Misericordia e i neologismi di Papa Francesco

di Massimo Persotti

Si è appena aperto l'Anno santo straordinario per il Giubileo della misericordia. Proprio 'misericordia' è una parola centrale per Bergoglio. Come ha scritto Rino Fisichella,  Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, "non è improprio sostenere che Papa Francesco ha fatto della misericordia il suo programma di pontificato".

Lo ha ripetuto anche stamane Papa Francesco, all'Udienza generale in piazza San Pietro: "Specialmente in questi nostri tempi il richiamo alla misericordia si fa più urgente". E ha ripetuto più e più volte questa parola sottolineandone la straordinaria capacità di "contribuire realmente all'edificazione di un mondo più umano".

Il peso di questo vocabolo nella retorica bergogliana è evidente anche da un altro punto di vista, più strettamente linguistico. Da 'misericordia' infatti originano almeno due neologismi di Papa Francesco: misericordiare e misericordiando.

Bergoglio ha fatto ricorso già in moltissimi casi a nuovi vocaboli non certo per vezzo linguistico ma solo perché nel suo parlare chiaro e diretto al popolo cristiano e non, quando non trova le parole adatte, le inventa.

Giocattolizzare, mafiarsi, inequità, spuzzare, primerear, balconear … l'elenco è lungo e in molti hanno cominciato a classificare e studiare il fenomeno, tanto che ormai si parla di 'bergoglismi' per identificare i neologismi papali.

E se con 'misericordiare' Papa Francesco spiega che "Dio è misericordia" e ricorda la missione del suo pontificato ("sono venuto a misericordiare", cioè a fare misericordia), con 'misericordiando', uno strano gerundio, attinge proprio alla sua creatività per supplire a una carenza della lingua italiana. Lo ha ben spiegato a padre Antonio Spadaro in una intervista a La Civiltà Cattolica: "Il gerundio latino miserando è intraducibile sia in italiano che in spagnolo. Mi è venuto in mente di tradurlo con un altro gerundio che non esiste: misericordiando".

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