Monte Livata, madre bimbi: “Non sono un mostro”
La donna ha esposto la sua versione dei fatti, sui quali indaga la procura di Tivoli
Questa sera dormiranno nel loro letto e con il tempo la notte passata al buio, persi nei boschi e con il termometro sotto lo zero, sarà solo un brutto ricordo. Manuel e Nicole, i due bimbi ritrovati il primo gennaio sul Monte Livata sono stati dimessi questa mattina dal reparto pediatrico del Policlinico Gemelli di Roma dove erano ricoverati.
I due piccoli stanno bene e nei prossimi giorni avranno bisogno di tornare nell'ospedale romano solo per alcuni controlli medici per le fratture riportate nella notte di Capodanno. Manuel, 5 anni, e Nicole, 4, si erano persi la mattina del 31 dicembre durante una passeggiata nel bosco in compagnia della mamma del bimbo.
E nella giornata odierna la donna, Alexia Canestrari, dopo aver lasciato l'ospedale di Subiaco, ha raccontato "del miracolo", della "storia a lieto fine" e di come ha combattuto per salvare i due bimbi. Come una "una madre di una qualsiasi specie che in una giungla vuole trovare la salvezza per i propri cuccioli". E di come rifarebbe "ogni cosa che ha fatto per cercare i soccorsi e riportare così Manuel e Nicol a casa".
Non il "mostro" che i media hanno dipinto, ha raccontato a "La Repubblica". Ma una donna disperata che ha lasciato i due bambini in un luogo che riteneva "più sicuro" e si è allontanata per cercare aiuto. Alexia ripercorre tutte le paure e le ore d'ansia quando ha capito di essersi persa con i bambini con l'aggravante del cellulare fuori uso.
"Quando siamo partiti con lo slittino – ricorda la donna – avevo il telefono cellulare con il 22 per cento di batteria. Non essendoci copertura, si è scaricato in breve tempo. Me ne sono accorta quando ho cercato di guardare l'ora e l'ho trovato spento".
Poi ha provato a spiegare i momenti terribili di quando ha deciso di allontanarsi da sola e cercare qualcuno che potesse soccorrere lei e i figli. "Ho coperto il più possibile i bambini, ho messo loro le manine nelle tasche ricoperte di pile, ho stretto i loro cappellini, avevano la calza che si indossa sotto la tuta da sci, ho chiuso bene i loro pantaloni. La giacca sinceramente non me la sono tolta. Senza, essendo caduta da dirupi, cercando di scendere a valle anche scivolando volontariamente su un ruscello, non sarei qui a raccontare questa storia".
Questa sera i due bambini saranno nuovamente nella loro casa, tra i loro giochi e le cose che li rendono sicuri, quelle cose che li aiuteranno ad allontanare gli incubi delle ore passate da soli dopo quella che doveva essere solo una passeggiata con lo slittino. Ma nei prossimi giorni i loro racconti, così come quello di Alexia Canestrari, diventeranno parte integrante dell'inchiesta avviata dalla procura di Tivoli.
Al momento i frammentari ricordi della mamma di Nicole sono stati raccolti dai carabinieri di Subiaco che hanno inviato una prima ricostruzione ai pm che si occuperanno di chiarire tutte le fasi di quanto avvenuto il 31 dicembre. Il fascicolo, allo stato, non ha ipotesi di reato. Se il racconto di Alexia Canestrari convincerà gli inquirenti e l'inchiesta sarà archiviata, quella brutta notte passata al gelo e con la paura sara' solo un brutto ricordo per tutti.