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M5S: le Europarlamentarie promettono di premiare i migliori, sarà vero?

Sono stati resi noti i profili dei concorrenti del Movimento Cinque Stelle (M5S), da selezionare per la partecipazione alla consultazione europea del prossimo 26 maggio 2019. Nella nostra regione, il Lazio, sono 481 aspiranti candidati. “Portiamo il cambiamento in Europa” recita lo slogan nelle pagine del sito del M5S. Ma di quale cambiamento o metodo si tratta? Quello di filtrare i candidati sulla base di nove elementi, fissati dal vertice, per stabilire le capacità, le eccellenze e i meriti. Se così fosse, se il metodo fosse veramente questo, quale sarebbe il senso del voto sulla piattaforma Rousseau, per la scelta dei candidati alle Europarlamentarie? La piattaforma ha già dato delle indicazioni. Infatti, leggendo l'elenco dei profili proposti, pare siano stati inseriti in graduatoria e classificati secondo le loro qualità, così che scegliere diversamente, risulterebbe un errore (anche se non si comprende come l’euro parlamentare uscente Tamburrano, sia finito all’ottavo posto). Ora, bisogna intenderci, se si vuole portare in Europa persone con determinati meriti, i vertici hanno già deciso con la graduatoria. Se, invece, il risultato del voto degli iscritti dovesse portare a scegliere gli ultimi nomi proposti nell'elenco, cosa significherebbe? Che chi vota non sa scegliere i migliori? Che chi vota preferisce il nome al merito?

A titolo esemplificativo ecco la lista delle eccellenze e meriti considerati: 1) Partecipazione nelle attività del movimento; 2) Laurea (senza distinzione se Triennale o Magistrale etc…); 3) Il curriculum lavorativo; 4) Il livello di istruzione; 5) Conoscenza della lingua inglese e possedere almeno il livello B2; 6) Meriti aggiuntivi per un "alto livello di specializzazione" in un determinato campo professionale o di ricerca, 7) Esperienze lavorative di eccellenza; 8) Chi è già stato eletto col M5S; 9) Partecipazione ad almeno un incontro formativo all’interno di un Open Day Rousseau o di un Villaggio Rousseau.

Inoltre, sempre nelle pagine web del M5S, a presentazione dei nomi dei concorrenti per la selezione per le Europee, si legge che è stato utilizzato: “un nuovo sistema e una nuova metodologia “. Ma qual è il nuovo sistema, quale la nuova metodologia? Forse quella di esprimere fino a cinque preferenze per poi procedere, con una singola azione di voto? Che belle parole… "Una singola azione…". Usate soltanto per ripulire e rilanciare il messaggio che, all’interno del Movimento Cinque Stelle vale una testa, un voto? Niente di più falso perché non corrisponde affatto ad una testa, un voto e a una sola preferenza.

Infatti, con questo meccanismo ognuno può scegliere cinque volte e quindi è come se votasse cinque volte. Altro che una testa, un voto… Quindi il metodo è vecchio e si ritorna al passato. I vertici del M5S contano molto sulla retorica del dare ai cittadini più potere. Ma è solo una tattica. Quanti degli iscritti al Movimento sanno che, in effetti, gli stanno comminando una cosmesi della vecchia legge elettorale partita in Italia dal D.Lgs 74/1946 che prevedeva già tre preferenze nel voto? Regola delle tre preferenze di cui i vertici della DC, del PSDI, del PSI, del PCI e di altri gruppi o partiti, compresero subito l'utilità, facendo nascere cordate e formando veri e propri centri di comando per il controllo e il mantenimento del potere. Fino a che, nel 1991, dopo che l’uso delle tante preferenze nel voto si era sempre prestato ai voti clientelari, venne istituito il reato di “voto di scambio”. La classe politica allora, col timore che buona parte degli eletti avrebbe rischiato di finire davanti alla Procura della Repubblica promosse la preferenza unica con alfiere Mario Segni.

Ma, vedendo che le poltrone, con questo metodo di voto potevano sfuggire di mano e che i cittadini potevano essere più liberi di scegliere, iniziarono le “tarantelle” delle leggi elettorali: Mattarellum, Porcellum etc… E ancora peggio, permisero ad un candidato donna di apparentarsi con tre o quattro uomini e viceversa, (la nuova Legge 215 del 2012, che prevede la doppia preferenza di genere). Questa parità non è un voto di scambio? Ora all’interno del M5Stelle ritornano le preferenze multiple, uno strumento del passato.

Più giù, sempre nelle pagine del sito del Movimento leggiamo: "…prima delle elezioni interne del secondo turno per la scelta dei candidati alle euro-parlamentarie non verranno rese note le preferenze ottenute al primo turno per non influenzare il voto”. Certo, se già le cinque preferenze falsano la vera volontà di “una testa, un voto, una preferenza”, il conoscere il numero dei voti ottenuti, dai concorrenti del primo turno, non può condizionare la successiva scelta, bensì aprire gli occhi agli iscritti. Infatti, il messaggio: “…per non influenzare”, dovrebbe offendere tutti gli aventi diritto al voto, perché il messaggio è chiaro: costoro si lasciano condizionare dai messaggi dei media (la piattaforma Rousseau, in fondo, cos’è?) e quindi incapaci di scegliere autonomamente. Qualcuno potrebbe obiettare che si sta facendo del complottismo: Qui il problema è palese. Avere cinque preferenze a disposizione giova a coloro che già ricoprono incarichi per il Movimento 5 stelle che possono  scambiarsi il favore per mantenere il potere, facendo credere agli idealisti che l’aria del cambiamento è solo a casa loro.

Cosa accadrebbe, agli iscritti alla piattaforma Rousseau, se chiedessero di poter scegliere i loro rappresentanti per il Parlamento europeo, attraverso un'unica preferenza? Ancora sono in tempo per poter veramente cambiare e non ci sarebbero più giochi nascosti.

 

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