Categorie: Politica

Matteo Salvini e Luigi Di Maio, la luna di miele è finita

Inutile attendere ulteriori segnali nell'ambito dei rapporti di governo tra Lega e M5S visto che è chiaro che la luna di miele tra Salvini e Di Maio, e quindi tra Lega e 5 stelle, è ormai terminata. Troppa differenza, dicono in molti, programmi diversi e idee contrapposte ribattono altri ma, nel frattempo, la fine dell'idillio si riflette in modo evidente sulle scelte e l'adozione, oltre che sull'applicazione, di misure e provvedimenti. Se da un lato vediamo una Lega che continua imperterrita a martellare sugli immigrati, in fondo, più abbandonandosi a proclami continui che a risultati evidenti, trascurando gli altri punti del programma elettorale dei quali Salvini ha fatto il suo cavallo di battaglia – menzioniamo soltanto le accise sul carburante e la flat tax – dall'altro lato assistiamo ad una emersione del pensiero di sinistra, all'interno del movimento dei grillini, che ha come effetto quello di spaccare il movimento tra i moderati che, bene o male, riescono a raccordarsi con gli alleati di governo e gli "emersi" i quali, sempre più, si spostano verso idee e programmi di quella sinistra che, appunto per quelle stesse idee, è ormai in uno stato di coma profondo grazie al rifiuto delle stesse da parte di un elettorato ormai esausto e stremato da una situazione pietosa del Paese sotto molteplici aspetti.

È iniziata la battaglia, da separati in casa, tra Salvini e Di Maio per accaparrarsi i meriti di una attività di governo che sembra essere votata al solo consenso elettorale in vista delle prossime elezioni e mentre Salvini va in affondo per riuscire a gestire una situazione di gestione degli sbarchi che appare essere sempre più difficile a causa di un apparente remare in senso opposto da parte degli alleati di governo, Di Maio sembra essere una canna al vento combattuto tra il dovere di fedeltà all'alleato e agli accordi di governo presi assieme da un lato e dall'altro tra la gestione dei propri uomini che, sempre più, appaiono sciolti da qualsiasi linea di condotta comune.

Certamente la Raggi non aiuta tra la vicenda ROM con le relative continue proteste degli abitanti di interi quartieri e la situazione rifiuti e trasporti pubblici nella più inaccettabile precarietà che permangono nello sdegno più assoluto dei romani. Non che Salvini e la sua politica di sicurezza abbia dato migliori risultati, nonostante l'apparente diminuzione dei crimini, considerato lo stato in cui versa la Capitale; basta dare uno sguardo alla zona della stazione Termini dove frotte di extracomunitari stazionano stabilmente 24 ore su 24 in uno stato di degrado di via Marsala e di via Giolitti, biglietto da visita per chi arriva a Roma, nella tranquilla negazione da parte di una sinistra che non vede, non sente e non nota in una difesa a spada tratta, a prescindere da qualsiasi dato di fatto, di coloro che, in quanto "minoranza", hanno diritto a permanere in tale stato che di integrazione non ha assolutamente nulla; anzi, lo stato di fatto alimenta una emarginazione che è iniziata decenni fa e oggi raggiunge il suo maggior picco.

Tuttavia si sa, in Italia tutto funziona così, spesso i provvedimenti si adottano o non si adottano indipendentemente dal loro pregio e dalla loro utilità sociale; tutto ruota attorno, a parte gli interessi economici contingenti, a ciò che l'avversario politico pensa o propone, una determinata misura non è idonea solo perché proposta dall'altro senza mai veramente tener presente il bene collettivo dei romani e degli italiani. E così per mesi, anni, decenni, colore politico o tipo di governo, sia esso tecnico sia esso espressione della volontà popolare. Chissà che questa crisi familiare non termini con una separazione consensuale o sfoci in una guerra dei Roses che, indubbiamente, non porterà beneficio a chi non ha lavoro, o non arriva a fine mese o non vuole emigrare o vuole vivere dignitosamente con ciò che una società che si definisce civile dovrebbe garantire.

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Redazione

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