La stazione Metro C Amba Aradam diventi “Partigiano Marincola”, questa la richiesta dell’organizzazione “Nibi”.
“A Roma abbiamo tante vie e riferimenti al colonialismo senza però avere targhe che testimoniano gli avvenimenti accaduti. Prendiamo spunto dalla proposta di Roberto Saviano. Chiediamo di dedicare la nuova fermata romana della metro C di Amba Aradam a Giorgio Marincola, il ‘partigiano nero’. Inoltre chiediamo di istituire un piccolo museo del colonialismo”.
Così l’organizzazione Neri Italiani Black Italians (Nibi). Un nome scelto per “il richiamo al termine dispregiativo affibbiato nei confronti di noi italiani emigrati all’estero. In prima linea tra gli organizzatori della manifestazione di piazza del Popolo”.
Alle istituzioni, Nibi lancia un appello “ci ascoltino, la proposta è semplice”. Superare il nome della fermata Metro Amba Aradam, che diventi Partigiano Marincola. Oltre a ciò, ricordano gli attivisti, “sarebbe importante contestualizzare le atrocità commesse in Etiopia e nelle ex colonie italiane.
Pensiamo sia necessario avere una testimonianza storica di ciò che è successo nel periodo coloniale, un monito per le nuove generazioni”. Vale a dire, “il ricordo di una triste pagina della storia italiana, quella del monte Amba Aradam. Qui morirono 20.000 etiopi per mano fascista tramite l’utilizzo di gas tossici”.
L’organizzazione riunisce italiani di seconda generazione e/o con background migratorio. “Oggi si sta parlando tanto di iconografia, di targhe e rappresentazioni legate alle manifestazioni del movimento Black lives matter dopo la morte di George Floyd.
Tante realtà, associazioni, giovani, singole persone si sono unite e sono scese in piazza contro ogni forma di discriminazione e razzismo. E’ tempo di ricordare il passato coloniale anche qui, in Italia”.
A raccontare sul web la storia di Giorgio Marincola, tra gli altri, è anche l‘Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi). Marincola nacque nel 1923 nella Somalia italiana da un maresciallo maggiore di fanteria di stanza nell’allora colonia dell’Impero, e da madre somala.
Il padre riconobbe sia lui che la sorella Isabella, un fatto non scontato per i costumi dell’epoca, e così entrambi furono portati in Italia in tenera età.
Marincola pertanto crebbe sotto il regime fascista guidato da Mussolini. Mentre a Roma frequentava l’università, all’indomani dell’invasione tedesca seguita all’armistizio, il giovane decise di unirsi alle formazioni clandestine romane.
Dopo la liberazione della capitale, informa l’Anpi, Marincola decise di proseguire la lotta contro il nazi-fascismo entrando a far parte di una missione militare e nell’agosto 1944 venne paracadutato nel Biellese.
Qui fu fatto prigioniero, ma una volta liberato da una missione degli alleati scelse nuovamente di continuare a combattere. Restò ucciso all’età di 22 anni presso Castel di Fiemme, nel Trentino, durante uno scontro con un reparto tedesco in ritirata.
L’anno seguente, nel gennaio del 1946, l’Università di Roma ‘La Sapienza’ ha conferito alla memoria di Marincola la laurea “ad honorem” in Medicina. Ne 1964, inoltre, al partigiano italo-somalo è stata intitolata una via di Biella. Secondo l’Anpi, Marincola è l’unico partigiano italo-somalo decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. (Ag. Dire)
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