Medico di famiglia, la definizione è di un’altra epoca. L’esperienza della pandemia COVID-19 ha risvegliato e messo in movimento l’intero sistema medico sanitario. Ha evidenziato che i modelli attuali di gestione delle malattie croniche deve assolutamente cambiare. C’è bisogno di un ulteriore coinvolgimento della medicina generale (MG) nella prescrizione di farmaci con piani terapeutici (PT). Si deve aprire la strada ad un nuovo modello di presa in carico del paziente e questo rappresenterà una vera e propria “prova di tenuta” complessiva del Sistema Sanitario Nazionale (SNS).
La gestione del paziente cronico costituisce, ad oggi, una delle più grandi sfide del sistema sanitario, un impegno notevole in termini di risorse economiche e umane e che rappresenta un fenomeno in costante crescita, per via dell’aumento delle aspettative di vita e dell’età media. Le previsioni ISTAT indicano per il 2025 che il 25% della popolazione avrà un’età superiore ai 65 anni e buona parte dovrà convivere con una o più patologie croniche. Tali condizioni renderanno estremamente fragili questi individui e inoltre metteranno sotto pressione i loro familiari (caregiver) che dovranno assisterli e che lamentano difficoltà oggettive e soggettive, specialmente nei tanti casi di demenze senili.
Attualmente più del 55% di pazienti colpiti da patologie croniche ha come primo interlocutore il medico di medicina generale (MMG) che rappresenta l’elemento principale per la presa in carico del paziente cronico, per gli aspetti di prevenzione, diagnosi precoce e deospedalizzazione. Egli ha il compito di indirizzare il paziente verso un percorso personalizzato, in funzione della complessità della situazione. L’approccio però deve fare i conti con una serie di problematiche che gravano sul sistema sanitario: i tempi di attesa per accedere alle prestazioni, i limiti alla prescrittibilità delle terapie innovative, e i vari modelli organizzativi complessi e diversificati sul territorio nazionale. Le nuove tecnologie digitali stanno aiutando moltissimo e rappresentano il pilastro della nuova “organizzazione collaborativa” composta da pazienti, caregiver, specialisti, medici di medicina generale, aziende sanitarie, regioni e Comuni.
La pandemia in atto ha indicato molti limiti nell’attuale modello di gestione delle cronicità, come ad esempio la difficoltà di accesso ai farmaci; un modello troppo concentrato su una prospettiva specialistica e/o ospedaliera
In un prossimo futuro ci dovrà essere una importante innovazione di metodi e strumenti della presa in carico dei pazienti, attraverso una gestione clinica anche a distanza e non solo ambulatoriale e un armamentario sia diagnostico che terapeutico basato su nuove tecnologie. Sarà fondamentale semplificare il più possibile il percorso del paziente per accedere ai piani terapeutici ed ai relativi farmaci ma anche consentire che il sistema distributivo degli stessi, presso le farmacie territoriali, sia economicamente sostenibile.
In definitiva ci sarà un ulteriore coinvolgimento della medicina generale nella prescrizione dei farmaci con piani terapeutici ed una buona applicazione dei nuovi sistemi, il più possibile omogenea a livello nazionale, evitando modifiche sostanziali nelle singole regioni, per non incorrere in diseguaglianze di accesso alle terapie a seconda del territorio di appartenenza. Infine sarà sempre più importante il ruolo, nel sistema generale, del medico di medicina generale che non va confuso con il medico generico e neanche con il medico di base, figura non più esistente. Questo nuovo profilo garantirà l’assistenza primaria e sarà sempre più responsabile della cura globale del paziente e della cura olistica della persona all’interno della società in cui vive. Per un lungo periodo di tempo dovrà occuparsi di ogni aspetto della vita sanitaria della persona.
Quindi i nuovi medici di medicina generale acquisiranno sempre più competenze e nuove professionalità peculiari per poter essere pronti ai diversi approcci terapeutici e alle diverse e numerose patologie che caratterizzano soprattutto l’anziano e il grande anziano. Un ruolo essenziale con una responsabilità enorme nella erogazione di cure integrate e continuative per ogni singola persona, nel contesto della sua famiglia della sua comunità e della sua cultura.
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