Categorie: Cronaca

Mario Cerciello Rega, il carabiniere con lo sguardo sull’infinito

Oggi non possiamo essere contro. Ci sentiamo invincibilmente con. Con Mario Cerciello Rega, il Vice Brigadiere ucciso con otto coltellate a Roma da un balordo. Con sua moglie Rosa Maria, che neanche un mese e mezzo fa viveva con lui il giorno più bello, e ora è stata trascinata nell’ora più buia. Con i suoi colleghi che quotidianamente rischiano la vita nell’esercizio del proprio dovere. Come i poliziotti che a Torino sono stati accerchiati all’interno della loro auto da decine di nordafricani per aver osato procedere all’identificazione di un nigeriano – e sono stati salvati solo dall’intervento di una seconda volante. O come Andrea Varriale, il commilitone che era con Cerciello in quella notte maledetta, e che è rimasto ferito a sua volta.

«Mario era in una pozza di sangue» avrebbe detto poi, ancora sotto shock, «ho cercato di soccorrerlo, ma era già gravissimo».

Ucciso per 100 euro. A tanto poco ammontava il bottino dei due ladri tramutatisi in spietati assassini. Due studenti americani, che volevano estorcere l’esigua somma a un pusher che aveva dato loro, pare, dell’aspirina al posto della cocaina. Gli avevano perciò sottratto il borsello, ma l’uomo aveva avvertito i carabinieri – solo “scordandosi” di menzionare il piccolo dettaglio della droga. Sono stati i militari dell’Arma a presentarsi all’appuntamento. Che si è purtroppo trasformato in un appuntamento col destino.

Subito era scattata la caccia agli aggressori, che secondo le descrizioni si distinguevano per delle mèches, l’uno, e per un vistoso tatuaggio al braccio destro, l’altro. Gli inquirenti avevano fatto capire di nutrire delle perplessità sulle modalità e le finalità del furto. Sospetti validati nel momento in cui uno degli studenti fermati, quello con i colpi di sole, ha ammesso di essere l’autore materiale dell’orrendo delitto.

Nel frattempo, l’impegno per assicurare tutti i malviventi alla giustizia era stato garantito dai massimi rappresentanti delle istituzioni. Dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aveva espresso il suo dolore e insieme la sua riconoscenza per il servizio reso dall’Arma ai cittadini; al Premier Giuseppe Conte, che aveva parlato di «profonda ferita per lo Stato»; a Ministri come Luigi Di Maio, Elisabetta Trenta e Matteo Salvini, che si era spinto ad auspicare per il killer una condanna a vita ai lavori forzati.

Come sempre, la dura presa di posizione del Ministro dell’Interno aveva scatenato reazioni di opposto tenore, su cui però preferiamo non soffermarci, perché questo non è il momento delle diatribe. Non ci interessa fare pubblicità agli indecenti ragli di Roberto Saviano che ha straparlato di strumentalizzazioni contro i migranti, né alle sterili polemiche politiche sollevate dal sindaco di Roma Virginia Raggi sul numero di agenti nella Capitale, e tantomeno agli ignobili deliri di qualche diversamente intelligente secondo cui il killer avrebbe potuto in fondo essersi difeso contro la prepotenza di un agente.

Questo è il momento di ricordare un servitore dello Stato che era prima di tutto un ragazzo d’oro, come ha ricordato commosso Sandro Ottaviani, comandante della stazione di Piazza Farnese dove Cerciello prestava servizio. «Era un punto di riferimento per l'intero quartiere, dove ha sempre aiutato tutti. Era un volontario per l’ordine dei Cavalieri di Malta, dove faceva il barelliere, e accompagnava i malati a Lourdes e a Loreto. Tutti i martedì andava alla stazione Termini per dar da mangiare ai bisognosi». Aveva anche ricevuto un encomio per aver aiutato una mamma, vedova, che aveva chiamato la stazione in piena notte perché non sapeva come portare in ospedale la sua bambina malata: il Vice Brigadiere aveva subito preso la sua auto e le aveva accompagnate al Bambino Gesù, restando poi ad assisterle fino al mattino seguente.

Anche per questo, forse, è scattato l’emozionante omaggio di decine di pattuglie della Polizia e della Guardia di Finanza, passate a sirene spiegate davanti al Comando Generale dei Carabinieri. Ma il ricordo più commovente è senza dubbio quello dei colleghi dell’Arma, che hanno parlato «di un’esistenza consacrata agli altri e al dovere, di una dedizione incondizionata e coraggiosa, di un amore pieno di speranze e di promesse. La tragedia» ha concluso lo straziante messaggio, «reca la cifra più alta: l’infinito».

Per questo, confidiamo che il grande Indro Montanelli ci perdonerà se abbiamo preso spunto da un suo memorabile Controcorrente. Perché oggi ci sentiamo davvero, invincibilmente, con. Con il Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega e, insieme a lui, con tutti i membri delle forze dell’ordine. Sit tibi terra levis.

Domenica 28 luglio, si apre la camera ardente del vicebrigadiere dei Carabinieri, Mario Cerciello Rega, ucciso da otto coltellate nella notte tra giovedì e venerdì a via Piero Cossa, nella zona Prati di Roma. Sarà aperta dalle 16 alle 20 e sarà allestita nella cappella di piazza Monte di Pietà, nei pressi della stazione dei carabinieri di piazza Farnese, dove il militare prestava servizio.

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Mirko Ciminiello

È nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) a "La Sapienza", in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a "Roma Tre". Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione "Pro Vita e Famiglia" ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.

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