Mafia Capitale: Carminati chiede un processo a porte aperte
Il legale: il fatto è che lui non è famoso per le cose per cui è stato condannato, ma per quelle per cui è stato assolto
“Chiederemo un processo a porte aperte”. Ad annunciarlo è il legale di Massimo Carminati, Giosuè Bruno Naso, intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus durante la trasmissione di Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, ECG Regione Lazio.
Carminati, ritenuto il deus ex machina dell’affare Mafia Capitale, viene però assolto, almeno in parte dal suo avvocato: “L’ingigantimento del processo è un dato di fatto del quale sono assolutamente convinto, emergerà quando tratteremo il processo nella sua fase dibattimentale. La ragione di questa forzatura, che è una sorta di doping al quale la vicenda processuale è stata sottoposta, nasce da una serie di motivi, taluni contingenti e taluni di natura culturale. C’è stata una strumentalizzazione mediatica per colpire la pubblica opinione”.
Sul passato di Carminati, Naso tiene a fare chiarezza: “Se si va ad analizzare il certificato penale di Carminati, gli si può contestare una rapina che fece da giovane e il furto al palazzo di giustizia. Il problema è che lui non è famoso per le cose per cui è stato condannato, ma per le cose per cui è stato assolto. È diventato famoso per il depistaggio legato alla strage di Bologna, è famoso per essere stato indicato come l’assassino di Pecorelli, ma è stato assolto per queste cose in tutti e tre i gradi di giudizio. La sua fama, per questo, risiede non in quel che ha fatto, ma in quel che non ha fatto. Far credere che Carminati sia stato assolto per chissà quali protezioni rappresenta un’offesa non per Carminati, ma per tutti quei giudici che hanno lavorato ai suoi processi. Io ero il suo difensore in quei processi, ne conosco ogni atto, ogni risvolto. Noi questi processi non li abbiamo affrontati in un clima di favore. Soprattutto a Bologna il clima era tutt’altro che favorevole, i magistrati erano dichiaratamente riconducibili alle associazioni di sinistra della magistratura, non si può nemmeno lontanamente sospettare di un atteggiamento morbido, di favore o di lassismo. Se persino con giudici che all’inizio di quei processi coltivavano un forte pregiudizio accusatorio si è poi arrivati a provare la totale infondatezza di quelle accuse, mi domando con quali strumenti seri e concreti le Procure abbiano istruito quei processi, visto che poi Carminati è stato assolto”.
Naso, annuncia di voler rendere partecipe la stampa del processo su Mafia Capitale: “Farò di tutto perché voi della stampa siate presenti al processo di Carminati. Farò di tutto perché la pubblica opinione sia fedelmente informata di quello che avverrà nel processo, perché dovrà conoscere, ad esempio, il contenuto di alcune intercettazioni telefoniche o ambientali per rendersi conto se i concetti, il linguaggio, i propositi e le interlocuzioni siano appunto riconoscibili come esplicativi di una realtà mafiosa. Chiedo un processo a porte aperte per questo”. Lo stesso Naso, in passato, aveva pubblicamente sostenuto che, secondo lui, “i fatti non dimostrano l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso”.
A Roma sono in arrivo nuovi arresti? Anche Naso ha rumors che parlano di un secondo provvedimento con cui si dovrebbe dare la quadratura del cerchio all’operazione: “Arriveranno nuovi arresti, questo è quel che si dice anche nei corridoi del Palazzo di giustizia. Dovremmo essere alla soglia di una iniziativa conclusiva. Ora dovranno decidere se processare gli imputati con rito immediato, ma per questo i tempi sono ristrettissimi. Entro la fine del mese se vogliono fare l’immediato ci deve essere l’emissione del decreto. Se invece la Procura vorrà passare al vaglio dell’udienza preliminare i tempi sono più lunghi. L’utilizzo della custodia cautelare è stato ormai stravolto nel nostro sistema giudiziario. La custodia cautelare ormai è un’anticipazione della pena”.
Infine una considerazione sul prefetto di Roma, Franco Gabrielli, che entro luglio deve decidere se commissariare o meno il Comune di Roma per infiltrazioni mafiose: “Dovesse farlo, sarebbe una decisione che non potrebbe passare inosservata nel processo. Non sarebbe il primo comune e neanche l’ultimo prosciolto per infiltrazioni mafiose, ma io inviterei la gente a confrontare un eventuale scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Roma con i provvedimenti analoghi presi in precedenza nei confronti di altri comuni e inviterei a confrontare le situazioni di fatto che sarebbero alla base di questo scioglimento e di quelli già intervenuti. La differenza striderebbe in forma plateale, perché i precedenti scioglimenti spesso sono arrivati in seguito a processi di carattere definitivo, in questo caso invece la decisione arriverebbe prima di un processo e, consentitemi di dire, anche per condizionare il processo. In altre situazioni provvedimenti di questo genere sono intervenuti quando in quel comune non si poteva garantire l’ordine pubblico o la libertà civile, tutte situazioni che nel comune di Roma, per fortuna, non esistono”.