizione di madre di due ragazzi afro-italiani, ho cominciato a spaziare verso concetti più universali sospinti da un senso di speranza. Animo gentile lui, apprezza la mia tendenza a trovare una visione di fiducia, apertura, a credere insomma che per vincere l'oscurità occorra accendere la luce. Per cui eccomi qui, puntuale, a raccontare questa storia d'amore, resistendo alla tentazione di infierire contro un certo decreto sicurezza che ha causato e causerà gravi situazioni. E torno a lei, una ragazza dalla chioma riccioluta, una leonessa dell'attivismo, che avevo "rimorchiato" ad una recente manifestazione di solidarietà ai profughi, dove purtroppo avevo notato una presenza di italiani alquanto esigua. Lei spiccava, con il suo mantello da super eroina (la bandiera della pace a mò di scialle), il sorriso e l'energia da spargere tra noi sorelle e fratelli africani, italiani, indiani, insomma, della razza umana.
Barbara, la portatrice di tè caldo
Stabilito il contatto l'ho rivista e conosciuta meglio l'altra sera presso l'ex presidio Baobab. Sorvolo sulle condizioni igieniche e generali in cui questi poveri ragazzi devono cercare di sopravvivere da quando è stato loro tolto il minimo per organizzarsi una sistemazione, che ovviamente non reputo essere la soluzione migliore e risolutiva. Quello che mi colpisce è come riescano a sorridere, tremanti per il freddo ma grati per il pasto caldo che i meravigliosi volontari riescono tutt'ora ad offrire. Ho dato il mio scialle di lana alla mamma somala di una bimba di pochi mesi seduta sul muretto insieme agli altri, come una grande famiglia intorno al tavolo della solidarietà, di cui i la maggior parte dei componenti però, non sa dove andrà a dormire questa notte. Una piccola parentesi che non vuole essere polemica ma anzi, un'ammissione di futuribile reato: io, come madre, in questa disperazione e abbandono delle istituzioni (anzi, magari fosse solo abbandono, stiamo arrivando ad una sommessa persecuzione), io farei di tutto, e sottolineo tutto, per la mia bambina, anche un reato. Chiudo parentesi. Tornando alla notte che incombe: i posti all'interno della stazione, le brandine messe a disposizione dal Comune, sono solo 40, chi arriva prima dorme "al caldo" e gli altri, chissà? E comunque non ho notato resse per accaparrarsi nulla.
Ho visto donne italiane arrivare con borsoni pieni di coperte e mi sono sentita una nullità, nonostante la gioia che provo nel vedere il ragazzo davanti al negozio vicino casa mia, finalmente con una giacca calda, quella di mio figlio. Mi commuove il suo "grazie,grazie" ingentilito da un accento francese ed il garbo con cui quasi china la testa, quando è tutto l'occidente che dovrebbe inchinarsi all'Africa e a tutti i paesi sfruttati da sempre. Intanto la portatrice di tè condito di cannella e di affetto si rassicura con ognuno di loro:" a posto amore? Hai mangiato?". Come posso non amare questa donna che, visto il mio senso di impotenza ed inadeguatezza mi rassicura: "Siamo tanti non credere, tante persone pronte ad unirsi e combattere per i diritti di tutti, donne e uomini che danno il loro apporto concreto, ognuno a modo suo".
Lei, che già all'età di dodici anni si dedicava ai disabili e che continua ora a supportare i più deboli in svariati modi, alla mia domanda conclusiva. "Barbara, qual'è secondo te l'emergenza più impellente, ora come ora?". Lei fraintende, dandomi comunque una risposta interessante: "individuare la persona che canalizzi a livello politico le potenzialità di tante persone che ancora credono nella lotta per l'uguaglianza, un popolo vasto in cerca di una guida onesta e pura di intenti". Rilancio:" l'emergenza per questi ragazzi, cosa ci resta da fare?" E lei senza esitazione;"resistere!
Possiamo cercare di resistere, per il momento." E mi insegna la parola Aiwa, battendosi il pugno sul petto; "è il loro modo per dire andiamo avanti". Entro pochi giorni chiuderà anche la sala con le 40 brandine provvisorie e il freddo sarà al culmine. Con amore e gentilezza vi chiedo di aiutarli a resistere, qui di seguito il modo per contribuire con giacche, coperte, sacchi a pelo, cibo: scrivete a baobabexperience@gmail.com o visitate la sezione volontariato su www.baobabexperience.org . Grazie e… alla prossima gentil visione, Aiwa!
Loretta Rossi Stuart, autrice della rubrica
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