I morti si contano a centinaia. E l’ultimo fatale episodio si è verificato solo pochi giorni fa: in Florida (USA), una donna è caduta dal balcone del 27esimo piano di un edificio mentre provava a sedersi sulla ringhiera di un balcone per scattarsi una foto da postare sui social.
Trattasi di decessi ‘da selfie’ o, come definiti dagli studiosi dell’Istituto di scienze mediche di All India, “selficides” (selficidi).
Già, perché la spasmodica caccia allo scatto più interessante, più bello, più unico, più stupefacente e pericoloso da condividere con gli amici e soprattutto con gli sconosciuti di tutto il mondo, negli ultimi tempi sta mietendo diverse vittime.
Perciò il team di ricercatori di cui sopra ha deciso di approfondire questo nuovo fenomeno sociale, cercando di individuare i luoghi e tutte quelle situazioni che, fino ad oggi, sono risultate essere più fatali. Ha quindi analizzato le notizie sui morti per selfie tra ottobre 2011 e novembre 2017 e ha scoperto che ben 259 persone in tutto il mondo hanno perso la vita mentre si facevano un autoscatto.
Il 2011 ha visto ‘solo’ 3 morti legati al selfie e ancora meno (2) nel 2013, ma… Col crescere di siti social come Instagram e Snapchat, sono anche aumentati i morti da autoscatto e i casi sono infatti diventati 98 nel 2016 e 93 nel 2017. Il più alto numero di morti si sarebbe verificato in India, paese in cui (secondo gli esperti, anch’essi indiani) si sarebbe verificato il 50% di tutti i decessi. Subito dopo vengono la Russia, gli Stati Uniti e il Pakistan.
Gli uomini, più propensi a mettersi a rischio e in mostra, sono quelli più a rischio, nonostante siano le donne a scattarsi più selfie: ben il 72,5% dei deceduti è infatti di sesso maschile. Poi, ovviamente, si tratta soprattutto di giovani: la ricerca rivela che la maggior parte delle morti è avvenuta tra persone di età inferiore ai 30 anni.
“Di solito i giovani e i turisti sono spesso colpiti dal desiderio di ‘essere cool’, postando foto sui social (media) e ricevendo ricompense in forme di like e commenti. A essere dannosi non sono certo i selfie, ma è il comportamento umano che accompagna i selfie a risultare pericoloso” scrivono gli studiosi.
Tra le cause di morte dovute agli autoscatti, in primis c’è l’annegamento (70 decessi su 259), causato dal capovolgimento di imbarcazioni durante gli scatti in seguito a mare grosso o a onde improvvise. Poi ci sono gli ‘incidenti da trasporto’, come ad esempio la folle corsa per attraversare i binari al passaggio di un treno o il fermarsi su binari stessi, che ha causato la morte di 51 persone. Al terzo posto, con un punteggio di parità, ci sono invece le cadute accidentali e gli incendi. Infine, tra le altre cause, compaiono selfie con animali o maneggiando delle armi da fuoco (primato, questo, tutto americano).
Le cifre oggetto dello studio, però, come sottolineano i ricercatori stessi, potrebbero essere sottostimate e i morti potrebbero essere molti di più rispetto a quelli riportati dalle notizie e dai giornali di tutto il mondo che sono stati presi in considerazione dalla ricerca.
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