Cronaca

Metro Roma, scoperto amianto nelle scale mobili e in altre infrastrutture

Amianto nella metro di Roma. Sono circa un centinaio gli impianti fermi della metropolitana della capitale, e non per le “solite” ragioni legate a disservizi e conti in sospeso, ma per un motivo ancora più serio.

Infatti, fa sapere il Corriere della Sera, nel corso dei lavori per la sostituzione di alcune infrastrutture delle stazioni Castro Pretorio e Policlinico, gli operai si sono accorti della presenza di amianto.

Per la precisione si tratta di “grossi quantitativi di amianto sotto le piastre di acciaio che proteggono i meccanismi di trazione delle scale“. Secondo quanto riporta il quotidiano citato le operazioni per estrarlo e sostituire i componenti saranno terminate non prima di maggio 2021.

Questo perché l’amianto è un materiale molto pericoloso che necessita di una procedura di smaltimento altamente cauta e specifica sia a livello tecnico sia a livello burocratico e giuridico. Portare via l’amianto coinvolge infatti l’ASL nelle operazioni di rimozione e di smaltimento.

Amianto nella metro di Roma: probabilmente è in tutti gli impianti

Ma purtroppo c’è di più, è probabile che l’amianto sia presente negli impianti di tutta la rete della metropolitana, dicono gli ispettori dal MIT. Sono diverse le stazioni che non vengono sottoposte a manutenzione da oltre 30 anni, per questo è molto probabile trovare questo materiale al loro interno. Ed esporre così i lavoratori e i passeggeri a nanoparticelle altamente cancerogene.

Dunque per ora si preferisce non aprire il vaso di Pandora del sottosuolo urbano per le operazioni di bonifica che potrebbero essere necessarie su tutta la rete di trasporto sotterraneo.

Ricordiamo che l’amianto o asbesto è un insieme di minerali del gruppo dei fillosilicati altamente cancerogeno. La sua resistenza al calore la sua struttura fibrosa lo resero un materiale diffuso nel Novecento anche in Italia per uso architettonico e costruttivo. La produzione, la lavorazione e la vendita dell’amianto sono fuorilegge nel nostro paese dal 1992.

Ci si domanda quindi, se questo materiale è nelle infrastrutture del trasporto da molti decenni, perché solo ora viene rinvenuto? O perché solo ora ci si adopera per eliminarlo? L’amministrazione capitolina non ha mai pensato di sostituirlo? Possibile che non ne fosse al corrente?

Giulia Bertotto

Laurea magistrale in Filosofia e master in “Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale". Collabora con il "Lucania Film Festival" e ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo "In caso di Apocalisse" e il saggio "Westworld la coscienza in serie", presentato alla fiera editoriale “Più libri più liberi” di Roma.

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