"Qualche tempo prima del blitz in via Gradoli, Natali mi disse che qualcuno mi avrebbe teso un agguato o avrebbe voluto colpirmi. Non diedi peso alla cosa che pensai fosse una semplice battuta ma, con il senno del poi, dopo quanto accaduto il 3 luglio del 2009, sono tornato a riflettere su quelle sue parole".
Lo ha rivelato in tribunale Piero Marrazzo, ex Governatore del Lazio, sentito nel processo a carico di quattro carabinieri fuorilegge della compagnia Trionfale, protagonisti dell'incursione nell'abitazione del viado e del tentativo di ricatto tramite la commercializzazione di un video girato in quella casa.
Spiegando che cosa successe quel giorno, Marrazzo ha detto di aver lasciato la scorta a qualche centinaio di metri dall'appartamento di via Gradoli e di aver raggiunto a piedi l'abitazione di Natali. La sera prima l'ex esponente politico aveva avuto un incontro in zona Cassia con un altro trans, Paloma, e di aver consumato della cocaina. "Entrato a casa di Natali – ha detto Marrazzo – ricordo che consegnai subito 800-1000 euro, pattuiti per la prestazione, e di essere andato in camera. Poco dopo ho sentito un gran trambusto. Erano due persone che Natali mi disse essere carabinieri.
Mi presero i documenti e il portafogli. Fui costretto a rimanere nella stanza senza potermi rivestire anche se i due mi avevano detto che pagando una cifra spropositata, enorme, 80 mila euro in contanti, mi avrebbero lasciato andare. Non avevo quei soldi e, poiché anche Natali mi aveva invitato a pagare, dissi che potevo staccare alcuni assegni: ne feci 3 per complessivi 15-20 mila euro. In quel contesto, ebbi paura. Quei due militari in borghese cercavano campo con il cellulare e dicevano di attendere disposizioni dal comando.
Intanto, pero', mi impedivano di uscire dalla stanza e di raggiungere Natali che, a sua volta, era stata portata in una seconda camera. Quando mi furono restituiti gli effetti personali, mi accorsi che mancavano almeno due mila euro. I due carabinieri andarono via e anche io, in stato di chiara confusione, feci lo stesso".
"Con la coda dell'occhio – ha proseguito Marrazzo – notai su un tavolino un piatto con della polvere bianca che al mio ingresso in casa non c'era prima. Quando lasciai l'appartamento, dopo poche ore, ancora sconvolto, ricontattai Natali cui chiesi di venire a casa mia. Volevo avere la certezza che quei due fossero effettivamente carabinieri".
Marrazzo ha, infine, detto di non ricordare nulla su alcuni contatti telefonici, nei giorni che precedettero quel blitz in via Gradoli, tra la sua utenza e quella riconducibile a Giorgio Di Fazi, che in una informativa del Ros risultava essere il fornitore di Brenda, il viado morto in circostanze misteriose il 20 novembre del 2009 per un incendio scoppiato nel suo monolocale di via Due Ponti. "Non conosco questo Giorgio – ha spiegato l'ex Governatore – e non mi sono mai attivato perche' ci fosse cocaina nei miei incontri con i trans".
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