In queste ore si stanno rincorrendo numerose le testimonianze e i pensieri di cordoglio nei confronti di Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia, quattro volte Presidente del Consiglio, scomparso lunedì mattina al San Raffaele di Milano, all’età di 86 anni.
“Sono addolorata per la notizia della scomparsa dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi” – ha scritto in un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Ha guidato l’Italia in un momento di transizione politica e da allora ha continuato a plasmare il suo amato Paese. Porgo le mie condoglianze alla sua famiglia e al popolo italiano”.
“Abbiamo il dovere, come partito, di andare avanti, seppur feriti” – ha dichiarato invece Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia. “Lo faremo ancora sotto la sua guida morale e spirituale e continueremo a lavorare nel solco delle sue indicazioni”.
Contrariamente alle prime dichiarazioni in merito, non sarà allestita alcuna camera ardente domani negli studi televisivi di Cologno Monzese. A renderlo noto, l’ufficio stampa Mediaset. Secondo i primi riscontri pare che la decisione sia legata a questioni di ordine pubblico. Intanto, mercoledì 14 giugno sarà proclamato lutto nazionale. Nella stessa giornata si terranno i funerali di Stato di Silvio Berlusconi. La decisione è stata disposta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
Per raccontare il profilo di Silvio Berlusconi e comprendere cosa succederà da domani al suo partito ci siamo affidati a Fulvio Abbate. Scrittore e filosofo, Abbate ha provato a delineare i tratti di un personaggio che, a detta di molti, nel bene o nel male, è riuscito a tracciare e lasciare una firma indelebile. Per siglare e contrassegnare un’epoca. In modo inequivocabile. Tra aspetti più o meno controversi.
“Tutto è ammesso e tutto è perdonato, visto che stiamo parlando di una persona che è appena deceduta” – ci dice Fulvio Abbate – però non si dica, per rispetto alla nostra intelligenza, che Berlusconi volesse fare la “Rivoluzione Liberale”. Perché questa è la tesi che hanno sempre sostenuto i suoi clientes. Quelli cioè che stavano nel libro paga delle sue aziende”.
Che fine farà Forza Italia?
“E’ morta stamattina. Al di là delle evoluzioni che ci saranno, di quelli che andranno o con la Meloni. Forza Italia è stato sempre un partito personale. Una proprietà esclusiva di Silvio Berlusconi. Che non ha mai pensato di creare dei quadri. E ogni qual volta si accennava a un possibile erede veniva da lì a poco decapitato. Forza Italia è finita”.
Cosa faranno invece coloro che fanno parte di quel partito?
“Io penso che si stanno guardando intorno e stanno già con il cellulare in mano, per proporsi ad un nuovo acquirente”.
Da questa perdita, secondo lei, quanti davvero sono costernati, quanti sperano invece di trarre vantaggio?
“Renzi penserà che adesso sul letto di morte implicitamente è arrivata l’investitura per lui. Ma Berlusconi poteva sostenere quel partito con i suoi denari. Non so se Renzi abbia la stessa capacità di reggere finanziariamente ciò che sarà. Forza Italia è un partito che impropriamente alcuni hanno considerato moderato. Ma data la amoralità politica di Berlusconi, che ha legittimato anche i fascisti, cinicamente si giostrava sempre a partire dal suo interesse particolare. Non dimentichiamoci le Leggi ad personam e tutto il resto. Per ciò che invece riguarda la sua figura di “Morto di fica” va benissimo. Perché siamo per il principio del piacere. E quindi immaginare Berlusconi che fa sesso, ci può fare solamente che piacere”.
Quanto è stato vicino realmente a ricoprire la carica di Presidente della Repubblica?
“Con quella fedina penale non sarebbe mai potuto diventare Presidente della Repubblica. Non dimentichiamolo, affidato ai servizi sociali. Mi rendo conto che questo è un paese Cattolico, che concepisce il perdono, diversamente dai paesi calvinisti, per i quali anche dopo aver rubato un semplice decoder passerai il resto della tua esistenza tra le fiamme dell’inferno”.
“Un decoder”. Una similitudine casuale?
“No, uso l’immagine del decoder pensando a una pagina che riguarda una dimensione affaristica di Berlusconi e del suo gruppo. Questo però nulla toglie alla simpatia della persona”.
La simpatia è l’unico file rouge che sta tenendo collegati i pensieri di cordoglio a favore e quelli meno a favore di Berlusconi, espressi sui social network in queste ore…
“I social sono pieni di battute degne della barzelletta che lui ha raccontato una volta in passato, sulla mela. Da una parte vagina, dall’altra orifizio anale. Ci sta benissimo”.
Questo è secondo lei un Paese che tende a voler perdonare le cose in maniera ragionata e concreta o a volerle dimenticare?
“Le rispondo con una battuta. In un film di Dino Risi, Il Gaucho, c’è una scena esemplare. Siamo ad una festa, in Argentina, nella villa di un ingegnere che probabilmente è scappato dopo il Fascismo a Buenos Aires, interpretato da Amedeo Nazzari. Gassman e la Pampanini stanno ballando in questa festa. A un certo punto lei dice: “Come canta bene l’ingegnere”. E Gassman risponde: “Te credo, c’ha i sordi”. Ecco. Berlusconi era un oggetto d’invidia, perché poteva consentirsi ogni genere di lusso. Non è stato mai percepito come un perdente. Ma uno “coi sordi””.
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