Mascherine, l’ex commissario Arcuri rischia il processo: l’accusa
La faccenda, su cui ha indagato la Procura di Roma, riguarda l’acquisto di più di 800 milioni di mascherine ritenute non conformi
Come riportato da Ansa.it, l’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, rischia di finire sotto processo. La questione riguarda l’acquisto di più di 800 milioni di mascherine ritenute non conformi, su cui la Procura di Roma ha da poco chiuso le indagini.
L’accusa nei confronti di Arcuri è quella di abuso d’ufficio. La faccenda, però, non riguarda solo l’ex commissario, perché i pubblici ministeri hanno notificato l’avviso di chiusura indagini ad altre dieci persone.
800 mascherine non conformi: Arcuri rischia il processo
Tra loro è presente anche Mario Benotti, imprenditore, accusato di traffico di influenze illecite. Ma anche Antonio Fabbrocini, responsabile unico del procedimento per la struttura commissariale, accusato di frode nelle pubbliche forniture, falso e abuso d’ufficio.
Nel capo di imputazione, come riporta anche SkyTg24, si legge che ad Arcuri è contestato, in “qualità di pubblico ufficiale, in concorso con Fabbrocini e in unione e concorso per mutuo accordo con l’imprenditore Vincenzo Tommasi” costituito “intenzionalmente, in capo al Tommasi, con ciò abusando del loro ufficio, un’illecita posizione di vantaggio patrimoniale”.
Questa modalità permetteva all’imprenditore di avere “la facoltà di avere rapporto commerciale con la Pa senza assumere alcuna responsabilità sul risultato della propria azione. E sulla validità delle forniture che procurava; la quasi totale esclusiva nella intermediazione di fatto delle forniture di mascherine chirurgiche e dpi importati dalla Cina“.
Oltre ad Arcuri, coinvolti anche Mario Benotti e Antonio Fabbrocini
Benotti, invece, a cui è contestato il traffico di influenze insieme ad altre sette persone, avrebbe sfruttato le “relazioni personali e occulte con Arcuri, ottenendo che quest’ultimo assicurasse ai partner di Benotti un’esclusiva in via di fatto nell’intermediazione delle forniture di maschere chirurgiche e dispositivi di protezione individuali”. Fabbrocini, accusato di falso, avrebbe agito in “qualità di rup”. Avrebbe, inoltre, indotto il Comitato Tecnico Scientifico ad “attestare falsamente la conformità dei presidi sanitari importati alle norme Uni En”.