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Monterotondo su una cima della valle del Tevere, cantata da Virgilio nell’Eneide

Monterotondo si trova su una altura della valle del Tevere e dove si trovava l’antica città sabina di Eretum, al termine della via Nomentana, raccontata da Virgilio nell’Eneide. Con l’arrivo dei barbari, le persone si spostano in un castello fortificato sotto la protezione dell’Abbazia di Farfa su Monte della Ginestra e la città si forma seguendo linee circolari da cui il nome ‘Campus Rotundus’.

Dal XIII secolo passa sotto il controllo della famiglia Orsini, che nella sua storia ha avuto due papi e che è stata imparentata con Lorenzo il Magnifico. Sono gli Orsini a trasformare la rocca in un palazzo rinascimentale.

Nel 1626 Monterotondo passa sotto il controllo della famiglia Barberini che la trasforma in Ducato e realizza grandi lavori di sistemazione urbanistica e il Duomo. Nel 1867 i Grillo ospitarono Giuseppe Garibaldi e il suo stato maggiore nel palazzo Orsini e a lui è dedicata la grande porta di ingresso della città.

Nel 1915 Monterotondo è stata seriamente danneggiata dal terremoto di Avezzano. Durante la seconda guerra mondiale è stata la sede delle Forze Armate e massicciamente attaccata dai Tedeschi. Da visitare il Duomo di Santa Maria Maddalena del XVII secolo, voluto dalla famiglia dei Barberini, che gareggia in bellezza con le migliori chiese di Roma. Per metterlo in una area difendibile fu allargata la cinta muraria. All’interno si trova un prezioso affresco dedicato alla Madonna del Tempio.

Il palazzo Orsini è il cuore amministrativo e culturale del paese e nel cortile si trovano gli stemmi dei papi Medici e Orsini. Dal grande cortile con colonne ottagonali si accede al primo piano signorile decorato con affreschi cinquecenteschi rappresentanti episodi dei miti, una veduta di Monterotondo, scene di caccia e decori sul tema dell’amore e tempo. Il palazzo oggi è sede del comune e ospita il museo archeologico con circa 3.000 reperti.

Per gli amanti della natura e della storia si può trascorrere del tempo nelle riserve della Macchia del Barco e della Macchia della Gattaceca, tra Monterotondo e Mentana, con una ricca flora e fauna e un tratto in basalto della antica via Nomentana dove sono visibili vari cippi funerari datati tra il I secolo AC e il I secolo DC. Era infatti usanza dei romani seppellire i morti lungo le strade principali fuori dei centri abitati. Molti dei materiali rinvenuti durante gli scavi archeologici sono esposti nel Museo Archeologico di Monterotondo.

L’area di Monterotondo ricade all’interno dell'area di produzione del prestigioso Olio di Oliva Sabina DOP. L’olio è arrivato in questa area portato dagli Etruschi e la Sabina era rinomata per la qualità delle sue olive. L’olio di Monterotondo è stato uno dei preferiti dai romani.

Il Paese della settimana, in collaborazione con Anci Lazio

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Redazione

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