Morlupo, gatto ucciso con petardi. Ancora ignoti i responsabili
“Roscio”, viveva a Morlupo; un gatto che non aveva padrone. Dunque qualcuno si è sentito autorizzato a ucciderlo barbaramente
È caccia al branco che ha barbaramente ucciso un gatto a Morlupo, la povera vittima è stata uccisa a colpi di petardi. I responsabili hanno poi lasciato a terra il corpo martoriato dalle bruciature.
“Roscio”, così era chiamato il gatto randagio che viveva a Morlupo, un gatto che non aveva padrone e dunque qualcuno si è sentito autorizzato a ucciderlo barbaramente. A notare la povera bestia ormai esanime una donna che stava passeggiando con il suo cane.
Roscio, la cattiveria umana senza fine
Domenica scorsa, probabilmente durante la notte, il gatto ha incontrato i suoi assassini. Sul corpo del felino segni evidenti di violenza, di spari e bruciature da petardi. Accanto al corpo, una busta di plastica con i bordi disciolti. Forse l’ultima prigione di Roscio prima di essere ucciso.
Non era solo, lo curavano gli animalisti
A piangere il povero gatto, le le volontarie di associazioni locali la Calico Odv e il Club degli Amici a quattro zampe Od. Ed è proprio la presidente di Club degli Amici a quattro zampe a raccontare al Messaggero che il gatto rosso, chiamato “Roscio” era stato trovato oltre un anno fa malandato. Era stato curato e si era ripreso.
Ora è stata sporta denuncia ai carabinieri che dovranno rintracciare i responsabili di tanta violenza. Per le associazioni animaliste sta diventando necessario applicare pene più severe per contrastare questo fenomeno di violenza gratuita e terribile contro gli animali.
“Dopo il caso di Barletta – afferma Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa – ci troviamo ancora di fronte ad un gatto ucciso e torturato con i petardi, un orrore che si ripete e che conferma la spirale di violenza che sta colpendo gli animali in questo momento e che ci preoccupa enormemente. Abbiamo subito attivato l’ufficio legale Enpa attraverso l’avvocato Claudia Ricci e stiamo cercando di capire se ci sono immagini di telecamere registrate nella zona. Ringrazio le volontarie delle associazioni che sono intervenute”.