Una figura singolare quella di Gianni Turina, artista nel senso pieno del termine e contemporaneamente uomo ben saldo alla realtà quotidiana. Lei è anche un uomo politico che ha ricoperto incarichi pubblici di rilievo. Quale atteggiamento ha la politica nei riguardi dell’arte e della cultura?
La mia esperienza politica è iniziata con l’obiettivo di mettersi a disposizione della mia città che era, parlo del 1994, attraversata da una profonda crisi culturale. Il forte consenso che i cittadini mi hanno manifestato ha consentito di svolgere vari ruoli, da consigliere comunale e delegato per il Giubileo ad assessore ai lavori pubblici, nel 2004 consigliere della Regione Lazio e dal 2007 al 2012 Presidente del Consiglio Comunale di Rieti.
La mia azione politico-amministrativa ha portato ad una importante riqualificazione della città anche attraverso il reperimento di fondi europei.
Il mio impegno verso la cultura ha permesso il restauro del teatro Flavio Vespasiano oltre all’apertura del Museo Civico e di quello Archeologico e l’organizzazione della incoronazione di Carlo II D’Angiò che ebbe luogo nel 1289 nella cattedrale di Rieti.
Ho sostenuto e finanziato manifestazioni artistiche come la realizzazione del sentiero degli Artisti a Greccio con affreschi dedicati a San Francesco e varie altre mostre avendo sempre cura di non esporre mai le mie opere per una questione etica di conflittualità con il mio ruolo pubblico. La decisione di impegnarmi in prima persona nell’attività politica nacque per reazione verso un modo di gestire la cultura del Comune di Rieti in modo estremamente superficiale.
Nel 1990-91 e 1992 ideai e organizzai il Festival Internazionale del Musical ponendo in relazione il musical americano e la Commedia Musicale Italiana che con il supporto di Pietro Garinei e di numerosi artisti di rilievo internazionale oltre ad importanti sponsor.
La manifestazione ebbe un successo clamoroso anche con tre serate RAI. L’amministrazione comunale di allora anziché sostenere l’iniziativa assunse una posizione ostativa portando all’impossibilità di realizzare la quarta edizione. A quel punto la promessa che feci a me stesso fu quella di mandare a casa quella classe politica ed in particolare quell’assessore alla cultura.
Nel 1994, promessa onorata, divenni consigliere comunale ed iniziò il mio percorso politico con l’impegno di non assumere quei comportamenti che avevo sempre combattuto.
Nonostante la mia personale azione a sostegno dell’arte però non è possibile ignorare un atteggiamento generalizzato della politica di prestare poca attenzione nella cultura ed in particolare nelle arti figurative inserendo sempre meno risorse nei bilanci.
Probabilmente il fatto che gli artisti fanno fatica, proprio per loro conformazione, a costituire gruppo di pressione e a lavorare in modo troppo individuale, comporta che il settore dell’arte viene scarsamente considerato in termini elettorali.
Riesce a trasferirci la sua giornata di artista. Dove prende gli spunti per le sue opere e il tempo per le sue opere?
Io ho iniziato a dipingere all’età di 14 anni sostenuto e incoraggiato da mio zio Dante pittore, dipingendo molto dal vero paesaggi, specialmente nelle estemporanee che dagli anni 60 si svolgevano numerose in varie città. Una palestra di formazione all’aperto con artisti affermati dai quali cercavo di cogliere aspetti tecnici ed espressivi.
In questo primo periodo le mie giornate le dedicavo a dipingere all’aperto per cogliere le emozioni della natura con le sue luci, i suoi profumi e le sue continue mutazioni attraverso una interpretazione personale e di sintesi nei segni e nel colore avendo come riferimento gli impressionisti francesi.
Successivamente la mia attività si è spostata all’interno del mio studio portando con me tutto ciò che avevo assorbito all’aperto anche attraverso la realizzazione di stampe calcografiche e litografiche.
