Categorie: Spettacoli

“Madri e figlie” di Gabriele Morrione a Roma

Sarà ospitata presso lo Spazio espositivo Cerere, sito in via degli Ausoni 3 a Roma, la mostra di Gabriele Morrione dal titolo “Madri e Figlie”, visitabile tutti i giorni, eccetto la domenica, dalle ore 17 alle ore 21.
Si tratta di scatti fotografici che raccontano l’universo femminile, quello di 80 madri e 99 figlie, a cui il fotografo nato a Ferrara nel 1947 si dedica da tempo –dal 1973–, e su cui ha pubblicato già numerosi libri, uno dei quali –“Madri e figlie”, un catalogo dallo stesso titolo della mostra– accompagnerà il visitatore per tutto il percorso fotografico.
Le foto sono state scattate quasi tutte nel suo studio, e sono state realizzate tutte su pellicola fotografica tradizionale in bianco e nero.

L’obiettivo dell’artista, sembra quello di trasportare l’osservatore nella dimensione primordiale e primitiva del rapporto madre-figlia, un rapporto naturale, viscerale, a volte conflittuale, dolce e amaro, così profondo da rimanere, talvolta, un mistero inspiegabile, eppure così affascinante.
Un rapporto che, nonostante tutto, non muta al mutare della società, un rapporto che non si lascia condizionare dalle nuove psicologie femminili, che spesso non sono sinonimo di avanguardia. E la vera essenza della donna è tutta lì, aldilà di ogni speculazione teorica, di ogni grido di piazza: l’essere madre, l’essere figlia, quel cordone ombelicale che mai si stacca, anche quando le figlie, per natura, si allontanano dal nido che le ha custodite fin quando non hanno imparato a camminare da sole, per dar vita ad un altro rapporto tra madre e figlia, nuovo ma primigenio. Un rapporto originario, che mai si cancella, e che esprime al meglio il nostro compito in questo mondo.

Ed è anche la scelta di uno scatto in bianco e nero ad esprimere la finalità di questa mostra: il bianco e nero ad indicare un legame senza tempo, che non si rovescia mai.

E c’è una costante, in tutti gli scatti di Morrione: lo sguardo fermo e deciso di una madre, al cospetto di uno sguardo più vispo e più ribelle di una figlia, monitorato, sempre e costantemente, dalla guida materna, che è lì, e lì resta. Poiché il rapporto tra madre e figlia non si consuma in grembo, ma cresce continuamente, e tutto avvolge.

Redazione

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