Micaela Quintavalle: “Combattiamo insieme”
Lo scempio di una politica che ha portato Atac al collasso: ecco il commento di Micaela Quintavalle
La pasionaria alla guida della rivolta Atac non si ferma davanti a niente e nessuno.
Dopo aver scritto una lettera, indirizzata a cittadini, utenti e vertici di Atac, la pasionaria Micaela Quintavalle parla agli ascoltatori di RadioRadio.
In collegamento con Un Giorno Speciale, la trasmissione di Francesco Vergovich, e affiancata dall'inviato speciale Andrea Koveos, Micaela racconta i disagi degli autisti e i motivi che hanno scatenato le proteste che stanno agitando la Capitale.
"A protestare non siamo solo noi autisti – dichiara ai microfoni di RadioRadio – ci sono anche i macchinisti della Roma-Lido, Roma-Giardinetti e della Roma-Viterbo. E manifestiamo contro i disagi: noi non possiamo andare in ferie, anche se è un diritto dei lavoratori. Ma vista la carenza di personale, disponiamo solo di 10 giorni in estate". 10 giorni scelti dall'azienda, mentre, per legge, i lavoratori dovrebbero disporre di 15 giorni in estate, sempre scelti dall'azienda, e 15 giorni in inverno scelti, invece, a propria discrezione.
"Gli interinali, su cui l'azienda ha investito – continua – non vengono assunti, nemmeno dopo 3 anni, e tra questi ci sono anche padri di famiglia, inutile ricordarlo. Se dobbiamo andare ad un funerale, dobbiamo presentare il certificato di morte; se dobbiamo andare ad un matrimonio, dobbiamo presentare la partecipazione. Tutto questo è vergognoso, non c'è il rispetto della privacy. Oppure, montiamo il servizio su Marte e lo smontiamo su Venere: anche questo è un disagio".
Per non parlare delle malattie: "Dopo 180 giorni – racconta Micaela – l'azienda ti mette lo stipendio a mezza paga. Quindi, non puoi permetterti di stare male per più di 6 mesi. Ma non lo fa con tutti: all'amministrativo, infatti, lo stipendio non viene dimezzato. Ma siamo tutti lavoratori della stessa azienda, oppure no?".
La differenza, è anche nei pagamenti: i dirigenti ricevono superstipendi a fronte di risultati inesistenti, e dell'inefficienza del sistema di trasporto.
Ci saranno i sindacati, allora, a dare una mano. Pensiero lecito di molti, ma la realtà racconta un'altra storia.
"I sindacati sono assenti. Io lo ripeterò fino alla morte, non sono per principio contro i sindacati, ma questi ci fanno schifo". La denuncia di Micaela Quintavalle è molto forte. E continua: "I sindacati, come da art. 39 della Costituzione, devono esserci. Invece questi sindacalisti sono aziendalisti. Li vedi muovere i primi passi al fianco dei lavoratori; poi, dopo qualche tempo, te li ritrovi come superiori. La domenica sono a casa, hanno turni di 4 ore. Insomma, godono di privilegi assurdi. E come puoi pretendere che tutelino i lavoratori se vedono la strada del sindacato come via per realizzare le proprie aspirazioni aziendaliste? Questo, ad esempio, non accade per i sindacati della Roma-Giardinetti, ma da noi sì. Bisogna che non abbiano più certi privilegi: solo così, forse, potremmo essere sicuri che se volessero fare i sindacalisti, lo farebbero per reale amore dei lavoratori, e non per i propri interessi personali".
Non solo. La Quintavalle, con la parola che ferisce più di un colpo di spada, si rivolge anche ai media: "L'altra sera ero a Porta a Porta, e volevano far passare il messaggio che se l'Atac sta fallendo, è colpa dei cittadini che non pagano il biglietto. Dire questo è vergognoso, perché è una strumentalizzazione, e perché non è vero".
O meglio, non è il solo motivo, né il principale capro espiatorio. Per capire come si è arrivati fin qui, Andrea Koveos, infatti, ricorda che bisogna risalire molto indietro nel tempo, e chiedersi perché l'azienda sia stata spacchettata, perché l'azienda conti più personale amministrativo che non autisti, perché siano stati spesi soldi per acquistare mezzi nuovi mai utilizzati.
"Noi qui ci giochiamo 30 anni di vita, altro che strumentalizzazioni da salottino di gente che ignora le cose – prosegue ancora Micaela Quintavalle – La politica, che è a capo dell'azienda, dovrebbe dettare le tracce. La realtà, invece, è che i vertici non hanno la minima idea di cosa voglia dire essere un macchinista a Roma. E allora si finisce per dare la colpa sempre agli stessi, ovvero agli utenti e a noi autisti. Sia chiaro, i cittadini devono pagare il biglietto, è ovvio. Ma non è colpa loro se siamo in questa situazione, bensì di una politica che vuole portare al collasso l'azienda per dimostrare che c'è un reale bisogno di privatizzarla. Così, dimostrando che il deficit è insanabile, vogliono giungere alla privatizzazione, ma non si ricordano che percorrendo tale via, andrebbero contro una volontà nazionale. Tempo fa, infatti, ci fu un referendum, e gli italiani furono chiamati a decidere quale bene doveva considerarsi pubblico e quale no. E se privatizzassero questo bene pubblico di Roma, ignorerebbero la volontà popolare".
"Ho anche scritto una lettera al sindaco Marino – prosegue – Ho paragonato l'Atac a un paziente malato, usando una metafora medica, nota al sindaco. E a chi mi chiede perché le proteste non siano partire nel periodo dell'amministrazione di Alemanno, rispondo che il periodo storico ha fatto sì che iniziassimo a protestare ora. Non c'entra la destra e la sinistra, non c'entra Marino o Alemanno. Anche Rutelli e Veltroni hanno la loro buona parte di colpe, ne siamo consapevoli. E lo stesso Alemanno, che ha spesso ribadito la sua contrarietà all'ipotesi di privatizzare Atac, lo ha fatto probabilmente in vista della futura campagna elettorale".
"La cosa più importante – conclude Micaela – è che questa battaglia sia portata avanti da tutti insieme, utenti e autisti. Per questo continuo col mio appello: cercate di capirci, stiamo protestando anche per voi".
E infatti, negli scorsi giorni, anche molti utenti del servizio di trasporto capitolino si sono schierati a fianco degli autisti.
"Gli unici che mancano, sono i sindacati", questa la chiosa finale di Andrea Koveos.