La consistente produzione grafica nacque dall’incontro con Luigi Guardigli, già allievo e stampatore di Picasso, che mi invitò al suo studio che aveva attrezzato a Contigliano di Rieti provenendo dalla Spagna.
Con un torchio litografico a stella del 1800, oggi nel mio studio, realizzammo le prime litografie su pietra e successivamente molte altre impegnando giornate intere per sviluppare il complesso procedimento di stampa. Le mie opere hanno trovato spunti in particolare dai paesaggi ma anche dai fiori e dalle nature morte senza trascurare la figura spesso rappresentata nei diversi murales realizzati.
Nonostante i miei molteplici impegni e vari interessi, nel momento in cui osservo un oggetto o un paesaggio, trovo comunque sempre il tempo, sia giorno che di notte, a trasferire quella emozione sulla tela.
Recentemente ho intrapreso un nuovo percorso figurativo realizzando una serie di opere ispirate alla donna cercando di cogliere le loro emozioni interiori attraverso una tecnica mista che mette in sinergia la fotografia, con la computer grafica, la stampa e la pittura cercando di privilegiare l’aspetto creativo.
Questa scelta nasce dalla consapevolezza di un mondo che intorno a noi cambia velocemente con il rischio di perdere le proprie identità ma anche con il rischio di rimanere fermi in un mondo che non esiste più.
Rieti, la sua città, è la capitale del centro Italia del peperoncino, al quale lei ha dedicato la sua attenzione artistica, ricevendone anche recensioni molto lusinghiere.
Dieci anni fa insieme all’on. Guglielmo Rositani, allora vice presidente RAI, facemmo visita al Festival del peperoncino di Diamante e venni ricevuto da Sindaco in qualità di Presidente del Consiglio Comunale di Rieti. Nel corso dell’incontro ufficiale proposi di organizzare anche a Rieti una manifestazione simile con il supporto di Diamante che aveva una esperienza consolidata. Tornati a Rieti costituimmo un gruppo di lavoro guidato da Guglielmo Rositani e, analizzando le diverse potenzialità del peperoncino, decidemmo di organizzare la prima edizione che riscosse immediatamente un grande successo.
All’interno del programma non poteva mancare l’arte e io mi assunsi l’incarico di organizzare una mostra collettiva invitando alcuni artisti a realizzare delle opere ispirate al peperoncino. Nell’arco dei nove anni sono state realizzate circa 150 opere che hanno come tema il peperoncino, soggetto trascurato dai grandi artisti perché “scomunicato” dalla chiesa.
Nel programma per la decima edizione, rimandata per la situazione del Corona Virus, spiccava “Spazio Arte”, all’interno del quale erano previste mostre di pittura, scultura, fotografia, installazioni, perfomances e l’allestimento di un laboratorio serigrafico diretto da Enrico Di Sisto.
Inoltre un laboratorio calcografico diretto da Luigi Guardigli, già stampatore di Picasso e di alcuni grandi maestri del 900 oltre ad un convegno “Testimonianze e nuove tendenze dell’Arte Contemporanea” con artisti, giornalisti e critici d’Arte. L’anno prossimo questo Spazio verrà riproposto e potenziato per festeggiare degnamente il decennale della manifestazione.
Infine le chiediamo di presentarci le opere esposte nel castello Orsini di Mompeo fino al 18 agosto.
Nella mostra allestita nelle sale del castello Orsini di Mompeo, nell’ambito delle “Estate delle Meraviglie”, progetto promosso dalla Regione Lazio e realizzato dal Comune di Mompeo con la collaborazione dell’Associazione Culturale Arte Mondo, sono presenti opere realizzate in periodi diversi, soggetti e tecniche varie. Da alcuni scorci di paesaggi sabini ad una spiaggia malinconica fino ad alcune recenti opere in omaggio al territorio di Mompeo. Sono presenti anche due opere del “Percorso Immagini Donna” che rappresentano la più recente espressione creativa.
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