Conosciamoli da vicino i nostri rappresentanti politici
Sappiamo il loro pensiero riguardo le grandi problematiche e le questioni particolari che ci interessano. Leggiamo le loro dichiarazioni, i commenti sui social media, vediamo gli interventi nelle Aule istituzionali, ma al di fuori del contesto politico chi sono le donne e gli uomini che ci rappresentano? Come trascorrono il tempo libero? Come è stata la loro fanciullezza?
Queste e altre curiosità cercheremo di esaudire attraverso la rubrica “Ritratti”.
Oggi conosciamo un volto amico de “Il Quotidiano del Lazio”, la presidente del VII Municipio di Roma Capitale, Monica Lozzi, candidata a sindaco di Roma con la lista Revoluzione Civica.
Monica ci ha concesso di conoscerla da vicino attraverso il racconto personale della sua vita nelle diverse fasi, dalla fanciullezza fino al momento presente. Una narrazione condita con i suoi interessi, le sue passioni.
“Amavo fare tutti i giochi definiti maschili, come il rincorrersi, giocare a pallone, sfidare gli altri in giochi fisici e di abilità. Insomma: ero un vero maschiaccio! Ma ero anche molto timida. Ero solita aprirmi ed essere me stessa solo con chi riusciva a conquistarsi davvero la mia fiducia.
Ho sempre vissuto in periferia, frequentando gruppi che rafforzavano l’amicizia giocando all’aperto, parlando molto e schiettamente. A volte si discuteva anche animatamente, ma vinceva sempre l’affiatamento e l’affetto.
A scuola sono sempre andata bene. Non ero una secchiona, ma me la cavavo egregiamente in tutte le materie, soprattutto in matematica, che mi ha sempre affascinata e in cui raggiungevo brillanti risultati, tanto da scegliere come Scuola Superiore il Liceo Scientifico e successivamente, all’Università, la facoltà di Matematica.
L’ho però lasciata quando i miei concomitanti impegni lavorativi non si conciliavano con la frequenza universitaria. Allora scelsi l’indipendenza economica, ma dopo aver vinto il concorso al Tribunale, e con la crescita di mia figlia, nel 2003 mi reiscrissi all’università, alla facoltà di Sociologia che ho concluso con la laurea.
A parte il pallone, che è stata la mia grande passione, ricordo nella mia prima infanzia di aver giocato molto con i bambolotti ‘Ciccio Bello’.
Li cambiavo, li vestivo, li lavavo e curavo. Credo di aver esercitato in quel frangente il mio spirito materno.
Alle elementari avevo l’amichetta del cuore, Alessandra, con cui giocavo e condividevo i miei piccoli segreti. Crescendo, il mio migliore amico è stato un ragazzo, Gianluca, con il quale, grazie ai social, ho riallacciato i rapporti dopo averli interrotti tantissimi anni fa.
Il mio primo amore l’ho avuto a 14 anni. Ed è stata anche la mia prima vera delusione. In quel frangente ho capito quanto può essere difficoltoso gestire una relazione e quanto si possa soffrire, ma anche crescere grazie alle pene d’amore. Infatti da quel momento ho maneggiato i sentimenti con più cura e consapevolezza.
Amo tutta la musica italiana, e ascolto alcuni gruppi e cantanti presenti ormai da anni nel panorama discografico italiano, come i Litfiba, i Negramaro, le Vibrazioni, ma soprattutto Ligabue. La canzone a cui sono più legata è la sua, ed è “Il giorno di dolore che uno ha”.
Mi ricorda un momento particolare della mia vita, quando a seguito di uno scoppio avvenuto nella mia casa, mia madre era stata ricoverata in Ospedale in Terapia Intensiva. Mentre ascoltavo le parole di quella canzone, mia madre tornò a respirare autonomamente…
Lo sport rappresenta una parte importantissima della mia vita. Ho giocato a calcio fino ai 25 anni, prima nei tornei studenteschi, poi facendo parte di una squadra maschile di calciotto. Per permettermi di cambiarmi mi assegnavano lo spogliatoio dell’arbitro! Ho inoltre praticato la pallavolo, un altro sport di squadra che mi ha insegnato molto.
L’attività sportiva mi forniva la carica per affrontare la vita di tutti i giorni, mi permetteva di scaricare l’energia che accumulavo nella quotidianità, mi insegnava il rispetto per la disciplina, per l’avversario e mi aiutava a fortificare lo spirito di gruppo. Tutti valori che mi hanno aiutata a diventare quella che sono.
Devo ammettere di essere una brava cuoca. Riesco bene in cucina e mi destreggio anche in tavolate con più di 30 persone. Il mio cavallo di battaglia è la lasagna in tutte le sue versioni. Anche i miei risotti sono buoni, però…Sono vegetariana, ma all’occorrenza preparo piatti anche non vegani. Cosa amo mangiare più di tutto? La pizza Margherita.
Il pochissimo tempo libero che attualmente riesco a ritagliare mi piace trascorrerlo a contatto con la natura e con gli animali, lontana dalla calca e in compagnia degli amici più intimi e dei parenti più stretti. Un altro piacevolissimo passatempo per me è la lettura: appena posso mi dedico a un buon libro con temi storici o biografici. Non amo molto i romanzi.
Diciamo che la politica è qualcosa che ha sempre fatto parte di me, se alla politica si dà il significato più alto del termine, ossia occuparsi di scelte e di obiettivi comuni. Dal momento in cui mi sono trasferita a Morena, ho preso a interessarmi alla vita del mio quartiere, collaborando con il Comitato e cominciando a interfacciarmi con le Istituzioni.
In quegli anni stava piano piano crescendo il Movimento 5 Stelle, che sembrava incarnare valori e bisogni da me condivisi, ossia la possibilità di un cambio culturale nella politica, finalmente fatta e gestita dal basso, con il reale coinvolgimento dei cittadini. Mi chiesero la disponibilità a candidarmi al Municipio VII e nel 2013 ha inizio la mia storia all’interno delle Istituzioni”.
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