Migranti. Radicali: “Milano avanti, Roma al Palo”
“Dallo scoppio di Mafia Capitale, di accoglienza non si parla più e nessuno vuole assumersi la responsabilità di mettere mano a un sistema che ha in carico oltre 3000 persone”
"Mentre il sindaco di Milano Sala si mobilita chiedendo al Governo un cambio di passo sulla gestione dei flussi migratori attraverso una politica di integrazione seria, dotata di risorse adeguate, nella Capitale sul fronte immigrazione regna l'immobilismo. A Milano, esiste un sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati che sperimenta forme diffuse nel territorio, con l'obiettivo di superare i grandi centri, e l'assessore Majorino ha predisposto una rete di piccoli centri per migranti in transito in grado di assistere i profughi che a centinaia in questi mesi arrivano in stazione.
A Roma, una settimana fa, l'assessore Baldasarre ha dichiarato di non essere in grado di occuparsi dei migranti che arrivano a via Cupa, abbandonando sulle spalle dei volontari un lavoro gravoso e delicato che va avanti da mesi. Dallo scoppio di Mafia Capitale, di accoglienza non si parla più e nessuno vuole assumersi la responsabilità di mettere mano a un sistema che ha in carico oltre tremila persone. Nonostante l'attività preziosa delle tante associazioni attive sul territorio, tutto è fermo.
Alla Sindaca Raggi e all'assessore Baldassarre, a cui abbiamo già avanzato una richiesta di incontro su questo tema, chiediamo di uscire dall'immobilismo, di occuparsi dei profughi in transito e guardare alle proposte già esistenti di riforma dell'accoglienza, come le due delibere di iniziativa popolare della campagna Accogliamoci, promossa da noi con il sostegno dalle principali organizzazioni che si occupano di asilo e immigrazione a livello nazionale.
Proposte sottoscritte da oltre 6.000 romani e che aspettano di essere discusse dall'Assemblea Capitolina, come richiede lo Statuto comunale". Così in un comunicato Riccardo Magi, segretario di Radicali italiani, e Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma.