Categorie: Interviste

“Nei panni di una donna?”, intensa e profonda Luciana Frazzetto

Un monologo brillante, divertente e che alla fine strappa anche una risata amara: Luciana Frazzetto è un’interprete eccezionale di quelle che sono i dubbi, le paure, le abitudini e i desideri del mondo femminile.Un mondo il più delle volte incompreso, a tal punto da essere calpestato. Perché il monologo dell’attrice non tocca solo argomenti leggeri come l’uso dei social, le vacanze, la vita familiare ma anche quello attuale e delicato della violenza tra le mura domestiche. Con il suo accento spiccatamente romanesco e il sorriso facile, Luciana Frazzetto ci racconta cos’è “Nei panni di una donna?”.

“Nei panni di una donna?”: perché il punto interrogativo?

Inizialmente non c’era,era semplicemente “nei panni di una donna”; poi ho pensato di fare un discorso più ampio sulla reincarnazione per poter interpretare il punto di vista dell’uomo e della donna perché generalmente noi donne quando facciamo un monologo interpretiamo solo il nostro punto di vista. Io invece ho voluto provare a capire anche gli uomini e quindi ho aggiunto il punto interrogativo: nei panni di un uomo o di una donna? Era un sotto testo.

Cosa significa essere nei panni di una donna?

Significa lavorà n’sacco [ride]! Come spiego nello spettacolo, una donna ha veramente tante mansioni, ma il fatto che sia lei a dare la vita, è già una cosa essenziale. Io penso che non vorrei essere nei panni di un uomo, se rinasco voglio essere donna anche se abbiamo tanti compiti, e forse proprio per questo.

Lei interagisce molto con il pubblico: è tutto copione o anche improvvisazione?

No assolutamente c’è molta improvvisazione, perché io non so che risposte darà il pubblico. Infatti amo questo tipo di spettacolo, il monologo, proprio perché ti permette di abbattere la quarta parete; amo interagire con il pubblico, amo la gente, sentire il loro respiro. Anche quando lo spettacolo vira più sul dramma e senti un silenzio totale, questa cosa ti entra dentro. Probabilmente anche le mie emozioni riescono a coinvolgere il pubblico, diventiamo un tutt’uno nello spazio e questa è una cosa meravigliosa possibile solo con i monologhi che interloquiscono con il pubblico.

Lo spettacolo tocca il tema attuale della violenza sulle donne, dell’uomo idealizzato e di quello che invece molte donne purtroppo si ritrovano afianco. Qual è il messaggio che vuole lanciare a tutte le donne tramite il palco e anche tramite queste righe?

Questo spettacolo è nato da una mia idea, l’ho scritto insieme a Riccardo Graziosi e ho scelto questo finale perché volevo aiutare nel mio piccolo quelle donne che non hanno il coraggio di esporsi, proprio attraverso il teatro. Molte donne, che non conosco, mi scrivono su Facebook chiedendomi aiuto: quello che voglio dire è che non si può sottostare. Donne, ve lo dico con il cuore: la prima volta che ti dà uno schiaffetto, un cazzotto, che ti butta per terra devi intervenire subito,non puoi lasciarlo fare. Il messaggio che vuole lanciare questo spettacolo è che bisogna reagire immediatamente. Il personaggio di questo spettacolo dice sempre “è colpa mia”, come ogni donna che subisce violenza ed è questo l’errore: non è colpa nostra. Fatevi aiutare, fate qualcosa, lui va bloccato subito. Questo è il messaggio che voglio dare.

Uno spettacolo denso, dunque, che si colloca nell’ampia offerta teatrale del Teatro Caesar di San Vito (direzione artistica associazione culturale Ribalta, presieduta da Ulisse Marco Patrignani), con grandi nomi come l’emozionante performance degli Hotel Supramonte, omaggio a Fabrizio De André in programma sabato 17 marzo o l’intenso “Il bacio” con una straordinaria Barbara De Rossi insieme a Francesco Brachetti sabato 25 marzo.

Foto di Roberto Benedetti

Miriam Gualandi

Giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne. Si occupa di cronaca e politica ma se serve ama definirsi "multitasking". Fa tante domande, probabilmente ha scelto questo mestiere per avere la scusa per farne a chiunque.

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