Natascia Maesi, Presidente di Arcigay: “Vogliamo tutto e non ci accontenteremo delle unioni civili”
“Abbiamo bisogno che chi ci rappresenta in Parlamento abbia più coraggio e determinazione di quanta ne abbia dimostrata fino a oggi”
Natascia Maesi, giornalista 45enne, nata a Caserta e laureata in filosofia a Napoli. È la prima donna eletta presidente di Arcigay al XVII Congresso nazionale svoltosi a Latina. Confermato Gabriele Piazzoni, 38 anni di Crema, come segretario. Approvata la mozione ‘Orgoglio in movimento’ e ribadita con voto unanime l’identità antifascista e pacifista dell’associazione.
Il Quotidiano del Lazio l’ha raggiunta in un’intervista:
Questa sua elezione scriverà la storia di Arcigay, è la prima volta che viene eletta una donna e il paragone viene spontaneo con quello del Presidente del Consiglio, ho letto però che Lei ci tiene a rimarcare la declinazione al femminile della sua carica..
Sono molto onorata del ruolo di cui l’associazione oggi mi investe e che è l’esito di un percorso che viene da lontano e coinvolge tutte le donne della Rete Donne Transfemminista di Arcigay. Da oggi, per quattro anni, sarò LA presidente di Arcigay. E sottolineo il LA, a marcare la differenza profonda tra leadership femminile e leadership femminista. Giorgia Meloni, nell‘infrangere il soffitto di cristallo, ha disposto la cancellazione del femminile, con la conseguente invisibilizzazione delle donne dal discorso pubblico e politico, rafforzando l’idea che le donne abbiano valore solo se assomigliano agli uomini, diventano come loro, si appellano al maschile per essere autorevoli.
Altra cosa è il modo in cui io e le altre attiviste transfemministe di Arcigay intendiamo affrontare generi, rendendoli visibili e attraversabili, disobbedendo a norme e aspettative di genere, superando i limiti del binarismo.
Quanto è importante, per Lei e per la società in generale declinare al femminile o al maschile?
È fondamentale. Non è un semplice artificio linguistico, è un uso corretto della lingua italiana. I femminili professionali esistono ed esistono le declinazioni al femminile. Ma ancora di più nominare è un atto politico. Da sempre nominiamo le persone gay, lesbiche, tarns° bisessuali, intersex e asessuali per farle esistere in un mondo che non le prevede. Le parole creano senso e immaginario, sono strumenti potentissimi che vanno usati responsabilmente. Ancora di più se si ha un privilegio o si esercita un potere.
Come pensa sarà il rapporto tra la comunità Lgbtqia+ con questo governo?
Noi abbiamo intenzione di fare un’opposizione dura. Di rispondere nel merito agli atti di questo Governo, facendo crescere nel Paese una consapevolezza sempre più forte rispetto alla responsabilità che abbiamo di non arretrare sul piando dei diritti sociali e civili.
Ripartiremo dai Pride che portano in piazza migliaia di persone e che sono le nostre piattaforme di rivendicazione. Chiederemo alle amministrazioni di Città e Regioni di fare la loro parte usando gli strumenti che abbiamo a disposizione – come ad esempio l’adozione dell’alias, la possibilità di essere riconosciuti socialmente con la propria identità di genere in tutti i contesti: scuola, lavoro, sanità, PA – per dare piena cittadinanza a tutte le persone, indipendentemente dalle loro condizioni personali.
Ma chiediamo anche ai parlamentari di dare battaglia con più coraggio e determinazione e assumere posizioni chiare su tutti i nostri temi: dal matrimonio egualitario, all’adozione e al riconoscimento alla nascita dei figli delle famiglie arcobaleno, dal superamento della legge 164 sui percorsi di affermazione di genere delle persone trans e non binarie ad una legge che vieti esplicitamente i percorsi di guarigione dall’omosessualità ispirati alle cosiddetta teorie riparative. Vogliamo tutto e non ci accontenteremo delle unioni civili, ora più che mai.
Esiste il timore che episodi di omofobia vengano in qualche modo “appoggiati” dal sistema?
La violenza nei nostri confronti è costantemente sdoganata dal linguaggio dei politici che negli ultimi anni hanno dato prova di omofobia e transfobia. Sentiamo che in questo mutato clima politico, il passaggio dalle parole ai fatti, dall’insulto alle botte sia più facile.
Quali saranno le priorità del suo mandato?
L’azione di Arcigay si arricchirà di politiche transfemministe che mettano al centro il contrasto alla violenza di genere, il rafforzamento di Centri Antidiscriminazione e Case Rifugio e Consultori, la tutela alla salute e del benessere sessuale e psicologico delle donne, delle persone con disabilità e neuroatipiche, l’adozione di un linguaggio ampio e rispettoso di tutte le identità.
Laura Boldrini ha dichiarato di voler portare in Parlamento le istanze della comunità Arcigay, pensa sia una buona occasione?
Ringrazio Boldrini per le sue parole che so essere sincere. Ma abbiamo bisogno che chi ci rappresenta in Parlamento abbia più coraggio e determinazione di quanta ne abbia dimostrata fino a oggi. Questa è un’occasione preziosa per fare fronte compatto, le associazioni faranno le associazioni stimolando la politica a fare scelte importante, ma i partiti devono fare i partiti, rompere gli indugi, e assumere posizioni più avanzate sui diritti civile. Siamo stanche e stanchi di accontentarci delle briciole.
*Immagine dal sito www.arcigay.it