Nel Dataroom del Corriere della Sera (del 2021), Milena Gabanelli e Simona Ravizza, hanno pubblicato un’inchiesta dalla quale emergono percentuali raccapriccianti sul rapporto dei minori con i siti pornografici. I giovani che utilizzano questi siti web genericamente soffrono di ansia da prestazione, mentre le ragazze credono che il sesso sottomesso sia normale. Gli psicologi stanno affermando che il porno dà una percezione distorta dell’erotismo e sempre più minorenni si trovano su queste piattaforme, nonostante sia ammesso solo chi ha dai 18 anni in su. Raggirare le regole è facile, perché tali siti fanno affidamento solo sui dati forniti dall’utente e non su documentaristica generale.
In Italia 9 ragazzi su 10, dai dieci ai diciassette anni, utilizzano il cellulare e si collegano quotidianamente ai siti pornografici. Gli adolescenti esposti regolarmente a video o immagini di porno spinto sono propensi ad avere atteggiamenti più sessisti e aggressivi. Il 70% dei ragazzi percepisce le donne come un oggetto sessuale.
Per fare fronte a tanto sfacelo nelle relazioni uomo donna, c’è chi ritiene che bisognerebbe inserire l’”educazione sessuale” nelle scuole italiane. Anche questa è un’idea che ha circa 50 anni. Restano tuttavia degli ostacoli di sempre.
Chi sarebbero gli insegnanti di questa materia? Ci sono già? Se non ci sono chi li forma? Le famiglie sarebbero tutte d’accordo? Motivi religiosi, vecchi moralismi, paure, farebbero sì che molti genitori potrebbero opporsi al progetto. Infine siamo un paese cattolico, o meglio, saremmo laici ma i cattolici hanno voce in capitolo su tutte le questioni, anche le più intime e private degli Italiani, dal feto alla eutanasia, senza considerare che islamici ed ebrei non li troveremmo facilmente nel fronte progressista.
L’educazione sessuale è un insegnamento necessario ma non può essere compito unico della scuola. I genitori dovrebbero far parte di questo progetto. Senza di loro non può partire ed infatti non è mai partito. In quasi tutti i paesi europei l’educazione sessuale è materia scolastica, in Italia non si è mai visto nulla di concreto.
Sembra che 28.258 persone al secondo si connettano con siti porno sul web e che il 55% siano giovani fra i 18 e i 24 anni. Dall’indagine emerge anche che nove adolescenti su dieci, tra i 10 e i 17 anni, usano il cellulare e si collegano quotidianamente a internet. Di questi, il 44% fruisce di pornografia online. Un trend che, al netto del sommerso che distingue queste statistiche, supera la media internazionale di ben 14 punti percentuali. Ma i numeri raccontano poco, rispetto al rapporto tra teenager, bambini e il sesso.
Lo psichiatra Paolo Crepet ritiene che i genitori di oggi abbiano abdicato al loro compito. Non si accorgono di niente, non vogliono occuparsi dei figli e poi quando scoprono che la ragazza è in cinta non sanno che pesci prendere: “Se una figlia di 10, 11 anni si mette il rossetto, perché la mamma non lo capisce? Mia nonna lo avrebbe capito. Un linguaggio di una chiarezza disarmante. Un evidente richiamo sessuale. Se a questi fenomeni rispondiamo coi sorrisetti o il compiacimento, di cosa ci lamentiamo? La gente si sta scavando la fossa e poi dice: Stiamo precipitando”. È l’immagine di un’Italia senza midollo, invertebrata:” Perché gli adulti si occupano di tutto tranne che del futuro. Perché stiamo parlando del futuro eh!”.
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