Abbiamo intervistato Elisabetta Rocca, la mamma di Marco Giacchetta, ritrovato senza vita in un campo a Colle Palme nel settembre 2015. Ieri, 20 Luglio, è arrivata la notizia che il Capo della Procura di Tivoli, dr. Francesco Menditto, ha riaperto il caso per omicidio volontario contro ignoti. La svolta è avvenuta sulla base di una nuova perizia medico-legale sottoscritta dal professor Vittorio Fineschi – ordinario di Medicina Legale all’Università La Sapienza di Roma e responsabile dello stesso reparto del Sant’Andrea di Roma. Marco Giacchetta non si sarebbe dunque tolto la vita, come ha sempre sostenuto la mamma.
“Non risulta né a me né ad altri che Marco frequentasse persone poco raccomandabili, anche se io penso che chi gli ha fatto del male è tra le sue conoscenze. Quindi anche nell’ambito di Cave e del territorio. Marco aveva manifestato inquietudine già alcuni giorni prima, era spaventato come se pensasse che qualcuno volesse fargli del male, però purtroppo con me non si è aperto. Non mi voleva dare preoccupazioni, forse. Lavorava come operatore ecologico, era amico di tutti, non era un attaccabrighe e teneva a farsi amare. Frequentava diversi amici, l’ultima sera che è uscito di casa, 16 settembre lo avevo sentito parlare al telefono per incontrarsi con due amici verso sera. È uscito tra le otto e le otto e trenta e io da lì non l’ho più visto. Io conoscevo le persone con cui si è messo d’accordo.
L’ho sentito parlare al telefono: avrebbero mangiato in un locale oppure a casa di un amico che viveva da solo. Queste persone in seguito hanno affermato di non averlo mai incontrato. Uno di loro ha perfino negato di aver preso accordi per vedersi. Ci sono state superficialità nelle indagini, nessuna verifica su ciò che queste persone hanno detto”.”Nessuno vuole raccontare cosa ha visto”
Signora Rocca, quando è stata l’ultima volta che qualcuno ha visto Marco?
“Mio figlio quella sera è uscito ed è come se appena varcata la porta di casa fosse diventato un fantasma. Nessuno lo ha visto, nessuno l’ha incontrato…e non ci credo. La mattina seguente è stato dato per scomparso. Verso le 6:30 del mattino si sarebbe trovato in una via di Cave che è nelle vicinanze di uno degli amici che avrebbe dovuto incontrare. Avrebbe chiesto un passaggio a un conoscente. Nelle vicinanze di casa ma si sarebbe fermato al bar.
Secondo questo testimone ha comprato caramelle e fatto colazione. La persona che gli ha dato il passaggio ha detto che era normale, non era turbato. Io nel frattempo lo chiamavo, ma aveva telefono staccato. Lo ha riacceso e ha chiamato il padre. A lui ha detto che sarebbe tornato a casa di lì a poco. Al padre lo ha chiamato alle 7:00. Fino a quell’ora quindi Marco era vivo. L’ultimo avvistamento di Marco, a piedi, è alle nove vicino al posto dove è stato ritrovato. A Colle Palme in una stradina secondaria di campagna. Lui di solito tornava a casa di notte, anche tardi ma rientrava. Quindi qualcosa deve essere accaduto nella notte. Io credo che qualcuno sia tornato a cercare Marco, magari per chiarire qualcosa che è accaduta nella notte”.
Come si sono svolte le ricerche?
“Secondo gli elementi che abbiamo noi, Marco stava scappando e si stava nascondendo. Il venerdì quando mi sono recata in caserma per denunciare la scomparsa, mancava il comandante, così mi è stato detto di tornare la mattina seguente. Sabato mattina ho quindi sporto denuncia. Da quella denuncia ho smosso un po’ le cose, chiamando la protezione civile per cercare mio figlio. A quel punto è scattato il piano provinciale per la ricerca persone scomparse. La domenica mattina si sono attivati i carabinieri di Pratica di Mare, carabinieri cinofili di Firenze e tante squadre di volontari e carabinieri di altre caserme. La domenica l’elicottero ha sorvolato la zona anche su quel terreno, ma non lo hanno trovato, quindi il corpo di mio figlio lì non c’era. La stradina che porta su quel terreno era già stata percorsa dalle squadre e nessuno ha visto nulla. Una squadra ha raccolto una testimonianza di una persona che giorni prima aveva sentito delle urla e la provenienza secondo questi testimoni e lunedì hanno trovato Marco proprio lì.
Qualche testimonianza l’abbiamo trovata ma con enorme fatica. Non ho alcuna certezza su nessuno, ma so che è accaduta una lite tra Marco e dei conoscenti, forse nei giorni in cui Marco è scomparso. Il motivo della lite però non lo so e il movente non lo abbiamo individuato.
Il caso è stato riaperto e nei prossimi mesi spero velocizzino le procedure. Ci sono state due archiviazioni, la prima in fretta e furia con fascicolo chiuso per suicidio. Anche la seconda per suicidio. Gli inquirenti avevano deciso che mio figlio era schizofrenico e si era tolto la vita. Senza tener conto che il medico legale della procura ha dichiarato che è morto per emorragia in seguito alla recisione della carotide destra. I suoi vestiti erano intrisi di sangue, anche i calzini. Forse lo hanno vestito e rivestito perché le macchie di sangue non combaciano con gli abiti. Aveva diverse ferite sul corpo. Il nostro medico legale dichiara che sono da difesa. Nonostante gli inquirenti non abbiano trovato una goccia di sangue sul terreno, hanno deciso che si è suicidato.
Poi la bottiglia con cui si sarebbe tolto la vita: ritrovata a sette metri di distanza, sporca appena di sangue. Secondo noi non è certo che sia l’arma che lo ha ucciso, avrebbe dovuto essere molto più piena di sangue. Nessuna goccia di sangue tra la bottiglia e il corpo di mio figlio in quei sette metri. Io penso che sia stato portato lì tra domenica e lunedì. Spero davvero che questa volta venga fuori la verità”.
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