Massimo Giletti, nuovo volto di La7 parla di Rai e di libertà
“La Rai? Non ho più voglia di parlarne, ho già detto che in una Tv pubblica normale un programma che fa 4 milioni non viene chiuso”
Massimo Giletti, intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano, da qualche settimana è passato a La 7, ed è tornato sul suo addio alla Rai: "La nuova Arena? Sono ancora in una fase di incontri e di decisioni che dobbiamo prendere. La Rai? Non ho più voglia di parlarne, ho già detto che in una Tv pubblica normale un programma che fa 4 milioni non viene chiuso. Poi sono scelte di un Direttore Generale che sarà responsabile di quello che farà e verrà chiamato più in là da qualcuno a dire perchè, la verità. Chi ha deciso sa perché lo ha fatto. Avrà avuto qualcuno che gli ha detto di farlo oppure ha deciso lui, non mi interessa, non ho più voglia di parlare di questa vicenda, di una decisione che non ha senso. Le mie energie sono finalizzate a fare un programma nuovo in una tv in cui sto entrando in punta di pedi, in una tv in cui si fa molta informazione. Non basta avere un canone per essere servizio pubblico, è evidente che c'è qualcosa che non torna. Sono contento di far parte di una televisione in cui si ha rispetto della libertà".
A proposito di libertà: "Io ho avuto grandi direttori. Leone mi ha difeso come pochi altri hanno fatto nella storia, è stato un grande direttore di rete che mi ha difeso nei momenti duri che ho attraversato. Ho sempre avuto grande libertà, la Rai la considero la mia casa, una casa a cui sono legato da profondo affetto, in cui ho conosciuto persone di valore, in cui ho tanti ricordi belli. Mi ero illuso, forse, che fare 4 milioni di spettatori garantisse una certa libertà anche in questo futuro prossimo, vicino alle elezioni. Evidentemente mi ero sbagliato".
Sull'Italia di questi giorni: "Questo è un Paese dove ogni tanto qualcuno cerca di far rispettare le regole e passa dalla parte di quelli che fanno soprusi, non essendo più ormai abituati. Sembra che in Italia si abbiano solo diritti e nessun dovere e invece tutti noi siamo parte dello Stato, se ciascuno di noi nel proprio piccolo facesse il proprio dovere le cose andrebbero meglio. Vedere attaccata la Polizia in questi giorni perché ha fatto rispettare la legge mi sembra un cortocircuito dal quale sarà difficile uscire. In Italia servirebbero più personaggi tipo Olivetti, un mecenate di grande lungimiranza. Vedo manager che prendono liquidazioni pazzesche dopo aver diretto un'azienda per un anno o due…Secondo me servirebbero meno manager di questo tipo e più persone come Olivetti".
Sul mondo dell'informazione: "In un Paese in cui i giornali sono figli di determinati editori, le stesse televisioni sono in mano a più editori e la tv pubblica sembra abbastanza omologata, è la coscienza del giornalista che fa il proprio dovere a fare la differenza. Il racconto dei fatti deve avvenire in modo serio e onesto intellettualmente. Io rispetto alla mia ultima esperienza ho poche speranze in questo senso. E' faticoso dover fare il proprio lavoro senza piegare la testa o fare favori a qualcuno. Però bisogna provarci, bisogna crederci. Il giornalista è un raccontatore di fatti, non deve mai prendere posizione. Poi i grandi conduttori devono avere la forza di dire quello che pensano su certi argomenti".
Su Minniti: "Ormai il Paese ha perso le ideologie, destra e sinistra non ci sono più. Minniti mi è sempre piaciuto, lo ritengo un uomo delle Istituzioni, ha lavorato molto, conosce bene la macchina, le persone con cui lavora. Il mio parere su di lui è molto positivo. Poi è chiaro che fa parte di un Governo e spesso magari le sue posizioni devono essere figlie di gestioni multiple e consigli dei ministri. Ho grande stima in Minniti".