Nel Lazio 1cittadino su 10 rinuncia alle cure: il dato peggiore in Italia
Nel Lazio, un cittadino su dieci ha rinunciato alle cure mediche, con un incremento del 3,6% in un solo anno, il più alto in Italia
Nel Lazio, un cittadino su dieci ha rinunciato alle cure mediche, con un incremento del 3,6% in un solo anno, il più alto in Italia. Questo allarmante dato emerge dall’ultimo report della Fondazione Gimbe sul servizio sanitario nazionale.
Tra povertà e attese lunghissime
Nel 2023, il 10,5% dei cittadini laziali ha rinunciato alle cure, il secondo dato più elevato a livello nazionale, superato solo dalla Sardegna (13,7%). Tuttavia, il Lazio registra il maggiore aumento annuale, passando dal 6,9% al 10,5%, ben oltre la media italiana del 7,6%. Le ragioni di questo fenomeno includono difficoltà economiche, problemi di accesso alle strutture sanitarie e tempi di attesa eccessivi. Questo problema colpisce soprattutto i municipi più periferici e meno abbienti di Roma.
Per affrontare la questione delle liste d’attesa, il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha annunciato un piano da 17 milioni di euro per ridurre le prestazioni oltre i tempi previsti.
Pediatri e medici di base sono sempre meno
Il report Gimbe esamina anche la situazione dei medici di base e dei pediatri. Nel Lazio, il 47,4% dei medici di base supera i 1.500 pazienti, poco sotto la media nazionale del 47,7%, mentre il numero di medici attivi è calato dell’8,1% in un anno. Il 71,9% dei medici di base ha più di 27 anni di anzianità, leggermente al di sotto della media nazionale (72,5%). Entro il 2026, il Lazio potrebbe perdere 231 medici di base a causa dei pensionamenti.
Per quanto riguarda i pediatri, l’89% ha oltre 23 anni di esperienza, molto al di sopra della media nazionale del 79%. A Roma, la carenza di pediatri è particolarmente sentita nelle aree dove ce ne sarebbe più bisogno, dove la popolazione minorile è concentrata, ma dove è sempre più difficile trovare professionisti disposti a lavorare.