Mafia Capitale, sindaco di Amatrice contro Renzi
A Sergio Pirozzi non è piaciuta la frase del premier “tangentari all’amatriciana” e ha risposto piccato
Ci mancava solo che nell'inchiesta della Mafia Capitale finissero di mezzo i…bucatini all'amatriciana. Può suonare assurdo ma anche la deliziosa pietanza nata nella cittadina reatina di Amatrice e diventata un fiore all'occhiello della cucina romana è diventata oggetto di discussione tra i politici, coinvolgendo addirittura il presidente del Consiglio.
Il "casus belli" è stata la dichiarazione di Matteo Renzi, rilasciata nella giornata di ieri all'assemblea dei Giovani Dem: "Non sappiamo se quello che emerge (dall'inchiesta Mafia Capitale n.d.r.) dipinge dei tangentari all’amatriciana o dei mafiosi, lo dirà la magistratura ma noi non lasceremo la capitale in mano ai ladri". Questa frase non è affatto piaciuta al sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che a Renzi non le ha mandate a dire."Noi di Amatrice – ha scritto in una nota il primo cittadino – siamo conosciuti nel mondo per essere la patria degli “spaghetti all’amatriciana”, i cui ingredienti (guanciale, pecorino e pomodoro) rappresentano idealmente i valori della montagna, della parte sana della nostra straordinaria Nazione. Non mi risulta invece che Amatrice abbia dato i natali ad Al Capone, a Matteo Messina Denaro, né a Fiorito, né a Maruccio, anzi la comunità romana è onorata di tanti amatriciani che hanno reso grande la nostra Capitale".
"Immagino la sua reazione da Sindaco – continua Pirozzi – se un Presidente del Consiglio avesse definito uno scandalo nazionale com’è purtroppo quello di Roma, della Mafia Capitale, distinguendo tra il malaffare di "tangentari alla fiorentina" e quello di cosche mafiose: sempre malaffare"è ! Si sarebbe offeso, come in questo momento io, quale rappresentante del proprio Comune".
"Non so se Lei – aggiunge Pirozzi – conosce Amatrice, sicuramente no, ma colgo l’occasione per farle sapere che facciamo la raccolta differenziata (60%), non applichiamo la TASI, non applichiamo la TARI, abbiamo ristrutturato la nostra scuola in tre mesi, i nostri Consiglieri non percepiscono nessun compenso, non abbiamo telefonini di servizio, non abbiamo auto blu (e neanche rosa!), abbiamo un ospedale di montagna che abbiamo difeso con i denti, e tanto altro ancora".
Il sindaco ha inoltre ricordato a Renzi che "nel 2011 il Comune di Amatrice diffidò tutti i Direttori dei quotidiani nazionali ad utilizzare il termine 'all’amatriciana' come aggettivo sostantivato, aggiunto ad altri termini, così da risultare carico di un significato negativo e disdicevole per la Città di Amatrice e per gli amatriciani, suoi abitanti".
"Siamo stufi – conclude piccato il primo cittadino di Amatrice – di veder accostare il nome di Amatrice a malaffare e ruberie di ogni genere, passi per un giornale, passi per un personaggio dello spettacolo, ma mi permetta, non lo posso accettare dal mio Presidente del Consiglio".
E fu così che anche l'amatricina finì, suo malgrado, nel Mondo di Mezzo…