Marzabotto, vergogna durante la partita: giocatore fa il saluto romano
Non c’è ideologia, modo di pensare o bandiera che tenga: qui il problema è il rispetto. Che non c’è più…
Non c’è ideologia, modo di pensare o bandiera che tenga: qui il problema è il rispetto. Che non c’è più. Che non viene più contemplato, come se fosse un qualche segno di debolezza, relegato al ruolo di reliquia di un lontano passato. E i nostri giovani, complice un degrado culturale sempre più terribile, sembrano averlo smarrito chissà dove nei meandri della loro educazione. Sempre che questa ci sia mai stata. Fatto sta che dopo le ignobili figurine di Anna Frank prodotte nel nome di chissà quale goliardia tra tifoserie di calcio, le aggressioni immotivate al grido di “sporco negro” e le testate sul naso dei giornalisti con tanto di manganellate in stile pseudo fascista, la vergogna continua. Stavolta a Marzabotto, nel bolognese, comune duramente colpito nel periodo del fascismo: tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici di Monte Sole, in provincia di Bologna, si verificarono un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste. Fu un crimine contro l'umanità e uno dei più gravi crimini di guerra compiuti in Europa occidentale contro la popolazione civile da parte delle SS.
Proprio un mese fa, racconta il quotidiano La Repubblica, nel piccolo comune emiliano si commemorava il 73esimo anniversario della strage, ma… neanche questo ricordo è bastato ad evitare lo scempio. Di cui, purtroppo, il calcio è stato ancora una volta protagonista: si giocava ieri la gara tra il Marzabotto e il Futa 65, per il campionato della seconda categoria dilettanti. Al termine del match un giocatore del Futa si è diretto verso il pubblico sugli spalti, si è tolto la maglietta sportiva per sfoggiarne una nera con in bella vista l'Aquila fascista, ha fatto un bel saluto romano e si è arrampicato sulla rete di separazione tra il campo e la tribuna stessa; di fatto offendendo l’intera comunità. Queste sono state le parole di Valter Cardi presidente del comitato regionale onoranze ai caduti di Marzabotto, rilasciate a Repubblica: trattasi di un “atto gravissimo e chiaramente aggravato dalla premeditazione, preoccupante al pari dell'atteggiamento dell'arbitro, il quale non ha preso nessun provvedimento! Non è accettabile che nello sport vi siano queste esibizioni che non sono altro che apologia di fascismo e quindi un reato perseguibile dalle leggi vigenti”.
Il sindaco della città, invece, Romano Franchi, ha scritto sul sito del comune che l’amministrazione comunale “procederà per le vie legali per chiedere l'applicazione delle leggi esistenti, Scelba e Mancino, che puniscono il reato di apologia al fascismo”. Ed ha concluso, ricordando come “Lo sport, soprattutto ai livelli locali, deve essere strumento di crescita umana ed educazione civica e non deve copiare i peggiori esempi che accadono negli stadi a livello nazionale. È una questione di rispetto per la memoria di chi ha dato la propria vita per la libertà e la democrazia”. Che dopo il clamore e l’articolo di Repubblica la società sportiva Futa 65 si sia scusata sulla propria pagina Facebook e abbia comunicato la sospensione e una probabile multa ai danni del giocatore… nulla toglie alla tristezza di quest’ennesima assurda vicenda. Non c’è ideologia, modo di pensare o bandiera che tenga: qui il problema è il rispetto. Che non c’è più.