Nazionale Fisioterapisti, il Presidente Torquati: “Lo sport è vita, ma troppe partite”

Il Presidente FIFS: “Non vedremo più atleti 40enni. Vogliamo una rivoluzione: per noi anche ad alti livelli i contratti sono precari”

Un collage di foto del Presidente Torquati e la Nazionale Italiana dei Fisioterapisti

Un collage di foto del Presidente Torquati e la Nazionale Italiana dei Fisioterapisti

La mission è chiara: risultare un punto di riferimento per tutte le figure che operano all’interno dell’area riabilitativa. E’ la Federazione Italiana Fisioterapisti dello Sport una recente realtà che prova a promuovere virtù, conoscenze ed esperienze delle figure che orbitano nel complesso mondo del circuito tecnico e sanitario nazionale.

La Federazione

Ispirata a principi ed indirizzi di CONI, CIP, IPC (Comitato internazionale Paralitico)/ CIO (Comitato internazionale Olimpico), la FIFS intende garantire professionisti adeguatamente qualificati e pronti per manifestazioni e competizioni di tutte le discipline sportive, olimpiche e paralimpiche.

Un lavoro assiduo, finalizzato ad assicurare le condizioni idonee per praticare nel modo migliore l’attività sportiva, contemplata in qualsivoglia declinazione. Un progetto chiaro e preciso della Federazione, che intende porre le basi per una crescita costante, anche attraverso l’applicazione sul campo, con la realizzazione della Nazionale dei Fisioterapisti dello Sport.

Abbiamo incontrato Riccardo Torquati, Presidente della FIFS, per conoscere meglio storia, obiettivi e ambizioni di questa realtà.

Riccardo Torquati, Presidente FIFS
Riccardo Torquati, Presidente FIFS

Quando e come nasce l’idea?

“L’idea nasce nel 2012 dall’unione di associazioni che operavano nell’ambito dello sport, come per esempio l’associazione massaggiatori e fisioterapisti dello sport. Essi avvertivano la necessità di essere rappresentati a livello nazionale da una Federazione e non solo da associazioni. Certamente alcune limitazioni, tra cui la pandemia, hanno rallentato il processo di affermazione. Con la nascita della Nazionale Internazionale dei Fisioterapisti dello Sport abbiamo accelerato per la creazione di quella italiana. Italia e Grecia erano le uniche due nazioni che non avevano questa Nazionale. Abbiamo raccolto questo vuoto per creare una Federazione”.

E poi la sua nomina a Presidente dunque…

“Sì. Hanno deciso di mettere me come primo Presidente di questa Federazione, in virtù delle mie caratteristiche personali. Faccio sport, lavoro nello sport, sono fisioterapista e massaggiatore sportivo. Avevo le caratteristiche per rappresentare questo movimento. Abbiamo iniziato a interagire con istituzioni sia politiche che sportive, per capire quale fosse la strada migliore e più breve per raggiungere i nostri obiettivi principali”.

Quali sarebbero?

“Principalmente tre. Intanto, quello di essere riconosciuti come Federazione di servizio per CONI, Cip e Sport e Salute. Poi, quello di creare un bollino di certificazione, qualifica e aggiornamento per coloro che operano nel settore sportivo. Parlo di fisioterapisti, massoterapisti che si occupano dell’atleta. Riteniamo dovrebbero avere un bollino di certificazione di aggiornamento biennale. E poi, in ultimo, quello di poter gestire anche l’aspetto della contrattualistica dei fisioterapisti da sport. Ricordo che oggi un fisioterapista, anche in Lega Pro, non ha un contratto garantito“.

Che tipo di realtà vivete quali tutele avete da questo punto di vista?

“Qualche tutela l’abbiamo nel calcio, grazie alla FIGC. Negli altri sport non ne abbiamo. Nessuno ci tutela in caso di fallimento di società che operano in altri sport. Nessuno garantirebbe i pagamenti dovuti al fisioterapista”.

Le istituzioni vi sono vicine? Vi danno sostegno o avete incontrato difficoltà nel vostro percorso?

“Abbiamo appena fatto il primo giro di consultazioni vero e proprio. Abbiamo trovato un grande entusiasmo e un’accoglienza che riconosce la necessità di questa nuova costituzione. Adesso arriva il bello. Dobbiamo concretizzare questo entusiasmo in azioni”.

