Movimenti diritto alla casa presidiano sede della Regione Lazio: irrompe la polizia
Occupanti e rappresentati de movimenti per il diritto all’abitazione presidiano la Regione Lazio
Dopo cinque ore di occupazione della sede della regione Lazio, da parte degli occupanti dell’Istituto San Michele, le forze dell’ordine sono intervenute con l’assetto antisommossa dall’esterno.
Tre ore di trattative che hanno portato i movimenti di lotta per la casa a trovare un accordo con la Regione Lazio. Infatti, è stato istituito l’“impegno nel monitoraggio della riqualificazione delle tre palazzine site in via Casale de Merode”. All’incontro con i manifestanti hanno partecipato il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori, con l’assessore al Patrimonio, Massimiliano Valeriani e il capo di Gabinetto, Andrea Napoletano.
Occupanti di San Michele presidiano la sede della Regione
Sono trascorsi otto anni da quando i tre edifici del complesso ex Ipab di Tor Marancia in piazza Navigatori, proprio difronte alla presidenza della regione Lazio, è stato occupato.
Per questo motivo nella mattinata di ieri, 30 marzo, circa 50 persone che vivono da tempo nel complesso hanno deciso di presidiare i cancelli.
Dopo aver travolto le guardie giurate e la sicurezza, un vigilante è stato colpito alla testa e al volto ed è finito in ospedale. Poi gli occupanti si sono diretti verso l’atrio, dove si sono incatenate davanti ai tornelli. Altri invece non sono riuscite a entrare, poiché sono stati bloccati fuori dalle forze dell’ordine.
18 persone tra donne e uomini sono state denunciate anche per violenza.
“Da qui non ce ne andiamo più”, gridavano a gran voce. Slogan, striscioni e cori accompagnati da fischi.
I dipendenti della regione in quello stato di caos si sono chiusi dentro i loro uffici.
L’istituito San Michele non rispetta gli accordi per il diritto alla casa
“Abbiamo occupato la Regione perché l’istituzione che dovrebbe garantire il diritto alla casa non solo non lo fa, ma non garantisce nemmeno gli impegni presi: in particolare sui progetti di recupero come l’ex Ipab che dovrebbe diventare un complesso di case popolari invece ci sono solo lungaggini burocratiche e perdite di tempo, volontà di non concludere qualcosa che darebbe un tetto a molte famiglie: lì ce ne sono 60 per oltre 200 persone. In un contesto di sfratti e sgomberi, non ci sono pandemia, guerra o crisi economica che tengano. Il tempo delle chiacchiere è finito, ci vogliono le case, si rilancia la lotta, il 14 aprile manifesteremo dall’assessorato comunale alla Casa in via Capitan Bavastro a quello della Regione, qui sulla Colombo“, afferma Cristiano Armati, rappresentanti dei movimenti.
“Vogliamo parlare con il governatore Zingaretti, la Regione non ha rispettato gli assordi con noi“, continuano i rappresentati dei gruppi per il diritto ad abitare.
Rivolta degli occupanti di Roma contro la Regione
Alla protesta hanno preso parte anche altri occupanti di varie parti di Roma, come quelli della palazzina di via Gian Maria Volonté a Porta di Roma che è stata costruita dalla Regione con soldi pubblici e “poi venduta a fondo privato per 430 mila euro“, sottolinea un manifestante.
“Sono 26 appartamenti con 32 nuclei familiari, quasi tutti italiani, con bambini e anziani. Adesso siamo sotto sgombero dal nuovo proprietario altrimenti pretendeva 800 euro di affitto al mese, ma noi siamo tutti precari che occupano da 15 anni. La sua destinazione era per gli anziani, ma alla Regione non interessa“.