Per i pazienti di Viterbo e provincia si preannuncia “un’estate drammatica” per dirla con le parole del segretario della Federazione Italiana Medici di medicina generale, Michele Fiore.
Una prospettiva drammatica ma fondata sui numeri: se nel 2022 la popolazione dei medici di famiglia sera già al minimo storico di 220 professionisti, nel 2023 tra pensionamenti e incarichi scaduti il numero scende a 170. Con un numero così basso sarà difficile garantire il servizio ai cittadini.
Come spiega il segretario Fiore: “molti colleghi andranno in pensione perché hanno raggiunto i 70 anni. Altri, che avrebbero già dovuto appendere il camice al chiodo per aver raggiunto la soglia anagrafica e che invece hanno continuato a prestare servizio in deroga e con incarichi temporanei, andranno in scadenza”.
Un problema soprattutto per i piccoli comuni che hanno un solo professionista a coprire migliaia di pazienti, ma non solo. Per l’estate si prevedono importanti carenze di personale anche a Caprarola, Fabrica di Roma, Ronciglione, Sutri.
Nella Tuscia, numeri alla mano, circa il 70% dei medici di base ha un’età al di sopra dei 60 anni. I medici al momento hanno aumentato il massimo dei pazienti a 1.800 (dai 1.500 massimi previsti), oppure hanno preso in carico anche 4 ambulatori distanti decine di chilometri tra loro. Ma in estate, tra ferie, pensionamenti e scadenze delle proroghe la situazione potrebbe diventare catastrofica.
Fiore ammette che “Non so come si farà a coprire tutti i territori. Una condizione tanto critica non si era mai verificata sinora”. Situazione critica che verrà affrontata nel faccia a faccia previsto nei prossimi giorni con il commissario straordinario della Asl, Egisto Bianconi; incontro previsto nella sede della Regione Lazio.
La situazione della sanità laziale è ben nota da molto tempo, nel 2022 un articolo del quotidiano “Il Tempo” spiegava come “il servizio sanitario regionale nel Lazio ha gli organici tra i più bucati d’Italia. All’appello mancano oltre un migliaio di medici e ben 7mila infermieri.”
Non solo, “il Lazio è anche una delle 5 regioni che hanno il maggior numero di infermieri al di sopra dei 58 anni”.
Se non si invertirà la rotta il problema dei medici di famiglia si riverserà sulle strutture sanitarie più grandi come gli ospedali provocando un effetto catastrofico sulle già enormi attese cui assistiamo oggi.
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