Il vostro ruolo oggi è sempre più necessario e determinante. Come è cambiato nel corso degli anni?

“Noi abbiamo avuto una vera e propria rivoluzione. Ricordo il massaggiatore con la spugna, il secchio e i fornetti per trattare le lesioni muscolari. Oggi abbiamo il fisioterapista moderno, che manipola e che valuta l’entità dell’infortunio insieme al medico. Questa evoluzione è stata anche sin troppo veloce. Non tutte le figure che ruotano intorno all’atleta sono andate al passo con questo cambiamento. Vogliamo portare tutti allo stesso livello, tramite aggiornamenti”.

Come sta lo sport? Vive un interesse costante da parte della gente o quel trasporto si è un po’ affievolito?

“L’interesse è crescente. Perché lo sport, specie in momenti di crisi è ritenuto un’ancora di salvataggio per uscire dai problemi. E’ un modo per mettere la testa in qualcosa che produce benessere, pensieri positivi e prospettive di nuova resilienza. La nostra figura è attenzionata perché all’interno delle società sportive, siamo ritenuti al pari di un medico. Ovviamente senza fare paragoni, perché i ruoli e le competenze sono differenti, ma siamo i primi confidenti dell’atleta. Siamo la figura con la quale il preparatore atletico si confronta più frequentemente e siamo la stessa persona con la quale l’allenatore si interfaccia per riavere prima possibile un atleta infortunato. E’ un ruolo chiave e cruciale all’interno di una squadra”.

Dal punto di vista prettamente sportivo, come vedi il mondo del calcio?

“Le gare sono sin troppe in questo momento, Si gioca troppo spesso, siamo nell’ottica di tre gare alla settimana per gran parte della stagione. E questo non soltanto nel calcio. Anche in altre discipline che si stanno adeguando alle esigenze televisive. Noi dobbiamo avere le competenze per dare lo stop al momento giusto o rischiare qualcosa quando l’atleta ha ancora benzina nelle gambe, riuscendo a scaricare le tensioni nel recupero tra una gara e l’altra. Questo comporta rose sempre più ampie, perdita di qualità all’interno delle rose, perdita della qualità della performance dell’atleta e diminuzione della longevità di carriera. Scordiamoci dunque altre figure come Francesco Totti, per fare un semplice esempio, in grado cioè di riuscire ad arrivare a 40 anni garantendo solida carriera e performance sportive ottimali. Si va ad usurare in maniera precoce una batteria vitale dell’organismo di uno sportivo”.

Il Pres. Riccardo Torquati, l'allenatore Marco Vittiglio e il Pres. Aimtes Leandro Palomba
Il Pres. Riccardo Torquati, l’allenatore Marco Vittiglio e il Pres. Aimtes Leandro Palomba

Quale impatto hanno avuto e quale potrebbero avere le nuove tecnologie nel vostro mondo?

“Vengono applicate principalmente per monitorare, più che per far migliorare la performance dell’atleta. Sono utili dunque per il monitoraggio e modulazione della proposta di allenamento. Migliorano anche però l’aspetto tecnico, correggendo i movimenti sbagliati. La tecnologia è comunque operatore dipendente”.

Come si fa per diventare un vostro tesserato? E quali appuntamenti vi aspettano prossimamente?

“Ricordo che nasciamo anche per finalità sociali. La nostra Nazionale nasce per poter sostenere gare ed eventi sociali e di beneficienza. E’ stato questo lo scopo della partita disputata qualche settimana fa, al Benito Stirpe di Frosinone, contro la Nazionale Italiana Campioni Olimpici. Abbiamo già un calendario di incontri con alcune nazionali, che andranno in scena prossimamente, con la Fondazione Bambino Gesù, con una rappresentanza del Vaticano. Ma abbiamo ancora altri eventi in via di definizione. Per i tesseramenti, basta andare sul sito www.fifsport.eu. Chiunque può divenire tesserato e sostenitore. La Nazionale è composta al 50% di Fisioterapisti e il restante 50% da pazienti o ex pazienti. Abbiamo dato spazio anche a loro, perché abbiamo lo stesso obiettivo“.