Il 14 Maggio 1915, l'Italia entra a fianco della Triplice Intesa nella prima guerra mondiale. Questo il tema della due-giorni di seminari organizzati dall'Università Lumsa, con la collaborazione dell'Archivio Storico del Senato della Repubblica. Ieri a Roma si è tenuto un evento eccezionale per la ricerca storiografica: i docenti più illustri d'Italia, coordinati dal prof. Andrea Ciampani, sono intervenuti nella sala Zuccari del Senato dove hanno discusso in merito al processo che portò il nostro Paese a partecipare alla grande guerra.
"Sono stati due giorni molti intensi di riflessioni sulla storia d'Italia" ha esordito il prof. Ciampani – docente di Storia contemporanea all'università Lumsa e coordinatore del seminario – ai microfoni di 'Roma Ore10' di Francesco Vergovich su TeleRadioPiù.
"Ormai è da qualche mese che siamo entrati nella discussione sul centenario dell'entrata nella prima guerra mondiale dell'Italia. Il pres. della Repubblica Mattarella è stato a Torino – al salone del libro, ndr – per ricordare questo avvenimento. Abbamo incentrato il seminario, nel primo giorno di conferenza alla Lumsa, sul rapporto fra i salotti e le piazze nella storia nazionale".
Poi l'analisi del seminario si è spostata sul percorso dell'Italia dal patto di Londra fino alle radiose giornate di Maggio, come il vate Gabriele D'annunzio definì i giorni in cui il governo italiano decise l'entrata in guerra. Un processo complicato, per certi versi controverso, che ha visto il Parlamento e la diplomazia d'allora vacillare in merito all'interventismo.
L'evento della Lumsa ha riscosso un grande successo, a livello accademico e non solo. La presenza (tutt'altro che scontata) degli studenti è stata la migliore risposta alla presunta distanza giovanile dalla didattica storica: "Il nostro ateneo si è impegnato in maniera solenne per questa riflessione insieme all'Archivio storico del Senato, questo significa che c'è sensibilità da parte delle università e delle istituzioni verso la riflessione storica – prosegue il prof. Ciampani –. Bisogna collegare gli esiti della moderna ricerca alla narrazione storica. Al Senato, in Sala Zuccari, erano presenti molto giovani. Sebbene la proposta sia stata complessa, la gioventù studiosa ma anche quella meno studiosa – e scappa un sorriso – appare interessata a comprendere le radici della nostra storia".
Le radici, appunto. Che non tutti ricordano, non solo nel Belpaese come sottolinea il prof. Ciampani: "È un problema che non interessa solo l'Italia ma l'Europa intera. I nostri colleghi europei hanno riscontrato lo stesso problema e questa è una delle dinamiche più interessanti. Serve una riflessione che superi i confini nazionali per arrivare a una prospettiva europea degli ultimi secoli della nostra storia".
Sul finire dell'intervento a Roma Ore 10, il prof. Ciampani lancia un appello: "È importante che anche il mondo del giornalismo dia un contributo per ulteriori approfondimenti sull'identità della nostra storia".
D'altronde comprendere le dinamiche storiche/geopolitiche del passato è necessario per creare una propria coscienza civile, per avere una 'bussola' adatta ad orientarsi più agilmente in un presente in costante trasformazione: "Le università metteranno il proprio impegno perché la riflessione continui, i media non devono perdere l'occasione per fare altrettanto".
Non a caso la chiosa del prof. Andrea Ciampani è l'emblema della buona ricerca, che aiuta la democrazia a formare cittadini migliori: "Gli anniversari sono anche questo: un'oppurtunità per avviare un sano e proficuo dibattito pubblico".
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