“Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (v. 19). Il racconto mette in primo piano, dopo il parto, la figura della madre, che “medita” nel suo cuore l’evento straordinario della nascita del Salvatore. In un certo senso Maria ascolta come gli altri il racconto dei pastori, “ma poi” Maria si stacca da tutti gli altri. Se tutti avendo udito si stupirono, Maria “custodiva” queste cose “meditandole” in cuor suo. Maria “custodiva mettendo insieme” queste cose.
Ancora meglio, “conservava con cura” queste cose: cioè, non solo le parole e le vicende di Betlemme, ma anche l’annuncio dell’Angelo, le parole di Elisabetta nella sua visitazione, insomma la sua storia toccata da Dio. Nella sua memoria le parole dei pastori acquisiscono un posto del tutto singolare. Maria conservava gelosamente nel cuore i ricordi delle esperienze di Betlemme, nell’attesa che il tempo ne chiarisse il significato.
Maria è immagine dell’autentico credente che sa fare memoria e non scivola in quella colpevole dimenticanza che sa di superficialità e ingratitudine che mina la stessa fede. L’altra azione di Maria è “meditare”, cioè “mettere insieme”, che ha il valore di “incastrare i pezzi, facendoli collimare”, da cui il ponderare attentamente, vagliare. Non è un semplice meditare e non è un sinonimo di custodire, è qualcosa di più che implica anche la fatica di “comporre” o “ricomporre” realtà molto diverse, talvolta in contraddizione tra loro, come la mancanza di posto nell’alloggio a Betlemme, con la liturgia angelica raccontata dai pastori; o ancor prima le parole dell’angelo: “Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (1, 35), con la povertà della mangiatoia.
Il silenzio di Maria è proporzionato al suo lavoro interiore. Maria scopre che Dio non spiega tutto e subito, ma fa camminare nel sentiero faticoso della fede. Metterà insieme (symballo) e custodirà le parole di Simeone, quelle a lei rivolte sulla spada che le trafiggerà l’anima (2, 35); vaglierà attentamente le parole di Gesù dodicenne nel tempio: “Perché mi cercavate? Non sapevate che dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?” (2, 49).
Un altro dettaglio del v. 19 è il luogo del custodire e mettere insieme: “nel cuore”. Nella Scrittura, il cuore non è soltanto la sede dei sentimenti, bensì la radice delle decisioni, è la persona intera capace di scelte libere, consapevoli. Il cuore è la persona considerata nella sua dimensione più intima, spirituale e operativa insieme.
Toccando il cuore, l’evangelista Luca intende dire che Maria esercita tutta la sua libertà, vive tutte le sue emozioni e impegna tutta la sua volontà. Veramente Maria, la Madre di Dio è il terreno buono che dopo aver ascoltato la Parola, con cuore nobile e buono la trattiene e porta frutto con perseveranza.
“Quando furono compiuti i giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo” (v. 21). Oltre alla maternità di Maria il vangelo, nell’indicare l’origine celeste del nome del bambino, mostra la paternità di Dio. Dare il nome è prerogativa del padre in Israele e qui si specifica che quel nome viene da Dio, da quel Padre per cui saranno le prime e le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Luca: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (v. 29), e “Padre, nelle tue mani consegna il mio spirito” (23, 46).
Il bambino nato dallo Spirito Santo, è chiamato Gesù: “Dio salva”. E’ il nome del figlio di Dio, nato da donna, che porta in sé la vocazione di una vita: salvare! Compito di Gesù sarà vivere la sua unicità, la sua vocazione particolarissima: una vocazione che nasce dall’amore, si manifesta nell’amore e sfocia nell’amore fino alla fine: “Padre perdona loro” (23, 34).
Maria è colei che grazie al silenzio interiore (conservare e meditare) sa fare memoria delle grandi cose che il Signore compie per ognuno di noi, così da non scivolare nella dimenticanza, nella superficialità e nell’ingratitudine. Abbiamo tutti bisogno di meditare di più, di diventare uomini e donne pensanti, per capire dove stiamo andando e dove vogliamo portare il mondo. Abbiamo bisogno che la Madre di Dio ci aiuti a custodire e a mettere insieme i pezzi, a volte disordinati, della nostra vita.
Maria ci aiuta a passare da un ascolto attento a una pratica operosa, in grado di comporre e ricomporre gesti di carità fraterna verso i fratelli e le sorelle che ci vivono accanto, in particolare quelli più poveri e deboli. La donna di Nazaret indica anche alla chiesa, alle nostre parrocchie, la strada della conversione, per comprendere ciò che il Signore ci chiede di fare in questo tempo così complesso.
Ella ci dona lucidità per compiere scelte fedeli al Vangelo, per confermare le attività che portano con sé il suo lievito buono, ma anche per eliminare inutili zavorre che rallentano il nostro cammino. Maria ci chiama a generare il Signore ogni giorno dentro di noi e nella chiesa, così che essa sia veramente grembo che genera alla fede.
Anche a noi il Signore ci chiede, lungo tutto quest’anno che sta per iniziare, di non lasciar scorrere invano la sua grazia nascosta dentro la storia. Ci domanda di rimanere pensosi davanti a tutto quello che accade, senza mai rinunciare a capire, a discernere il bene dal male e a scegliere, con la saggezza del Vangelo, la strada da seguire per vivere da discepoli.
Il Capocordata.
Bibliografia consultata: Violi, 2022; Bezze, 2022; Laurita, 2022.
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