Meloni affronta i giornalisti con il solito piglio. Fossero tutti come lei al Governo
Se è vero che le proiezioni confermano un progresso costante per il partito di Giorgia Meloni, è proprio FdI che potrebbe crearle problemi
Se ve ne fosse stato bisogno, la tradizionale conferenza stampa ai giornalisti di fine anno del Presidente del Consiglio (posticipata per motivi di salute giovedì 4 Gennaio) ha ancora una volta riconfermato la statura politica di Giorgia Meloni.
Già definita la vera ultima figura politica della Prima Repubblica, una che ha fatto tutta la gavetta, questa donna – la prima donna nella storia della Repubblica a Palazzo Chigi – potrà non piacere per alcuni eccessi di opinione e per la scelta forse affrettata di alcuni suoi collaboratori, ma ha stoffa e midollo da vendere e sino ad oggi non si è macchiata di gaffe – come tanti suoi predecessori illustri e viaggia sciolta, sola al comando. Il vuoto creato dietro di sé appare incolmabile (al momento) ma altresì pericoloso se si scruta l’orizzonte gramo che si staglia dinanzi al suo partito.
Gli inciampi sconsiderati di alcuni suoi uomini negli ultimi mesi, dal menu dei poveri consigliato ai ricchi, dai treni fermati col telefono, fino agli spari di Capodanno del deputato Pizzolo, indagato dalla magistratura, dimostrano che la Meloni oltre che decisamente imbarazzata, (dietro le quinte,) deve anche riflettere seriamente su come scovare un modo di colmare le lacune che scompigliano i suoi Fratelli d’Italia.
Il partito è cresciuto troppo in fretta – come racconta una canzone e come si nota dal grafico illustrato. Da notare, questo carattere labile e evanescente coi tempi che corrono vale per ogni partito presente in Parlamento, seppur con le dovute minute eccezioni.
Se è vero che le proiezioni per le prossime tornate elettorali confermano un progresso costante per il partito di Giorgia Meloni, in quest’epoca di facile uso e consumo politico, è proprio Fratelli d’Italia che potrebbe diventare una spina nel fianco. In un mondo normale, in uno scenario di altri tempi, qualche suo alleato potrebbe approfittare. Ma al momento, tra questi, né il tribuno urlante Salvini – né il fiacco e impantanato Tajani – sono in grado di farle anche solo il solletico. E neppure l’opposizione al suo Governo – sfilacciata fragile e insicura, creerà fastidi a Giorgia Meloni.
Ma sono i tempi ad esser gravi. All’estero grandi cambiamenti all’orizzonte, l’economia che punge, le sfide continue, incessanti: dai conflitti in Medio Oriente e Ucraina fino all’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti. In Italia i conflitti sociali, dati economici contrastanti e il malcontento che sale come l’IVA sul Gas. L’Italia ha la struttura di un Paese fragile, appesantito da un debito colossale e tanta speranza che con qualche miglioramento si possa risalire la china.
Ma per cambiare l’Italia occorreranno varie legislature e continuità di governo. Quello che ci è mancato da sempre. La volontà di modifica della Costituzione, il progetto, l’idea di un premierato forte, rispecchiano il coraggio e rappresentano la volontà di Giorgia Meloni di guardare al futuro, fare la storia e di non restare solo al potere come tanti hanno fatto prima di lei. Che ci riesca o meno non è dato, oggi, sapere.