Ieri nell’Aula del Senato, su annuncio di Laura Fedeli, Vicepresidente del Senato, è stato dedicato un minuto di silenzio a Giulio Andreotti.
O meglio, un minuto di non-silenzio.
Sono esplosi in una contestazione i grillini, che polemizzando contro il malfunzionamento del sistema elettronico posto a verifica del numero legare dei senatori, hanno protratto le loro proteste anche dopo, e per tutto il minuto di silenzio.
I lavori in Aula, infatti, sono iniziati con quasi un’ora di ritardo, perché, dopo una prima richiesta di verifica del numero legale, che ha evidenziato l’assenza di un numero congruo di senatori, la seduta è stata sospesa.
La seconda richiesta, alla ripresa dei lavori, è stata avanzata da solo 7 senatori (e non 12 come è richiesto), e quindi i lavori sono iniziati.
Ma le proteste del MoVimento non si sono esaurite perché, secondo loro, il malfunzionamento del sistema elettronico ha impedito ad alcuni senatori pentastellati di votare.
“Noi avevamo chiesto la verifica del numero legale. Questo minuto di silenzio è per la morte della democrazia”, così Roberta Giarrusso.
Altri ancora, sempre rivolgendosi alla Fedeli: “Non ci ha fatto votare”, “Tutto irregolare”.
Qualcuno tra gli altri senatori chiede di cacciarli dall’aula.
Al termine del tributo ad Andreotti, infatti il senatore Zanda (Pd) ha preso la parola e ha dicharato: “Il Regolamento non si rispetta urlando contro la Presidenza e interrompendo il minuto di silenzio osservato per ragioni di lutto. Onorevoli colleghi, noi abbiamo davanti una legislatura da passare insieme. Signora Presidente se questa gazzarra deve continuare, io le chiedo di sospendere la seduta”.
Della stessa opinione anche Della Vedova (Fli). “Quello che abbiamo appena vissuto – ha dichiarato – sarebbe un precedente ingiustificabile e pericolosissimo per i lavori del Senato, a prescindere da chiunque dovesse poi comportarsi così in futuro”.
Ma per i senatori del M5S, il malfunzionamento del sistema elettronico è una causa legittima per protestare, nel modo in cui loro lo hanno fatto, nell’Aula del Senato, la Camera “alta” della nostra Repubblica.
Infatti, Orellana (M5S), controbattendo ai colleghi degli altri partiti, ha ribadito: “Signora Presidente, voi che sedete in altri banchi non avete assistito a quello che è successo tra i nostri. Io ho visto i miei colleghi inserire la mano nel dispositivo e, mentre uno risultava richiedente la verifica, l’altro no. Ciò dimostra che ci sono dei problemi tecnici. Ragionevolezza avrebbe voluto che si fosse nuovamente votato immediatamente dopo aver rilevato il problema: ci sarebbero voluti due secondi e tutto questo non sarebbe successo. Invece – conclude – c’è stata una rigidità che noi temiamo sia servita a consentire a più senatori di entrare in Aula. E’ questa l’ingiustizia che non accettiamo”.
In una nota successiva, il MoVimento ha precisato che la contestazione in Aula non era un’offesa alla figura di Andreotti.
Ma qualche malizioso potrebbe dubitarne a giudicare da post su Facebook e dichiarazioni lasciate dai parlamentari del 5 Stelle.
Come Giulia Sarti, che sui social network ieri ha scritto: “È morto Andreotti, il condannato prescritto per mafia”.
E ancora Patrizia Terzoni: “È stato uno dei grandi protagonisti della storia d'Italia, nel bene e nel male. Ho grande rispetto per chi scompare e difendo il dolore della famiglia. Non dico altro, perchè non voglio che le mie parole possano essere strumentalizzate politicamente”.
Diversamente Alessandro Di Battista, un deputato del MoVimento, che più volte è stato capace di sorprendere in positivo gli anti-grillini e i grillini delusi. Di Battista ha dichiarato di esprimere “cordoglio alla famiglia di Andreotti per il dolore della scomparsa, ma sarebbe bello se il senatore a vita avesse lasciato delle memorie… Spero che non si sia portato nella tomba tutto quello che sapeva, perchè gli italiani hanno il diritto di sapere”.
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