Votazioni, frasi sibilline, dubbi della Rai. Non si placa ancora la bufera relativa all’esclusione di Enrico Montesano da Ballando con le Stelle, format di Rai 1 del sabato sera, che lo vedeva figurare tra i protagonisti del cast.
L’attore, lo ricordiamo ai più disattenti, era stato squalificato perché aveva indossato una maglietta con il simbolo della Decima Mas, riportante la frase Memento Audere Semper, sfoggiata durante alcune prove di preparazione del programma stesso. Ora dunque, più di un indizio induce a considerare una sua incredibile riammissione.
Montesano intanto, dopo l’esclusione, aveva riportato alcune dichiarazioni manifestando il proprio disappunto e, al contempo, aveva dato mandato al proprio legale di esaminare la questione ai fini della propria tutela.
“Saranno stati quattro o cinque fotogrammi, niente di più. Mi chiedo perché li abbiano lasciati e non siano stati tagliati in montaggio visto che pensano siano così orribili e da censurare” – aveva detto Montesano – “O perché ad esempio non abbiano oscurato il logo, visto che se indossi qualche marchio subito te lo nascondono con adesivi perché non si veda in tv. Sono molto attenti a tutto, bravissimi, coloro che lavorano per il programma. Nulla di nulla fino al mattino dopo. Nessuno si accorge. Selvaggia Lucarelli? Non commenterò nel merito. Le frasi dette sabato sera in diretta sono rivelatrici“.
Al fine di analizzare meglio una vicenda non troppo chiara, abbiamo intervistato lo scrittore Fulvio Abbate.
“Siamo in un Paese cattolico, dove è ammesso il perdono” – ha detto Abbate – “Quindi tutto è ammissibile. Anche che, in nome dell’audience, Enrico Montesano rientri.
D’altronde anche il settimo sigillo del Grande Fratello Vip, che è assimilabile a Ballando con le Stelle, è stato spezzato. Perché in altri tempi nessun a nessuno altro escluso, sarebbe stato concesso di essere presente in studio. Questa grande magnanimità cattolica si consente finanche che l’emendato Montesano rientri in studio. Tanto più che l’uomo, oltre alla canotta della Decima Mas, custodisce in casa un ritratto di Che Guevara e la tessera del Partito Socialista, da lui mostrata”.
“Molti lo ricordano sia nei panni del comprimario in Febbre da Cavallo, ma anche autore di un disco elettorale negli anni settanta. E ancora in qualità di deputato al Parlamento Europeo con il PDS. Nell’almanacco esistenziale di Montesano, tutto è presente e tutto si confonde”.
Non le pare un controsenso a questo punto? Prima la squalifica, poi la riammissione in gara. Dunque, l’episodio non è stato ritenuto così grave?
“La verità è politica in questa storia. Si vuole riconoscere uguale onore, sia alle formazioni partigiane che scesero dalle valli, dopo il segnale lanciato dal CLN, “Aldo dice 26×1”. E altrettanto onore si vuole riconoscere alla Decima Flottiglia Mas. Chi dice che questa fosse unicamente impiegata in battaglia e non in azioni di rastrellamento contro i partigiani, al fianco dei nazisti, dice una falsità”.
“Perché il mio amico Riccardo Garrone, volto del cinema italiano, mi confermava che in qualità di membro della Decima Flottiglia Mas era stato impiegato proprio in queste azioni di rastrellamento. Prima o poi realizzerò un film su di lui che racconta tutto questo. Si vuole perciò mettere sullo stesso piano partigiani, antifascismo con il fascismo. In tutto questo, Montesano non dona alcun capolavoro da molti anni, non interpretando personaggi significativi.
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